Due anni. Tanto è passato da quando un cittadino residente nell’Alto Vicentino, già colpito da melanoma, ha prenotato una visita dermatologica di controllo. Era luglio 2023. La richiesta del medico curante era chiara: visita entro 60 giorni. Ma al 20 agosto 2025, quella visita non solo non è stata effettuata, non è nemmeno stata prenotata.

La denuncia arriva da Carlo Cunegato, consigliere comunale scledense e attivista, che ha diffuso il contenuto dell’email inviata dal cittadino all’Ulss di competenza. “Ho consultato il mio fascicolo su Sanità km0 – scrive l’uomo – e non vi è traccia della prenotazione”. La richiesta iniziale risale al 5 luglio 2023, sollecitata nuovamente a settembre 2024. Silenzio totale da allora.

Cunegato: “Il caso e il contesto”

 “Come vediamo spesso nei ricorsi che i cittadini presentano agli sportelli Covesap – afferma Cunegato – esiste un abisso tra la narrazione trionfalistica della Regione e la realtà drammatica vissuta dai pazienti”. Una realtà fatta di attese infinite, solleciti ignorati, e controlli oncologici dimenticati. La vicenda si inserisce in un contesto ancora più ampio di polemiche sulla gestione degli screening dermatologici in Veneto. Nelle scorse settimane, medici e attivisti hanno denunciato un netto ridimensionamento – se non un vero e proprio boicottaggio – della prevenzione legata ai nei. Prima le circolari che invitavano i medici a ridurre le impegnative, poi la richiesta di abolirle, infine le dichiarazioni che negano l’efficacia della mappatura dei nei come strumento di prevenzione.

Quando le proteste sono esplose, la Regione ha tentato di scaricare la responsabilità sul Ministero della Salute, accusandolo di aver tolto i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) per questi screening. Il Ministero, però, ha smentito pubblicamente.

Un rimpallo di responsabilità

L’assessora regionale alla sanità Manuela Lanzarin, in una serie di dichiarazioni contraddittorie, è arrivata a sostenere che “non è cambiato nulla”. Ma i fatti raccontano altro. “Se la mappatura dei nei non ha valore scientifico, come ha detto Lanzarin – commenta Cunegato – allora è chiaro che la Regione ha scelto di tagliare su un fronte cruciale della prevenzione oncologica. Non può ora fare finta di niente.”

“Dietro al caos burocratico e alle giustificazioni istituzionali c’è la sofferenza concreta di migliaia di cittadini. Avere o non avere una sanità pubblica, riconoscere o meno a tutti il diritto alla cura – conclude Cunegato – è la differenza tra una comunità civile e una che ha rinunciato a esserlo. Il caso del paziente colpito da melanoma, ancora in attesa di un semplice controllo, è solo la punta dell’iceberg. La crisi del sistema sanitario regionale veneto, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali, è profonda. E riguarda tutti”.

N.B.

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