Medici di base che non ci sono, call center che non bastano per soddisfare l’utenza, interi paesi, con quelli della Valle dell’Astico in testa, completamente abbandonati e la soluzione della Regione di far salire a 1.800 i pazienti per ogni dottore invece dei 1.500 previsti che non convince.

Se a Thiene e a Schio la situazione è relativamente drammatica, sono appelli disperati quelli che arrivano da alcuni Comuni come Malo, Marano Vicentino, e la zona di medio e alto Astico.

La popolazione è sul piede di guerra e punta l’indice contro la Regione Veneto, a cui rimprovera la mancata programmazione sulla base di un quadro prevedibile e preannunciato, ma preso probabilmente sotto gamba.

Mancano materialmente i medici, o non accettano gli incarichi, essendo liberi quelli di famiglia di farlo a danno soprattutto delle fasce più anziane che non possono fare a meno di una figura che un tempo era considerata parte della famiglia.

Il problema approda in consiglio comunale

Le segnalazioni che arrivano da Malo, con le prese di posizione dei consiglieri dell’opposizione Claudio Dalla Riva ed Elisa Masetto, è il paradosso: anche per una semplice ricetta bisogna stare incollati ore e ore al telefono.

Sul gruppo ‘sei di Malo se…’, alcuni cittadini rimasti ‘orfani’ del loro medico di famiglia hanno addirittura pubblicato le schermate dei cellulari che immortalano le ripetute chiamate a chi sembra non rispondere mai.

Per non parlare dei medici che sono rimasti e che ora, per fronteggiare le richieste di chi necessita di farmaci salvavita, sono letteralmente ingolfati. La situazione è approdata anche in consiglio comunale, dove il sindaco Moreno Marsetti non ha potuto fare altro che allargare le braccia e pur di fornire un punto di riferimento a chi è in difficoltà ha detto di rivolgersi all’assessore al Sociale. “Non è mica un medico – ironizza l’oppositore Dalla Riva, che ogni santo giorno rivolge accuse ferocissime a chi avrebbe dovuto prevedere la situazione –, sono 5 anni che cerco di sollevare il problema sanitario dei medici di famiglia, sul quale si è fatto finta di niente con le conseguenze che adesso hanno esasperato la popolazione”.

La situazione di Malo non è diversa da quella di altre realtà e sta risultando inutile l’intervento della Regione, che offre la possibilità di aumentare il massimale di pazienti ai dottori. Questi ultimi però sembrano non accettare l’opportunità e al momento sino davvero pochi quelli che l’hanno accettata.

“Se già non riusciamo a parlare con il nostro medico in queste condizioni, cosa accadrà se aumenteranno i pazienti?”

SCHIO: De Zen e Cunegato all’attacco

Da Schio la voce di protesta si fa forte con Giorgio De Zen e Carlo Cunegato di Coalizione Civica che chiedono “che venga ridefinito il contratto con il fornitore del call center alla luce delle sopravvenute esigenze e che venga monitorato l’andamento. Non possono esserci scuse, si tratta di assumere degli impiegati. E’ inammissibile che i cittadini dell’Alto Vicentino continuino a subire questi disservizi”.

I consiglieri scledensi si fanno anche loro portavoce di un disagio che sembra non diminuire: “Da mesi i cittadini dell’Alto Vicentino vivono una situazione surreale. Per andare dal medico hanno bisogno di prenotarsi nel call center, ma questo non risponde mai. Inaccettabile. Il call center nasce agli inizi degli anni 2000: questa idea, ben organizzata, consentiva un consulto telefonico, un contatto urgente e immediato con il proprio medico o un medico del gruppo per tutti i casi in cui l’utente manifestava un bisogno a suo giudizio inderogabile, per prenotare farmaci ripetibili. Era un interfaccia trasparente, perché tutto era tracciato e registrato e consentiva di trovare un riferimento 24 ore su 24. Dalle 8 alle 20 per il proprio medico o un medico del gruppo. Inoltre per le 24 ore per il servizio dell’ADI, l’assistenza domiciliare integrata. L’indebolimento anche di questo servizio la dice lunga sul declino della nostra sanità. Infatti prima era assicurata la raggiungibilità dell’infermiere reperibile dell’assistenza domiciliare per tutti i casi “presi in carico”, poi il servizio è stato tagliato, perché, con un blitz scandaloso, ma passato sotto silenzio, il Distretto 2 ha dismesso la reperibilità infermieristica per i pazienti in ADI ed ora, solo per fare un esempio, per un’ostruzione di un catetere un assistito a domicilio, molto spesso allettato, nelle ore notturne e festive, si deve andare in pronto soccorso! Invece di progredire, si regredisce. Il call center era efficiente, infatti operava secondo uno schema contrattualmente pattuito, grazie anche alla garanzia che nessuna chiamata doveva avere un tempo di attesa superiore a un certo minutaggio. Il Responsabile delle Cure Primarie dell’ex Ulss4 aveva l’onere di una verifica giornaliera delle criticità rilevate nel giorno precedente. Il contratto di fornitura del call center è stato rinnovato l’ultima volta nel 2018 e, con il taglio delle attività h 24 per la continuità assistenziale, per la reperibilità infermieristica e con l’eliminazione del “consulto medico di medicina generale specialista” di fatto si sono tagliati anche i valori monetari determinati per tali funzioni. Poi è arrivato il Covid. Per chi in questi mesi ha provato a mettersi in contatto con il proprio medico, semplicemente per cercare di fissare una visita programmata, è stato un calvario di chiamate, di messaggi telefonici, con la fatica di restare in attesa per non perdere la priorità e la successiva comunicazione che la linea veniva liberata per il tempo di attesa troppo lungo. Tutto questo non è ammissibile: non è possibile stare giorni e giorni al telefono solo per andare dal medico di base. Perché questa inefficienza? Nel pre pandemia, situazione vigente all’epoca della stipula del contratto di fornitura per le Medicine di Gruppo Integrate aderenti, le chiamate settimanali al call center erano intorno alle 45mila; nel 2020-21 siamo arrivati ad 80mila, oggi con la variante Omicron a 100mila a settimana. Sempre con lo stesso contratto con lo stesso personale che evidentemente non riesce più a rispondere. Una indecenza”.

I medici della Valle e la lettera all’Ulss 7

La situazione è diventata davvero insostenibile, con l’esasperazione trasformata in rassegnazione nei Comuni dell’alto Astico. I sindaci hanno stilato un documento per denunciare i disagi insostenibili degli anziani che devono avere a che fare con i call center: “Non è una protesta ma una doverosa segnalazione dei disagi manifestati dai nostri cittadini nell’accedere alla segreteria del servizio di medicina integrata Medivalli – si legge nel documento fatto recapitare al direttore delle Cure Primarie della Ulss7 Pedemontana Francesco Calcaterra – Raccogliamo numerose lamentele di abitanti che non riescono proprio a comunicare. Risultano parecchio difficoltose se non impossibili le modalità telefoniche e informatiche”. Quello che denunciano gli 8 sindaci firmatari della lettera è la mancata risposta dell’operatore della segreteria del medico, con il telefono che squilla fino a quando cade la linea.

Secondo le denunce che arrivano dai diversi paesi dell’Alto Vicentino, tutto è peggiorato con la pandemia.

Natalia Bandiera

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia