“Di una cosa sono certo: non sarò io il complice di questo stato di cose”. Si smarca il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin, dal coro di chi predica la “massima cautela” per il ritorno alla normalità. “Qui – attacca – rischiamo di sconfiggere il Covid-19 per poi trovarci sopraffatti dall’economia ridotta a zero. Già si intravvedono i segnali di una preoccupazione crescente che rischia di trasformarsi in aperta ribellione se non proprio in guerra civile”. “Adesso che la Protezione Civile ha deciso di rarefare la conferenza stampa delle 18 – continua – non sarebbe male se venisse sostituita dalla conta delle imprese che stanno chiudendo. Ci accorgeremmo che anche quello è un numero spaventoso e che dietro ogni singolo caso ci sono intere famiglie che, se va avanti così, dovranno sperare solo nella “spesa sospesa” regalata da chi, garantito, può permettersi anche il lusso di essere generoso”, auspica Bertin.
“Credo che errori ne siano stati fatti un po’ da tutti e dunque non è il caso di intentare processi. Però è fuori di dubbio che in Italia ci si sia mossi più emotivamente che non in altri Paesi. Noi abbiamo chiuso tutto mentre, ad esempio, in Germania si è continuato a lavorare nelle fabbriche. Adesso la data del 4 maggio sembra non essere ancora il traguardo agognato mentre è chiaro che ogni giorno che passa rischia di essere l’ultimo per migliaia di imprese. Ovviamente tornare al pre-coronavirus non è possibile, però da quel 21 febbraio credo che qualcosa sia cambiato a cominciare dal nostro sistema sanitario ora più preparato, con maggiori posti letto e, soprattutto, con maggiori successi per ciò che riguarda le guarigioni”, polemizza. Non vuole disconoscere i pericoli di una ripresa dell’epidemia Bertin, però mette in guardia dal “rischio economico che potrebbe avere effetti devastanti nella socialità del Paese”.
“Ci sono attività – dichiara – che non avranno difficoltà a far rispettare le distanze, a contingentare gli ingressi, a sanificare tutto ogni due ore. Ma ci sono attività come i bar e i ristoranti, le palestre, le sale da ballo e tante altre che anche se avranno il via libera non potranno riaprire. Basta fare un giro per Padova per rendersi conto di quanto pochi siano quelli che potranno sopravvivere al ritmo di un cliente alla volta e di un tavolino occupato ogni due metri. Queste attività sono state pensate per avere un gran numero di clienti che servivano a far fronte a spese cospicue. Ma se i clienti diventeranno un decimo, le spese rimarranno le stesse ed è facile capire quale sarà la fine di queste attività”.