“Investiamo a livello regionale sulle politiche di contrasto al femminicidio, anche la Polizia locale può ricoprire un ruolo determinante”.

La Consigliera regionale Cristina Guarda (Europa Verde), in vista della Giornata contro la violenza sulle donne, ha presentato una mozione, sottoscritta dai colleghi: Baldin (M5S), Ostanel (VcV), Lorenzoni (GM), Possamai (PD), Camani (PD), Bigon (PD), Zanoni (PD), Mantanariello (PD) e Zottis (PD), in Consiglio regionale per richiedere misure ad hoc nel contrasto ad un fenomeno sociale che tocca numeri sempre più allarmanti: “Appena lo scorso settembre, in poco meno di una settimana, nella nostra regione si sono verificati 3 femminicidi, che si sommano ad altri gravi episodi di violenza avvenuti nel corso del 2021. Come evidenziato in un report operativo del Ministero dell’Interno, in Italia assistiamo ad una diminuzione degli omicidi in generale, ma continuano invece ad aumentare i casi di omicidi che hanno come vittime donne.

I lock-down imposti dalla pandemia hanno contribuito a rendere meno sicure le vite di molte cittadine costrette a rimanere a casa con i loro aggressori, ma anche in fase post-lock down la situazione è rimasta critica.   Crediamo che molte donne fatichino a trovare lo spazio per chiedere aiuto, questo spesso a causa anche di un presidio del territorio disomogeneo o poco capillare. Le donne che vivono al di fuori dei grandi centri urbani risentono particolarmente della carenza di questi presidii.”

Conclude Guarda: “Ritengo che la prevenzione e il contrasto alla politica di genere passino anche attraverso l’implementazione di una attiva prossimità territoriale; da questo punto di vista la Polizia locale può ricoprire un ruolo cruciale. Per questo ho presentato, assieme ai colleghi di opposizione, una mozione in Consiglio regionale per richiedere, anche attraverso il ricorso a finanziamenti regionali (come previsto dalla legge regionale  24/2020), l’attivazione presso i corpi di Polizia locale del Veneto di specifici Nuclei Antiviolenza, composti da operatori e operatrici formati e specializzati. In questo modo andremmo a fornire alle donne vittime di violenza, anche nelle zone più periferiche, un riferimento che si dovrà interfacciare poi con gli altri soggetti presenti sul territorio. Un servizio che non si somma semplicemente all’esistente, ma che contribuisce invece a rafforzare quella risposta ad una piaga che non cenna a diminuire. E’ una urgenza alla quale le istituzioni regionali non possono sottrarsi.”

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