In paese non si parla d’altro che del caso di Barbalù, tra verità, leggenda e voci di paese che nulla hanno a che fare con i riscontri investigativi. Torna alla ribalta il giallo delle mogli scomparse, quello che per oltre un decennio ha visto con l’indice puntato l’ormai defunto Valerio Sperotto, morto a 64 anni a Velo d’Astico.

Quello che si sa di certo è che il caso, dopo tanti anni, è stato riaperto e nelle due aree di via Villa di Sotto hanno eseguito un paziente sopralluogo i carabinieri del Ris. Le aree sono state recintate e si scava alla ricerca di chissà cosa, forse resti umani delle due donne sparite nel nulla, le due mogli di Valerio Sperotto, che non hanno potuto avere una degna sepoltura, nel caso fossero morte. Perchè nemmeno di questo si ha certezza e quando non si hanno i corpi, non si può parlare di decesso, nè di omicidio.

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Elena Zecchinato era sparita da casa nel gennaio del 1998. Una passeggiata tra i boschi culminata con una denuncia di scomparsa da parte dei familiari e dello stesso marito, poi indagato nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Vicenza. Elena non tornò mai più a casa. Come inghiottita dal bosco, all’inizio si pensò ad un incidente, ma quando è così, il cadavere prima o poi, viene ritrovato. Invece no. Ricerche su ricerche ovunque, anche nei luoghi più impervi della Valle dell’Astico.

Quindi il secondo matrimonio con Virginia Mihai, ex direttrice di un ufficio postale rumeno che, a metà degli anni ’90, si era trasferita in provincia di Vicenza. Era il 22 aprile del 1999 quando la donna fu vista per l’ultima volta. Quel giorno Virginia, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era in auto con il coniuge. I due avrebbero litigato. Sarebbero volati insulti e la donna sarebbe scesa dall’auto che lei stessa guidava per proseguire a piedi. La sua Clio venne ritrovata dopo cinque giorni , a Vicenza, in viale Venezia.

Omicidio volontario e occultamento di cadavere, le accuse formulate dalla Procura berica nei confronti dell’allevatore di maiali Valerio Sperotto. Il caso, però, nel 2002 venne archiviato. Erano tuttavia, altri anni. L’investigazione scientifica aveva ben altri mezzi, che oggi sono molto più all’avanguardia. Non si parlava ancora di Dna, gli ‘scienziati’ del Ris non erano quelli di oggi, raffinati nel sopralluogo, meticolosi nel reperire qualsiasi reperto utile alle indagini.

foto-sconosciutaNessuna traccia delle due mogli scomparse. Mai più si sono registrati input a indagini che sembravano ormai nel dimenticatoio. Quindi, la decisione della Procura di riaprire il caso. Da qualche giorno, con l’ausilio di alcuni operai di un vivaio, si è tornato a scavare là dove non è chiaro cosa si cerchi.

Bocche cucite da parte dei carabinieri, a cui è rimbalzata la delega d’indagine su un caso che sembrava ormai scordato. A Velo d’Astico, i cittadini sono disponibili a raccontarti degli aneddoti, che, dato il tempo trascorso, sembrano un mix di leggenda e passaparola tra diverse generazioni. Preferiscono farlo in maniera confidenziale, raccontandoti delle loro convinzioni che quelle due donne sparite magari sono state cibo per i maiali. In Sicilia, per fare sparire completamente un cadavere lo si dà in pasto ai porci, che non lasciano niente. Ma capire dove stia la base di verità è davvero difficile e si attende l’esito delle indagini per recuperare il bandolo di una matassa molto ingarbugliato. Certo che per Velo d’Astico sarebbe un bel colpo di scena se ci fosse la svolta. Al momento c’è solo un’area ben recintata che sta destando curiosità, ma anche aspettative da chi potrebbe aver ‘cantato’ qualche particolare, che ora ha rimesso in moto la macchina della giustizia.

Natalia Bandiera

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