In ottobre il saldo assunzioni-cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, determinato e di apprendistato è, “come di consueto per il periodo”, negativo per circa -22.000 posizioni lavorative. Ma, segnala Veneto lavoro, è “un risultato lievemente peggiore rispetto a quello dello scorso anno”, quando i posti persi erano stati 20.000. In calo anche le assunzioni, complessivamente 49.400 nel mese (-4%). Come si spiega? Il bilancio occupazionale negativo è determinato prevalentemente dai contratti a tempo determinato (-26.003) e, in misura molto più limitata, dall’apprendistato (-764), mentre il tempo indeterminato “continua a crescere e registra un saldo positivo per 4.794 contratti”. L’incremento dell’occupazione stabile è trainato dalle trasformazioni, che a ottobre sono state 8.500 (+26% rispetto all’anno prima) e che confermano la crescita già osservata nei mesi precedenti. Si tratta in parte dell’effetto della stabilizzazione del precario che è andato a ricostituirsi a seguito del crollo vissuto in periodo di pandemia. A fronte del lieve peggioramento osservato nell’ultimo mese, l’andamento occupazionale del 2022 si conferma però positivo, annota Veneto lavoro. Il saldo dei primi 10 mesi dell’anno è positivo per +48.926 posizioni lavorative; le assunzioni, complessivamente 538.718, mostrano un +16% e volumi superiori anche a quelli del 2019 per tutte le categorie di lavoratori. “Il 2022 è stato finora caratterizzato dai primi cinque mesi in cui è proseguito il rimbalzo iniziato nel 2021 per poi mostrare un lieve e progressivo ridimensionamento della domanda di lavoro, nonostante la dinamica estremamente positiva del settore turistico”, dice Veneto lavoro.

Le cessazioni di rapporti di lavoro ammontano complessivamente a 71.369 in ottobre e 490.000 da inizio anno. La causa più comune la scadenza dei termini che interessa circa la metà delle cessazioni, seguita dalle dimissioni (35%), in attenuazione nell’ultimo mese, e dai licenziamenti, che pesano appena per il 6%. Quelli per motivi economici sono cresciuti del 63% rispetto al 2021, quando però ancora vigeva il divieto di licenziamento introdotto per attenuare le conseguenze occupazionali della pandemia. Il saldo mensile, condizionato dalla ciclicità stagionale, è negativo in quasi tutte le province, tranne Padova (+802) e Vicenza (+52). Quello euganeo è anche l’unico territorio che a ottobre, oltre a un saldo positivo, riporta anche una stabilità delle assunzioni, mentre nelle altre aree il volume di nuovi contratti è inferiore rispetto a un anno fa. Nell’arco dell’intero 2022, invece, l’andamento è positivo ovunque tranne che a Belluno (-2.809). La crescita di posti di lavoro si concentra nelle province di Verona (+17.700) e Venezia (+13.100), territori caratterizzati da maggiori movimenti sul mercato del lavoro in virtù della loro vocazione turistica. Seguono Padova (+7.900), Vicenza (+5.150), Treviso (+5.100) e Rovigo (+2.800). L’analisi settoriale evidenzia la flessione dell’agricoltura, che si protrae da oltre un anno e la tenuta del manifatturiero veneto, in cui le posizioni lavorative, ridottesi in modo contenuto durante la pandemia, si sono poi ricostituite arrivando a un bilancio di +10.000 posti di lavoro rispetto al periodo di emergenza Covid-19. Nel 2022 l’industria fa segnare un aumento della domanda di lavoro del +15%, con un saldo positivo per 19.700 posti di lavoro, e ottobre conferma questa tendenza, seppure in misura più contenuta.

La crescita è sostenuta dall’industria chimica, plastica e farmaceutica (+25%), metalmeccanica (+18%) e dal Made in Italy (+17%), mentre risulta più contenuta nelle costruzioni (+10%). I servizi registrano nell’anno 21.500 posizioni di lavoro in più e un aumento delle assunzioni pari al +22%, mentre il bilancio mensile è inferiore a quello degli anni precedenti. A trainare il settore sono commercio e turismo (+35%). Infine, al 31 ottobre i disoccupati iscritti negli elenchi dei Centri per l’impiego del Veneto sono 306.000, con una crescita dei soggetti immediatamente disponibili a fronte di quelli in sospensione o conservazione dello stato di disoccupazione perché occupati con lavori a termine o a basso reddito, soprattutto in virtù della conclusione dei rapporti di lavoro stagionali estivi. I nuovi ingressi in disoccupazione nei primi 10 mesi del 2022 sono stati 113.000, +9% sul 2021 “a conferma di una rinnovata dinamicità dei movimenti sul mercato del lavoro regionale”. I dati “confermano le preoccupazioni registrate nel mese precedente. I segnali di rallentamento sono evidenti dal saldo mensile negativo di 22.000 posizioni lavorative. Finite le attività stagionali legate a turismo e agricoltura, l’occupazione è scesa”, ma almeno “restano alcuni elementi positivi come l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, a cui fanno da contraltare i licenziamenti economici, in crescita dopo lo sblocco dei licenziamenti del periodo covid”, commenta l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan. “Tra i settori che ci preoccupano c’è indubbiamente quello dell’agricoltura dove la flessione delle assunzioni si sta protraendo da oltre un anno. Incoraggiante invece la tenuta del manifatturiero”, conclude Donazzan.

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