L’ossessione per la donna, che deve essere solo sua, a suon di botte e minacce. Un uomo che per mettere le cose in chiaro le spacca il naso, le rompe un timpano, la perseguita, la segue, la strattona e che non si ferma davanti neppure alle due figlie che tentano di difendere la mamma. Storia di ‘amore malsano’, tra Malo e Schio, fatto anche di denunce da parte di lei, poi ritirate davanti alle promesse del compagno di cambiare. Ma tutto è peggiorato, nell’ultimo anno, con la donna che chiede aiuto ai carabinieri di Schio. Un incubo al quale il Tribunale di Vicenza pensa di mettere fine, dando i domiciliari a Jarno Canè, 39enne di Malo a casa della madre.

Una storia d’amore violento, di quelli che vedono le donne trattate come oggetto, in personale possesso del compagno o marito che sia. Una storia nata quindici anni fa tra E.B. e Jarno Canè., che sin dai primi mesi per mettere fine ai litigi alzava le mani, riempendo di botte la compagna, arrivando a spedirla varie volte al pronto soccorso. Prima col naso rotto, poi col timpano lesionato. Tutto tra lividi che denunciavano la violenza che quest’uomo riservava alla sua ‘amata’. Una donna che se anche trovava la forza di denunciarlo di volta in volta, poi tornava sui propri passi, credendo all’ennesima promessa di lui. “Cambio, mi ripulisco e stiamo assieme”.  Perché per Canè il suo quotidiano non era solo scandito dal controllare cosa facesse la ‘sua’ donna, ma anche nel farsi di droga.

Nemmeno la nascita delle loro due bimbe è servita a fermare la violenza dell’uomo. Una vita familiare tra alti e bassi, tra scuse e botte durata per quasi tredici anni, che sembrava stesse prendendo la giusta strada due anni fa quando Canè decide di disintossicarsi. Entra in una comunità vicino a Lecce dove affronta un percorso terapeutico-riabilitativo. Un passo importante, che aveva fatto sperare ad E.B. nel reale cambiamento del compagno, tanto da riaccoglierlo in casa a Schio, quando Canè torna dalla Puglia.

Un quieto vivere che è durato meno di un anno, rigettando E.B. e le due bimbe nel clima di violenza familiare, quando Canè perde il lavoro. Va in crisi depressiva e, anziché farsi curare, sfoga tutto sul corpo della donna. Un corpo che doveva essere suo a prescindere da tutto, anche cercando di violarlo con la forza. Un ‘no’ urlato di lei lo fa mandare in bestia, col collo di lei stretto tra le mani di Canè che tenta di strozzarla il 4 gennaio scorso.

La paura di morire. Di lasciare le bimbe senza una mamma. In E.B. scatta la decisione di troncare la relazione per sempre, allontanando il compagno. Per questo si reca in via Maraschin a Schio, dove chiede aiuto ai carabinieri, portando con sé i referti del pronto soccorso.
I militari dell’Arma hanno raccolto il più velocemente possibile tutte le prove., parlando anche coi vicini che avrebbero sentito le urla della donna.  E.B. andava difesa prima che Cané potesse arrivare ad ucciderla.  Prove su prove, portate in Procura a Vicenza, con la richiesta di un provvedimento urgente per proteggere la donna dalla violenza senza limiti del compagno.

Durante l’attesa del provvedimento, spesse volte le pattuglie della Compagnia sono intervenute per proteggere la donna, perché l’uomo continuava a perseguitarla. Entrando in casa e mettendola sottosopra, tanto da costringere E.B. a cercare rifugio in un albergo. Un nascondiglio che è durato poco, scovato da Canè  tramite la geolocalizzazione del cellulare.

Ieri pomeriggio Jano Canè è stato rintracciato dai carabinieri di Schio. In mano loro l’ordinanza del tribunale di Vicenza con gli arresti domiciliari a Malo, a casa della madre. Una misura che si spera possa fargli capire di smetterla di perseguitare la compagna e di incutere il terrore nelle loro due figlie.

di Redazione AltovicentinOnline

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