Walter Dal Zotto, 42 anni, scledense, si era ritirato in un immobile in via Molin Masi a Valli del Pasubio. In quella casa ha trovato la morte, avvolto dal silenzio, perché era un uomo solitario che arrivava a rifiutare la compagnia di chi gli tendeva una mano. Di questo fatto di cronaca si è occupata anche la stampa nazionale e le circostanze di morte del 42enne hanno colpito l’opinione pubblica, attonita, che si interroga su come tragedie di questo tipo possano accadere del 2018. Come sia possibile che una persona possa morire così e che per mesi dalla sua scomparsa, nessuno si sia accorto di nulla.
Eppure la cassetta della posta era stracolma di corrispondenza e qualcuno avrebbe dovuto notare l’assenza, per le vie di Valli, di quell’uomo che dimostrava molti più anni di quanti ne avesse e che amava fare lunghe passeggiate in solitudine.
Dal Zotto è stato trovato cadavere e, secondo il medico legale, sarebbe morto da molti mesi. Forse 10. Era come una pietra quando è stato rinvenuto cadavere sul divano.
Una vicenda che porta con sé un’inquietudine socialmente drammatica.
Se ieri, un ufficiale giudiziario non fosse entrato in quella topaia, messa all’asta, chissà quanto ancora il corpo di Dal Zotto sarebbe rimasto lì.
Secondo quanto emerso dall’esame esterno, eseguito dal medico legale, al momento si escluderebbe la morte violenta. Nessun segno di effrazione sulla porta né il corpo, ormai quasi mummificato, presentava lesioni.
L’ipotesi agghiacciante, e che dovrebbe fare riflettere una comunità civile, è che Walter Dal Zotto si sia lasciato morire. Chi lo conosceva racconta che, dopo la morte della mamma, il 42enne si era chiuso ancora di più. Aveva un padre ed un fratello, ma non aveva più rapporti con loro da anni.
Chi lo ha visto per l’ultima volta, spiega che l’uomo si recava a fare la spesa periodicamente, facendo grandi scorte alimentari. Ecco perché, non vedendolo in giro, nessuno si sarebbe allarmato.
Quando ieri sono entrati nella casa all’asta, la scena che si è presentata davanti agli occhi di chi ha fatto ingresso, era da film dell’horror: mobilia accatasta, sporcizia, topi e fango. Una scena raccapricciante che la dice tutta sul dramma della solitudine-indifferenza, andato in scena a due passi dalla nostra civiltà.
Dal Zotto era originario di Schio e nel 2009 era stato in carico ai Servizi Sociali.
N.B.