Dall’inizio del 2022 a oggi il Veneto ha guadagnato complessivamente 76.900 posti di lavoro dipendente, con una crescita del 23% sulle assunzioni, che sono state ben 36.500 nel solo mese di agosto. Si sta poi ridimensionando il fenomeno delle dimissioni dal tempo indeterminato, che fa registrare comunque 7.900 licenziamenti ad agosto (+18% su agosto 2019). “Dopo la conclusione della stagione turistica e con la ripresa di settembre potremo verificare quale sia effettivamente la situazione fortemente condizionata in particolare dall’aumento dei costi energetici e delle materie prime”, afferma l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, commentando i dati elaborati dalla Bussola di Veneto Lavoro. L’andamento occupazionale da inizio anno è particolarmente positivo nei servizi che guadagnano 53.100 posti di lavoro, la maggior parte dei quali concentrati nel turismo (+40.000) e con una crescita delle assunzioni del 29% rispetto allo scorso anno. Bilancio positivo anche per l’industria (+13.900) e per il settore primario (+9.900), dove anche le assunzioni stanno tornando sugli stessi valori del 2021 (-0,5%). In particolare, la domanda di lavoro si dimostra vivace nei settori delle calzature (+61%), dell’occhialeria e dell’industria conciaria (entrambe +48%), nei servizi turistici (+45%), nella produzione dei mezzi di trasporto (+43%) e delle macchine elettriche (+34%).
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, il saldo è positivo in tutte le province e particolarmente significativo a Venezia (+38.800 posizioni lavorative) e Verona (+22.600). Padova registra invece un aumento di 4.200 posti di lavoro dipendente, Rovigo di 4.000, Vicenza di 3.300, Treviso di 2.600 e Belluno di 1.200. Il volume delle assunzioni rispetto al 2021 è in netto incremento ovunque, con un picco del +41% a Venezia e un minimo del +3% a Rovigo. Gli iscritti ai centri per l’impiego sono 286.000, a cui si aggiungono 104.000 persone in sospensione perché occupate temporaneamente o perché in conservazione della condizione di disoccupazione per ragioni di reddito. “Resta alta la richiesta dei settori della ricettività e servizi collegati che stentano a trovare lavoratori, così come alcuni comparti dell’industria. Per questo intensificheremo l’azione che la Regione già mette in campo per fare uscire dalla disoccupazione quei 390.000”, conclude Donazzan.