Mancano ortopedici e nella sala gessi dell’ospedale di Santorso va in scena il delirio. Utenti, che devono attendere anche sei/otto ore per essere visitati e soli 3 ortopedici perchè il quarto è in ferie. Due in sala operatoria ed uno che deve dividersi tra il reparto, la sala gessi e l’ambulatorio. Sono molte le segnalazioni che sono arrivate alla redazione di AltovicentinOnline e oggi, a scendere in campo a nome del Pd provinciale e dell’AltovicentinOnline è stata Chiara Luisetto, raggiunta anche lei da telefonate da chi, in questi giorni ha dovuto fare ricorso alle cure dei medici dell’Ortopedia che sono al collasso per la carenza di personale. Turni di intere giornate e scene di protesta, che devono sorbirsi medici ed infermieri, che ce la stanno mettendo tutta, con un lavoro encomiabile a tenere duro. Autentici eroi, che poi, se vanno via per esasperazione, qualcuno si permette pure di attaccare ferocemente.  La situazione di Ortopedia è al collasso da molti anni, da prima dell’emergenza Covid e le liste d’attesa sono lunghissime. Il dg Bramezza aveva rassicurato tutti dicendo che era stata stipulata una convenzione con l’Ulss 4 di Mestre e Venezia, ma nessuno si è mai fatto vivo a Santorso e ogni giorno si registra l’incubo. Stiamo parlando di un reparto che fino a qualche anno fa, era il fiore all’occhiello del nostro territorio con una equipe variegata e specializzata, che attirava utenti da tutto il Veneto e anche da fuori regione. D’un tratto, pensionamenti, migrazioni e misteriose sparizioni di attrezzature mediche, fatte traslocare a Verona con il benestare dei sindaci della conferenza dell’Ulss dell’Altovicentino. Un declino che ha portato il reparto ad una sofferenza ormai nota.

‘ Si è lasciato che la situazione ordinaria della nostra sanità fosse abbandonata a se stessa. Questi problemi, che riguardano anche le emergenze, come la frattura di una gamba, esistevano già da prima perchè della situazione di Ortopedia eravamo a conoscenza tutti – ha dichiarato Chiara Luisetto – . E’ stato giusto dare la priorità all’emergenza Covid,   ma parallelamente si sarebbe dovuto provvedere a garantire quei servizi, di cui hanno bisogno i cittadini, al di là del Coronavirus. Servizi essenziali. La Regione, nel frattempo, doveva investire e preoccuparsi di crepe già esistenti perchè è vero che si sono salvate delle vite, ma uomini, donne, bambini possono avere un infortunio anche in casa, avere un incidente in auto o in bici. Non è che con il Covid sono sparite le esigenze sanitarie dei cittadini. Non è accettabile che chi paga le tasse, quella volta che ha bisogno dell’ospedale, debba aspettare tutte quelle ore prima di essere visitato. Mi hanno raccontato che oggi, la situazione era insostenibile con gente che nel pomeriggio, attendeva la visita prenotata alle 8,30. Stiamo parlando di visite programmate in questo caso. L’ortopedico di turno ha potuto iniziare l’ambulatorio solo alle 12,30 perchè non può fare tutto da solo. Mi hanno descritto anche assembramenti di utenti in stile movida dei Navigli. ‘Vieni a fotografare, mi hanno detto, se non ci credi’.  La verità è che siamo ormai abituati ai proclami degli amministratori della Regione, numeri sparati in alto, ma che nell’Alto Vicentino non corrispondono all’eccellenza dichiarata alla stampa -continua Luisetto – ormai, è un copione che si ripete e riguarda uno stile, che non rispecchia l’esperienza di cittadini, che solo quando hanno bisogno, si rendono conto che quei numeri non ci sono. Le situazioni le devi vivere per descriverle. Adesso che l’emergenza Covid è finita, almeno così sembra – conclude Chiara Luisetto – è giusto che andiamo ad analizzare le situazioni, servizio per servizio e ci facciano sapere i numeri reali per comprendere davvero quello che sta accadendo nell’ospedale Altovicentino. E’ giusto essere onesti,  non continuare a fare finta di niente. Tanto, prima o dopo, davanti ai cittadini si presentano disservizi eclatanti come quello di oggi e lo capiscono da soli che non è come si racconta in tv. Affrontiamo i problemi con realismo e risolleviamo le sorti dell’ospedale Alto Vicentino’.

 

La Regione avvia il piano di recupero di 289.127 prestazioni saltate

A causa dell’emergenza Covid, il sistema sanitario veneto si trova ora a dover recuperare 289.127 prestazioni prenotate o in galleggiamento, di cui 51.999 visite di primo accesso, 81.124 visite di accesso successivo e 156.004 prestazioni diverse, escluse quelle di laboratorio. Lo rende noto la Regione veneto, comunicando di aver approvato il piano di recupero delle prestazioni bloccate. Si tratta di un piano previsto dalla normativa nazionale, secondo il quale le prestazioni saranno recuperate entro la fine del 2021. Secondo le disposizioni regionali, le aziende sanitarie venete potranno ricorrere a prestazioni aggiuntive con una tariffa oraria di 80 euro lordi omnicomprensivi, che diventano 50 euro per il personale del comparto sanità già dipendente del Servizio sanitario nazionale. Potranno poi reclutare personale con assunzioni a tempo determinato, anche in deroga ai vigenti Ccnl di settore, attraverso forme di lavoro autonomo, e incrementare il monte ore dell’assistenza specialistica ambulatoriale convenzionata interna per le attività di specialistica ambulatoriale. L’indicazione della Regione è di garantire per quanto possibile l’omogeneità tra i territori, e di porre “massima attenzione alle prestazioni traccianti; all’area della psichiatria-neuropsichiatria e disagio psichico; alle prestazioni tempo-dipendenti; alla gestione dei pazienti post-Covid”.

I criteri indicati dalla Regione per ottenere i risultati auspicati sono la riorganizzazione, in termini di efficientamento, delle risorse interne a favore dell’attività di recupero delle prestazioni non erogate, sia dei ricoveri ospedalieri, sia delle prestazioni di specialistica ambulatoriale, sia dell’attività di screening oncologici; la promozione di processi di efficientamento nella gestione delle liste di attesa; l’ottimizzazione dell’informatizzazione nella gestione delle liste di attesa; l’ampliamento dell’offerta erogativa (anche nei prefestivi e nei giorni festivi, oltre che nelle fasce pomeridiane e serali); la stipula di accordi interaziendali con altre Aziende in grado di far fronte ad un aumento della richiesta. Per i ricoveri ospedalieri, la Regione suggerisce tra l’altro “la revisione dell’attribuzione delle classi di priorità”, da parte di specialisti competenti, e la semplificazione del percorso di cura postoperatorio ed una riduzione dei tempi di degenza”. Per la specialistica ambulatoriale ci sarà la possibilità di sfruttare l’overbooking, l’estensione degli orari e l’introduzione di modalità di erogazione dei controlli e di monitoraggio a distanza tramite utilizzo telemedicina. Gli screening oncologici non dovranno prevedere tempistiche superiori a quelle garantite nel 2019.

Tornando ai dati, tra il 2019 e il 2021 le dimissioni da strutture pubbliche e private sono diminuite del 31%, ed in particolare del 15% per quanto riguarda i pazienti oncologici nei reparti chirurgici e del 34% per quanto riguarda i pazienti chirurgici non oncologici; del 27% dai reparti medici oncologici e del 33% dai reparti medici per pazienti non oncologici. Nel periodo pandemico sono saltati 198.011 screening, in molti casi per la mancata presentazione degli utenti nonostante il servizio fosse attivo. In particolare sono saltati 45.980 screening mammografici di primo livello e 3.289 di secondo livello, 54.823 screening cervicali di primo livello e 2.071 di secondo livello, 87.049 screening colorettale di primo livello e 4.799 di secondo livello.

N.B.

 

 

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