L’emergenza coronavirus costringe la Regione Veneto a trovare soluzioni di emergenza in ambito sanitario ed ecco che, nelle residenze per anziani Opera Immacolata di Thiene e Villa Miari di Santorso vengono allestiti dei letti per ospitare i pazienti di Covid-19 che escono dall’ospedale, sono in fase di guarigione, ma sono ancora malati.

Viene in pratica messo in funzione in quattro e quattr’otto quel progetto iniziale di ‘ospedali di comunità’, che era alla base della riforma sanitaria iniziata nel 2015 e che vedeva alcune strutture del territorio utilizzate per ospitare i malati non più ‘acuti’ ma bisognosi di cura e assistenza.

Il problema che si potrebbe porre ora è la sicurezza per gli ospiti paganti, che essendo prevalentemente anziani risultano essere nella categoria più a rischio. La preoccupazione emerge soprattutto alla luce di quanto appena accaduto a La Montanina di Velo d’Astico (con gli ospiti messi in isolamento dopo che una suora è risultata positiva al coronavirus) e a La Madonnina di Bassano, dove ad essere positivi sono alcuni ospiti.

Quello che è doveroso sapere è se i residenti e i loro parenti, che pagano profumatamente per essere ospiti della struttura, siano stati informati.

di Redazione Altovicentinonline

L’opinione e l’interrogativo

Covd-19: come passare dalla fase negazionista al panico in poche ore.

Pur non essendo il momento delle polemiche sugli effetti che il Coronavirus sta producendo, su come viene gestita l’emergenza e, soprattutto, sulla stupidità dell’italiano medio che ritiene di avere solo diritti e forse qualche obbligo, ma solo se non contrastano coi primi, tuttavia non possiamo tacere quando sta accadendo nella gestione del sistema sanitario locale. Tuttavia non possiamo tacere quando sta accadendo nella gestione del sistema sanitario locale. Fino allo scorso lunedì ogni misura di contenimento sembrava eccessiva e si negava l’evidente (già allora) moltiplicarsi di casi di contagio anche in Veneto per passare in neanche ventiquattro ore a chiedere il blocco di ogni attività e da lì alla diffusione di bollettini di guerra il passo è stato breve. Ci pare che il panico serva solo ad offuscare le menti e che, nel panico, si arrivi a compiere scelte scriteriate e prive del minimo buon senso.

È ormai noto che il sistema sanitario vicentino sia ben oltre lo stato emergenziale e che se non fosse per l’abnegazione e senso del dovere del personale medico, paramedico e degli operatori sanitari, il caos sarebbe totale. Oggi si sente dire che saranno requisiti alberghi per consentire di ospitare proprio loro, gli ospedalieri, cosa utile e che poteva essere fatta anche prima (col senno di poi, si è tutti bravissimi) così da impedire eventuali contagi dei famigliari; si parla di fare tamponi a 15mila persone al giorno in modo casuale su tutto il territorio Veneto e sull’utilità di una simile iniziativa qualche valutazione andrebbe fatta. È evidente che occorre identificare i contagiati asintomatici, quelli più pericolosi perché inconsciamente diffondono il virus, ma il metodo random non pare adeguato. C’è poi la notizia che l’Ospedale Altovicentino sarà riorganizzato per diventare il centro provinciale di trattamento dei contagiati da Covid-19 col D.G. che si affretta a dire che sì, ma solo se la situazione dovesse peggiorare. Cosa dovrebbe peggiorare? Il reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Vicenza ha 17 posti letto, tutti occupati, e per recuperane altri 7 hanno attrezzato alla bisogna la piastra chirurgica. Significa la chirurgia non è più operativa, di fatto.

In questo contesto il panico non aiuta ed il rischio che scelte irrazionali diventino controproducenti è alto. Scelte irrazionali si diceva. Da qualche giorno circola una voce che vorrebbe in via di allestimento un’area per i ricoveri di pazienti contagiati da Covid-19 presso l’O.I.C. di Thiene. Si parla di 20-30 posti letto. Ma come? Da settimane ci dicono che le persona anziane e con patologie pregresse sono ad altissimo rischio e in una casa di riposo per anziano, portiamo il virus? Sarebbe come portare Drakula in un deposito dell’Avis. Ora, delle due l’una. O il premier inglese Johnson ha preso lezioni di cinismo da noi o prevale la logica del “businnes to businnes” sopra ogni altra considerazione.

Se questa non fosse solo un voce, la Direzione dell’OIC ha informato i residenti che, tra l’altro, pagano profumatamente per essere ospiti della struttura? E i parenti a cui sono state vietate le visite ai loro cari, sono stati avvisati? Attendiamo una risposta dagli Enti interessati.

Maurizio Dal Santo

La replica da Villa Miari

In relazione a quanto oggi pubblicato su alcune testate locali, in merito ad una presunta dislocazione di posti letto presso la struttura di Villa Miari per “pazienti di Covid19 in uscita dall’ospedale” e alle conseguenti preoccupazioni che verrebbero a determinarsi dalla contiguità con i servizi assistenziali rivolti alle persone anziani e/o disabili non autosufficienti, si precisa che queste notizie non hanno alcun reale fondamento.

Quanto annunciato nei giorni scorsi dalla stessa Direzione Generale dell’azienda – concordato con l’amministrazione comunale di Santorso a cui l’istituzione Villa Miari fa capo – si riferisce piuttosto alla “possibile destinazione di un certo numero di pazienti ordinari” dello stesso ospedale, laddove si ravvisasse la necessità di creare all’interno della struttura di Santorso il maggior numero di posti disponibili per l’emergenza in corso, che prevede là il loro ricovero.

Lo spazio eventualmente messo a disposizione in Villa Miari sarà quello dell’attuale reparto di riabilitazione neurocognitiva dell’ULSS, la cui attività, ai sensi della recente Circolare regionale, la Direzione dell’ULSS ha bloccato nei giorni scorsi al pari di altri servizi ordinari.

Si precisa che questo reparto ha una sua dislocazione logistica ben separata dal resto della struttura, senza interferenze tra le attività sanitarie che si andranno a realizzare e l’attività socio-sanitaria di Villa Miari rivolta alle persone non autosufficienti.

Si precisa che per quanto riguarda proprio quest’ultima attività, la Direzione di Villa Miari sin dal primo giorno dell’emergenza ha predisposto ogni possibile protezione a tutela del servizio: ed è quello che continuerà a fare anche in futuro, adottando modelli di operatività per la sicurezza dell’assistito e dell’operatore validati da linee guida e ispirati a principi di etica.

Spiace infine constatare di dover porre rimedio con questi comunicati alla diffusione di informazioni scorrette che contribuiscono solo ad alimentare ulteriore preoccupazione tra i cittadini, oltre a quella già esistente legata alla situazione generale, sottraendo prezioso tempo ed energie al lavoro di coordinamento necessario per farvi fronte.

Anche dalla stampa locale si attende un atteggiamento professionale e corretto, che include il dovere di verificare preventivamente la fondatezza delle informazioni, prima della loro pubblicazione.

Il Sindaco di Santorso Franco Balzi

La Presidente di Villa Miari Licia Sartori

I sindacati: “In Veneto case di riposo bomba pronta ad esplodere”

In questa situazione di emergenza data dal coronavirus, “le case di riposo sono una bomba pronta ad esplodere”. Lo sostengono Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp del Veneto, che chiedono alle istituzioni di avere “la massima attenzione per i circa 250.000 over 80 veneti che vivono soli e per gli 80.000 over 80 non autosufficienti”. Ora, dopo i primi casi scoppiati in alcune case di riposo, “siamo a dir poco allarmati per i circa 30.000 anziani veneti ricoverati nelle strutture” e quindi “chiediamo alla Regione un monitoraggio e un’attenzione costante per queste realta’, sia per quanto riguarda gli operatori sanitari che vi operano, sia per gli ospiti”, continuano i sindacati chiedendo che gli operatori siano dotati di dispositivi di protezione. “Un focolaio in una casa di riposo puo’ tradursi in strage, anche considerando che molti ospiti hanno l’Alzheimer o la demenza senile, dunque non si renderebbero conto di cio’ che succede attorno a loro”. (Dire)

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