«Ho 72 anni e quel percorso l’ho fatto innumerevoli volte, molto prima della costruzione di quell’ecomostro che ora fa da portale d’ingresso alle gallerie». Inizia così la dura lettera che Robertino Barcarolo, storico escursionista di Malo, ha inviato alla redazione di Altovicentinonline, denunciando lo stato attuale della Strada delle Gallerie del Pasubio, simbolo della memoria alpina e oggi meta di un turismo sempre più massificato.
Barcarolo, con l’esperienza di chi conosce il sentiero passo dopo passo, esprime tutta la sua amarezza per quello che definisce «l’inizio della fine di un percorso magnifico, costruito con il sudore degli Alpini che lì hanno lavorato e sofferto». Il bersaglio della sua critica sono in particolare le trasformazioni avvenute negli ultimi anni: parcheggi a pagamento, strada asfaltata fino a Bocchetta Campiglia, e un’affluenza mai vista prima.
«I sindaci della zona – scrive – hanno visto nella Strada delle Gallerie un’occasione per fare “palanca”, sviluppando un turismo da parco giochi, adatto a tutti, montanari e non». Ma la denuncia non si ferma qui. A fronte dell’aumento esponenziale di visitatori, Barcarolo contesta la mancanza di servizi essenziali: «Nessuno ha pensato, orrore, di costruire almeno un paio di servizi igienici strategici per evitare il degrado del percorso. Non si può impedire a una persona con un attacco di diarrea di fare i propri bisogni con una multa!».
Secondo Barcarolo, il recente ticket d’ingresso da 1,50 euro, introdotto insieme alla tariffazione del parcheggio, non è altro che un ulteriore tentativo di fare cassa senza una vera visione di tutela del territorio. «Tassa sì, servizi no – scrive amaro –. Questo è turismo “alla vacca boia”, soldi avere, niente dare».
L’escursionista ha anche deciso di abbandonare la frequentazione della Strada delle Gallerie, optando per altri itinerari più autentici e meno battuti: «Ora percorro le 5 Cime, ancora incontaminate perché troppo impegnative per il turismo di massa. Per me sono più belle delle gallerie stesse».
Infine, un appello diretto agli amministratori locali: «Basta speculazioni. Se volete il turismo, offrite i servizi necessari e siate consapevoli che la frequentazione massiccia degrada. E la multa fatevela da soli, per come avete gestito finora».
Una lettera amara, ma schietta, che solleva interrogativi importanti su come coniugare la valorizzazione del territorio con la sua reale tutela. Perché il Pasubio non è solo una montagna: è un monumento alla memoria, un luogo sacro che chiede rispetto prima ancora che visitatori.
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