Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere, ma le indagini sono ancora intense e serrate per capire se si tratti di un omicidio premedidato.

Un uomo lucido, quasi freddo quello che stamattina, hanno descritto i carabinieri del Reparto investigativo di Vicenza, che con una indagine ‘alla vecchia maniera’, hanno fatto luce su un omicidio, che il killer aveva camuffato grossolanamente in suicidio.

Anna Filomena Baretta, 42 anni, cassiera del Carrefour part time, originaria della Puglia e madre di due bambine sarebbe stata freddata, la mattina del 20 novembre,  con un solo colpo di calibro 9×21 dal marito Angelo Lavarra, 43 anni, guardia giurata della Civis che dietro quell’aspetto e quel fare da uomo mite, attentissimo alla moglie che dichiarava di amare, nascondeva  violenza. Una violenza, che aveva già accennato in due occasioni, durante i dieci anni di matrimonio. Anna era finita al pronto soccorso nel 2009 e tre anni fa. Scavando nella vita della coppia trapiantata nel Nord Est d’Italia per motivi di lavoro, i militari dell’Arma hanno trovato i certificati  rilasciati dopo le medicazioni al volto di Anna Baretta, l’ultimo al naso per un pugno sferratole dal consorte che diceva di adorarla.

‘ Ho avuto un litigio con mio marito’, aveva raccontato ai suoi soccorritori minimizzando fatti che non aveva denunciato, ma sui quali i militari, nonostante gli anni trascorsi, sono riusciti a ricostruire.

 

Stamattina, davanti al gip Gerace che  doveva interrogare il metronotte killer  per la convalida dell’arresto, Lavarra si è avvalso della facoltà di non rispondere. Prima di entrare dietro le sbarre della prigione, giovedì mattina,  l’uomo ha continuato a dichiararsi innocente. ‘Non sono stato io, non ho sparato io’. Come se avesse ingoiato un disco rotto. Ma davanti al giudice ha preferito non aprire bocca, come aveva invece, fatto con i carabinieri nei giorni scorsi, quando continuava a ribadire di aver trovato il corpo senza vita della moglie in camera da letto. ‘Si è sparata, soffriva di depressione, non accettava i nostri dissidi familiari’, aveva detto ai carabinieri , insospettiti da una scena del delitto che presentava delle caratteristiche stridenti con la versione di Lavarra, che, in un primo momento pensava di averla fatta franca e di aver inscenato il suicidio perfetto.

Troppo poco sangue accanto al corpo di Anna che non aveva tracce ematiche sulle mani. Che era riversa con una vistosa ferita alla nuca, zona incompatibile con il suicidio. Il foro fa presagire che Lavarra l’avrebbe sorpresa alle spalle mentre lei era in cucina. Le avrebbe sparato da una distanza di circa 30 centimetri, distanza anche questa incompatibile con la versione del suicidio sostenuta dall’indagato. Inoltre, sul pavimento non sono sfuggite le tracce di trascinamento del corpo che dal ‘teatro’ originale dell’ omicidio sarebbe stato trasferito in camera da letto. Tracce che sono venute fuori grazie al luminol, strumento che ha consentito di risalire alla vera scena del crimine con i segni del trascinamento del corpo di Anna dalla cucina, che sono emersi vistosamente sul pavimento. Perchè affannarsi a ripulire il sangue se Anna si era suicidata?

‘Non so perchè l’ho fatto, mi è sopraggiunto il panico ed ho lavato a terra con lo straccio e con il secchio attingendo acqua dal braccio della doccia’. Ma sono solo alcuni degli elementi raccolti in questi giorni dai carabinieri che hanno lavorato senza sosta, attraverso testimonianze, come quelle delle colleghe del Carrefour e della sorella di Anna, con cui la cassiera conservava un rapporto. Gli indizi di colpevolezza raccolti nei confronti di Lavarra sarebbero schiaccianti e sul movente, il comandante del Comando Provinciale dell’Arma di Vicenza Alberto Santini ha parlato di una ‘gelosia orgogliosa’ di un uomo che si affannava a fare apparire un quadretto familiare da Mulino Bianco che in realtà celava un sentimento di possesso nei confronti della moglie.

Una vita matrimoniale molto conflittuale, fatta di separazioni e rientri a casa. Di lui che va a tinteggiare il nuovo appartamento  di lei e di lei che, pochi giorni dal presunto delitto, ci aveva ripensato ed era rientrata nella loro casa di sempre. Ma al mondo esterno, la coppia appariva impeccabile, quasi da invidiare per le attenzioni di lui verso questa moglie che dichiarava al mondo di amare e che secondo l’accusa, non avrebbe esitato ad uccidere. Ne sono convinti i carabinieri che nel descrivere Lavarra, parlano di un uomo talmente lucido da chiamare i soccorsi solo dopo due ore dal gesto omicida.

Lo ha stabilito l’esame autoptico eseguito sul corpo di Anna Filomena Baretta, una donna che agli amici lui descriveva come una moglie che era entrata in crisi e che voleva una vita propria, lontana persino dalle figlie, ma che in realtà, lui riusciva a manipolare psicologicamente. Così come avrebbe manipolato abilmente la scena del crimine, che a primo impatto, aveva convinto i carabinieri che invece, hanno deciso di non fermarsi, ma di vederci chiaro fino a quando i sospetti non si sono tramutati nella certezza dei riscontri investigativi.

Per questo gli investigatori del Nucleo investigativo hanno richiesto l’intervento dei colleghi del Ris, affinchè anche la scienza supportasse le loro indagini che adesso vanno avanti per il sospetto che il delitto sia stato premeditato.

Paola Viero

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