Per il noto professionista si tratta del primo soccorso del genere dell’anno: un piccolo di capriolo rimasto vittima dello sfalcio. A darne notizia è proprio Massimo Nicolussi, da tempo impegnato nella tutela della fauna selvatica e che si è preso cura dell’animale. Il suo racconto, carico di esperienza e sensibilità, diventa anche un monito per agricoltori e cittadini.
“In qualche caso,” scrive Nicolussi, “oltre all’uso dei droni dotati di telecamera applicata e delle termocamere — strumenti utili, ma non infallibili e piuttosto costosi — potrebbe essere d’aiuto anche il posizionamento di alcune fototrappole ai margini del campo. Servirebbero a capire se c’è una mamma capriolo che, soprattutto durante la notte, vi entra per allattare i suoi piccoli.”
Un suggerimento semplice ma prezioso, che si affianca a un’altra possibile strategia di prevenzione: i passaggi di ricerca a piedi. “Talvolta anche dei passaggi fatti creando un po’ di caos, soprattutto all’imbrunire, magari ripetuti per più sere consecutive e subito prima dello sfalcio, anche se non portano a nulla di visibile, riescono a ‘convincere’ la mamma capriolo a spostare i piccoli durante la notte stessa, evitandone così una brutta fine.”
Il problema, come spiegato dallo stesso Nicolussi, è nel comportamento istintivo dei piccoli di capriolo: “Di fronte al pericolo si immobilizzano, acciambellati spesso tra l’erba alta, sfruttando come unico mezzo di difesa il mimetismo.”
Questa strategia, efficace in natura contro predatori, si rivela purtroppo fatale quando il pericolo ha la forma di una falciatrice.
