È successo lo scorso giovedì pomeriggio, alla fermata della corriera di Thiene, dove decine di studenti stavano attendendo il pullman diretto a Vicenza: un episodio di violenza tra minorenni, già finito sulle pagine di cronaca dell’Alto Vicentino, che riapre il tema della sicurezza dei ragazzi nel tragitto da e verso scuola. Oggi, a raccontare quanto accaduto è Antonella Lo Monaco, mamma e insegnante, che si trovava lì con suo figlio di 13 anni proprio nel momento in cui è scoppiata la rissa.
La vicenda, ricostruita nei giorni scorsi dai nostri articoli studenti che si picchiano all’uscita da scuola, ragazzi che filmano invece di intervenire, droga sequestrata durante i controlli, è diventata un monito per genitori, scuole e istituzioni.
Questa volta, però, a parlare è una mamma che quella scena l’ha vista da vicino: preoccupazione, responsabilità e la necessità di proteggere i ragazzi prima che sia troppo tardi.
Antonella aveva accompagnato suo figlio alla corriera, come ogni settimana, per permettergli di raggiungere Vicenza e proseguire gli studi nel pomeriggio. Un gesto semplice, quotidiano, che per i genitori di un tredicenne già porta con sé una certa ansia. Quello che è accaduto subito dopo, però, ha trasformato quella normale attesa in un momento di paura.
Antonella, cosa ha visto quel giorno alla fermata della corriera?
“Nei giorni scorsi, alla fermata dell’autobus diretto a Vicenza, ho assistito a una scena purtroppo sempre più comune: un gruppo di ragazzi che, all’uscita da scuola, si accalca per salire sul pullman. Spintoni, urla, nervosismo. Fino a una vera e propria rissa. Un episodio che, a osservarlo attentamente, racconta molto più di una semplice lite tra adolescenti.”
Suo figlio era nel mezzo della folla. Come ha vissuto quel momento?
“Mio figlio ha 13 anni e ogni settimana prende l’autobus per andare a studiare a Vicenza. Guardarlo in mezzo a quella folla disordinata, dove in un attimo si può passare da un piccolo contrasto a uno scontro vero, mi ha profondamente preoccupato. Non solo per lui, ma per tutti quei ragazzi e ragazze che chiedono semplicemente di poter tornare a casa in sicurezza, dopo una giornata di scuola.”
Secondo lei, cosa sta emergendo da episodi come questo?
“Spesso sentiamo parlare di responsabilizzare i giovani, di sensibilizzarli, di insegnare loro a gestire conflitti e frustrazioni. Tutto giusto. Ma raramente ci si chiede come farlo davvero, quali strumenti servano, quali condizioni siano necessarie perché un appello alla calma non resti una frase vuota.”
Parla di un problema più ampio. A cosa si riferisce?
“Quello che ho visto alla fermata è il segnale di un problema più ampio: quando si crea sovraffollamento, quando gli spazi sono insufficienti, quando manca un’organizzazione che tuteli i più giovani, la tensione cresce. E la violenza genera altra violenza.”
Da mamma ed educatrice, cosa pensa che manchi?
“Prima ancora di puntare il dito contro ragazzi spesso lasciati soli nella gestione di situazioni complesse, sarebbe utile chiederci che cosa possiamo fare noi, come adulti e come istituzioni. Una soluzione concreta, semplice e immediata esiste: aumentare le corse degli autobus nelle fasce orarie più critiche, quelle in cui si sa che il numero di studenti è elevato.”
Cosa significa davvero “prendersi cura” dei ragazzi, secondo lei?
“A volte, prendersi cura delle nuove generazioni non significa solo fare discorsi educativi, ma creare le condizioni perché la serenità sia possibile. Essere presenti come istituzioni vuol dire anche questo: vedere un bisogno reale, riconoscerlo e intervenire. Un pullman in più può sembrare un dettaglio; in realtà è un gesto che comunica ai nostri ragazzi: ‘Ti vedo, ti ascolto, mi prendo cura di te. Perché tu sei il nostro futuro.’”
Una riflessione finale?
”Credo semplicemente che sia in questo modo che si costruisce una comunità che educa: non solo attraverso le parole, ma attraverso le scelte. E offrire sicurezza nel tragitto quotidiano verso casa è una di queste scelte. Un piccolo passo, che può fare una grande differenza.”
Laura San Brunone
Stampa questa notizia





