RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO dal lettore (è una lettera non un articolo) Massimo Malatesta
Le recenti esternazioni social del consigliere di maggioranza del Comune di Thiene Alaeddine Kaabouri rappresentano un preoccupante esempio di come l’ideologia possa arrivare a oscurare il rispetto per le istituzioni democratiche e la verità dei fatti. La sua narrazione appare non solo distorta, ma pericolosamente delegittimante per lo Stato.
In primo luogo, si rileva una grave confusione tra magistratura e governo. Il consigliere attacca frontalmente il Governo Meloni e il Ministro Piantedosi, parlando di un’operazione condotta “sotto la loro regia”. Questa è una falsità giuridica e istituzionale: in Italia vige la separazione dei poteri e gli arresti sono il risultato di indagini coordinate dalla Magistratura, un organo indipendente. Trasformare un’operazione di polizia giudiziaria, volta a perseguire ipotesi di reato specifiche, in un atto di “repressione politica” governativa è un maldestro tentativo di sviare l’attenzione dai fatti per buttarla in cagnara ideologica.
A ciò si aggiunge una narrazione “Pro-Pal” distorta che tenta di far passare il finanziamento a soggetti sotto indagine per gravi reati come semplice “solidarietà”. La solidarietà internazionale è un valore nobile; il sostegno economico a strutture sospettate di vicinanza al terrorismo o illegalità finanziaria è, invece, materia da codice penale. Nascondersi dietro il dramma del popolo palestinese per giustificare condotte opache è un insulto a chi la solidarietà la pratica davvero, nel rispetto delle leggi.
È inaccettabile come un soggetto che siede in un Consiglio Comunale — e che dunque rappresenta lo Stato — possa definire l’azione di Polizia e Guardia di Finanza un “crimine”. C’è un’evidente incompatibilità etica tra il ricoprire un incarico pubblico e il difendere chi viene arrestato per reati contro l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato. Tutto ciò appare ancor più grave a fronte dell’assoluta irrilevanza amministrativa di tali tesi: mentre i cittadini di Thiene chiedono risposte su tasse locali, servizi e sicurezza urbana, un consigliere di maggioranza preferisce utilizzare la propria visibilità per battaglie ideologiche globali che nulla hanno a che fare con l’amministrazione del territorio.
Davanti a questo scenario, è doveroso rivolgere un appello al Sindaco affinché prenda una posizione netta e inequivocabile contro il suo consigliere. Chi guida la città non può restare silente di fronte a chi attacca le basi della nostra democrazia. Al contempo, invito tutte le forze che in Consiglio Comunale si riconoscono nei valori della democrazia, della legalità e del rispetto dei poteri dello Stato a promuovere una mozione di sfiducia contro il consigliere Kaabouri.
Difendere l’illegalità e attaccare l’ordine democratico non è un esercizio di libertà di espressione, ma un attacco ai pilastri della nostra convivenza civile. Le istituzioni non sono un centro sociale: chi non rispetta il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura dovrebbe trarne le conseguenze, fare un passo indietro e tornarsene a casa. E chi non gli chiede di farlo è complice.
In primo luogo, si rileva una grave confusione tra magistratura e governo. Il consigliere attacca frontalmente il Governo Meloni e il Ministro Piantedosi, parlando di un’operazione condotta “sotto la loro regia”. Questa è una falsità giuridica e istituzionale: in Italia vige la separazione dei poteri e gli arresti sono il risultato di indagini coordinate dalla Magistratura, un organo indipendente. Trasformare un’operazione di polizia giudiziaria, volta a perseguire ipotesi di reato specifiche, in un atto di “repressione politica” governativa è un maldestro tentativo di sviare l’attenzione dai fatti per buttarla in cagnara ideologica.
A ciò si aggiunge una narrazione “Pro-Pal” distorta che tenta di far passare il finanziamento a soggetti sotto indagine per gravi reati come semplice “solidarietà”. La solidarietà internazionale è un valore nobile; il sostegno economico a strutture sospettate di vicinanza al terrorismo o illegalità finanziaria è, invece, materia da codice penale. Nascondersi dietro il dramma del popolo palestinese per giustificare condotte opache è un insulto a chi la solidarietà la pratica davvero, nel rispetto delle leggi.
È inaccettabile come un soggetto che siede in un Consiglio Comunale — e che dunque rappresenta lo Stato — possa definire l’azione di Polizia e Guardia di Finanza un “crimine”. C’è un’evidente incompatibilità etica tra il ricoprire un incarico pubblico e il difendere chi viene arrestato per reati contro l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato. Tutto ciò appare ancor più grave a fronte dell’assoluta irrilevanza amministrativa di tali tesi: mentre i cittadini di Thiene chiedono risposte su tasse locali, servizi e sicurezza urbana, un consigliere di maggioranza preferisce utilizzare la propria visibilità per battaglie ideologiche globali che nulla hanno a che fare con l’amministrazione del territorio.
Davanti a questo scenario, è doveroso rivolgere un appello al Sindaco affinché prenda una posizione netta e inequivocabile contro il suo consigliere. Chi guida la città non può restare silente di fronte a chi attacca le basi della nostra democrazia. Al contempo, invito tutte le forze che in Consiglio Comunale si riconoscono nei valori della democrazia, della legalità e del rispetto dei poteri dello Stato a promuovere una mozione di sfiducia contro il consigliere Kaabouri.
Difendere l’illegalità e attaccare l’ordine democratico non è un esercizio di libertà di espressione, ma un attacco ai pilastri della nostra convivenza civile. Le istituzioni non sono un centro sociale: chi non rispetta il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura dovrebbe trarne le conseguenze, fare un passo indietro e tornarsene a casa. E chi non gli chiede di farlo è complice.
Massimo Malatesta
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