Pur di spacciare non si sarebbe fermato davanti a nulla. Nemmeno di fronte al bimbo, avuto dalla compagna, da usare come paravento. Storia di droga, tossicodipendenza e disagio sociale, che costa al padre-pusher la condanna di 2 anni e 7 mesi di carcere. Nabil Kouirhi, marocchino di 39 anni pregiudicato, è stato arrestato dai carabinieri della Stazione di Schio.
La vicenda risale all’agosto di due anni fa, quando ai militari dell’Arma si presenta una mamma. In braccio un fagottino. Il bambino che la donna ha avuto da Kouirhi che, negli uffici dei carabinieri, consegna ai servizi sociali. La sua una richiesta di aiuto disperata. Non solo non si ritiene capace di accudirlo, per dei problemi di tossicodipendenza, ma in lei il forte timore che il compagno possa sfruttare la piccola creatura, come paravento per il suo traffico di droga. Caricandolo in auto, passando per il ‘bravo papà’ che porta in giro il figlio, mentre nella realtà si sposta per smerciare la droga ai clienti.
La paura di questa madre diede il via alle indagini, condotte dal Nucleo Operativo e Radiomobile di Schio. Un lavoro di investigazione dei militari dell’Arma che furono in grado di dimostrare quello che la donna temeva. Scoprendo inoltre non solo la rete di spaccio, che il 39enne marocchino si era creato nell’hinterland scledense, ma come lo stesso si dedicasse anche alla ricettazione. Il 16 agosto del 2015 i militari di Schio, infatti, arrestarono in flagranza di reato Nabil. Durante la perquisizione fatta in casa, lo trovarono in possesso di 450 grammi di hashis, oltre ad una tv che aveva rubato all’Hotel Eden di Schio.
Per Nabil Kouirhi, marocchino di 39 anni pregiudicato è arrivata la condanna, col provvedimento di ordine di carcerazione, con una pena detentiva di 2 anni e 7 mesi.
di Redazione AltovicentinOnline