“La mia compagna a terra con il figlioletto. Nessuno si è fermato a soccorrerlo. In tre hanno addirittura scavalcato. Dove siamo arrivati?”. Parole agghiaccianti, cariche di rabbia e sgomento. Domenica 5 Settembre, attorno alle 9 e 50 Simone Caldaro, assieme alla compagna e al figlio di tre anni e mezzo, ha deciso di salire in sella alla bicicletta: “Abbiamo pensato di andare a comprare il giornale e siamo arrivati all’edicola che si trova in zona Bosco” ha affermato Caldaro. “Reduce da un incidente in bicicletta, non volevo utilizzarla per qualche tempo ma la mia compagna ha insistito, del resto con una bella giornata come quella sarebbe stata una buona occasione per uscire con nostro figlio all’aria aperta”. Arrivati nei pressi dell’edicola di via San Gaetano, la compagna è rimasta più indietro in modo da salire il gradino del marciapiede.
“Ne sono consapevole,” ha raccontato l’uomo “è stato un suo errore o un momento non favorevole, fatto sta che la ruota ha preso una buca lì vicino e la bicicletta si è capovolta facendo cadere sia lei che nostro figlio, legato al seggiolino dietro. Per fortuna il bambino aveva tutte le protezioni, caschetto compreso, ha riportato solo alcuni graffi sul braccio e al ginocchio, ma si è spaventato molto. La mia compagna si è alzata pensando di aver fatto del male al bambino”. A quel punto l’uomo si è affrettato ad alzare con una mano la bicicletta con ancora il figlioletto legato al seggiolino, il quale intanto ha iniziato a piangere disperato, e con l’altra la compagna: “Tutte le nostre cose, che prima erano nel portaoggetti davanti alla bicicletta, sono finite in mezzo alla strada. E’ stato in quel momento che ho visto uscire da un bar lì vicino, due persone che si sono affacciate per guardare la scena, ma sono rimaste lì, senza muoversi. Ho scritto un post su Facebook in un momento di rabbia, indicando uno di questi due uomini come il titolare del bar, non perché ne sono certo, ma perché l’ho visto spesso dietro al bancone ed era comunque con la divisa da lavoro, quindi se non è il titolare è comunque un dipendente. Una volta in piedi, la mia compagna mi dice di non sentire il piede destro, piede che in passato aveva già subìto un altro incidente e ho subito pensato al peggio per lei”. Accortosi di quegli uomini, Simone ha pensato che da lì a breve sarebbero intervenuti, ma nessuno si è avvicinato. Così ha preso in mano la situazione sedendo subito la donna a terra la quale ha iniziato a lamentare diversi disturbi come giramenti di testa, mancanza della vista e udito. Il tutto, come spiegato da Simone, si è svolto nel giro di quindici minuti circa. Quindici minuti di occhi fissi su di loro, mentre la sua ira si faceva strada. Di comune accordo hanno scelto di non chiamare un’ambulanza, non se la sono sentita di impegnare i soccorsi per una possibile “semplice storta”. La soluzione migliore pareva essere quella di portare la donna personalmente in pronto soccorso.
“In quei momenti si spera sempre sull’aiuto di qualcuno, ma chi ci stava osservando non ha fatto niente. Per fortuna abitiamo a pochi passi da lì. Abbiamo concordato che sarei tornato a casa a lasciare la sua bici e, dopo aver preso il furgone, avrei portato il bambino da mia mamma, che oltretutto accudisce mia nonna di 92 anni, e sarei tornato a prenderla insieme all’altra bicicletta. Tutto questo nella speranza che andando via, questi cretini si sarebbero avvicinati chiedendo “va tutto bene signora? Perché lei è ancora qui?”. Lunghi attimi di panico per l’uomo mentre il piccolo in lacrime guardava la madre a terra in difficoltà, dolorante. “Di ritorno con il furgone, ho incrociato altre tre persone sui 35/40 anni: vedono la mia compagna senza scarpa con la schiena appoggiata alla saracinesca del locale chiuso, ma con mio grandissimo stupore si limitano a schivarla, la aggirano e come se nulla fosse se ne vanno. Forse non avevano il Green Pass e non si sono fermati per questo?” ha ironizzato stizzito Caldaro. Una situazione che facilmente avrebbe mandato chiunque su tutte le furie ma nonostante tutto è riuscito a controllarsi, a trattenere l’ira occupandosi della compagna e portandola in pronto soccorso. La diagnosi per lei è stata di distorsione e distrazione in sito, con fasciatura zincata da tenere per almeno quattro giorni. “Non sono arrabbiato tanto per la caduta, può capitare a chiunque e fortunatamente non è successo nulla di grave. La cosa che mi ha dato più fastidio è stata l’omissione di soccorso, lo stare lì a guardare e non fare nulla. Lo “schivare” una donna ferita in mezzo alla strada e fregarsene di cosa sia successo. Nessuno si è proposto di aiutare, ma tutti si sono fermati a guardare la scena. A volte lì per lì non si sa cosa dire davanti a certi comportamenti”.
In seguito, Simone ha trovato il coraggio di sfogare il suo disappunto su Facebook, sulla pagina “Sei di Thiene se..”, dove ha ricevuto molti messaggi di solidarietà e sostegno da parte di altri compaesani. Uno dei dipendenti del bar, che ha confermato di essere stato di turno quella mattina al bar, ha dichiarato di non essersi mai assentato dalla sua postazione dietro al bancone e quindi di non aver visto e sentito nulla. Diamo comunque diritto di replica qualora ce ne fosse necessità.
Laura San Brunone