La notizia, a Marano, circolava da diversi mesi, agli amici della guardia giurata era rimbalzata la voce che si era deciso a confessare. Stamani i dettagli sono stati pubblicati da Il Giornale di Vicenza, che rivela i particolari a tratti agghiaccianti del femminicidio di Anna Baretta, la cassiera del Carrefour uccisa perchè non voleva tornare con il marito il 19 novembre 2018.

L’ha uccisa con la sua pistola e poi nascosta una intera notte sotto il letto coniugale, mentre le figlie minorenni cenavano in cucina.

E’ stato l’esito dell’autopsia ad inchiodare la guardia giurata 43enne Angelo Lavarra, che probabilmente anche spinto dai suoi legali si è reso conto che continuare a mentire sarebbe stato controproducente. Da qui la confessione dell’omicidio della moglie, Anna Filomena Baretta, che lui aveva sostenuto essersi suicidata il 20 novembre e ora ammette di avere freddato con un colpo di pistola alla nuca la mattina del 19. Poi ha ripulito la scena del delitto e la casa, ha spostato il corpo della madre delle sue 2 figlie e lo ha nascosto sotto il letto della camera coniugale, nella quale la coppia ancora dormiva e consumava rapporti sessuali nonostante la separazione.

Il ‘no’ di Anna al riprovarci lo ha mandato ‘fuori di testa’ e all’ennesimo rifiuto della donna, che non ne voleva sapere di tornare

ufficialmente insieme all’ex marito perché desiderosa di assaporare alcuni scampoli di libertà personale, gli ha fatto perdere il lume della ragione, fino a fargli impugnare la pistola e ammazzare l’ex moglie.

La messa in scena del ‘suicidio’

Quando Angelo Navarra chiama i Carabinieri, la mattina del 20 novembre scorso, spiega loro che la moglie si è sparata. Ma il foro d’entrata del proiettile 9×21, nella nuca, in mezzo ai foltissimi capelli neri di Anna, mette in allarme fin da subito i soccorritori, che da subito avevano dubbi su quello che in quel momento era definito un suicidio. La guardia giurata spiega di avere avuto un forte litigio con la moglie, che si è poi sparata in camera da letto. Ma intorno ad Anna troppo poco sangue e lo sparo da oltre 30 centimetri di distanza rende incompatibile la morte con il suicidio. E poi ci sono i Ris, che grazie agli strumenti scientifici in loro possesso in un baleno scoprono che la morte è avvenuta in cucina e che qualcuno ha ripulito dal sangue rovesciando secchi d’acqua sporca in bagno. Lavarra finisce in carcere per omicidio.

La confessione

Messo alle strette dai risultati dell’autopsia, dopo mesi in cui Lavarra ha sempre sostenuto la tesi del suicidio della moglie, salvo un solo piccolo barcollamento senza esiti, la guardia giurata confessa. Anna è stata uccisa la mattina del 19 novembre, tra le 11 e mezzogiorno, nella casa di via Aldo Moro 5. Lei voleva continuare a vivere con la famiglia e smettere di pagare un secondo appartamento in affitto, ma non voleva tornare con Lavarra. L’ex marito, esasperato per l’ennesimo ‘no’ ad un ricongiungimento definitivo, prende la pistola e spara alla nuca di Anna. Pulisce tutto, nasconde il cadavere in camera da letto. Quando le figlie tornano da scuola, il padre dice che la mamma non è in casa e prepara loro la cena, poi va al suo turno di lavoro e rientra la mattina. Quando le ragazze vanno a scuola costruisce la scena di quello che vuole spacciare per suicidio e chiama i Carabinieri.

Tutto questo andrebbe scritto con il condizionale, perchè si tratta di una confessione che, sebbene coincida con l’esito dell’autopsia, potrebbe comunque non essere lo specchio della cronaca che si è registrata sulla scena del delitto. Si ricorda infatti che sono ancora in corso le indagini preliminari e non è stata ancora avanzata da parte del Pm una richiesta di rinvio a giudizio.

A.B.

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