L’Associazione segnala un aumento considerevole delle contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il presidente Piccolo: “Al primo posto deve sempre esserci un confronto trasparente, chiaro e collaborativo tra Fisco e imprese” Da qualche settimana gli uffici fiscali della Confcommercio di Vicenza stanno registrando un numero considerevole di chiamate, da parte degli associati, che segnalano l’arrivo di accertamenti analitico-induttivi da parte dell’Agenzia delle Entrate provinciale. Quanti ne stiano arrivando alle medie e piccole imprese del territorio non è dato a sapersi, ma, secondo l’Associazione di via Faccio, siamo certamente molto al di sopra della normale routine, e ciò a causa di un modo quanto meno opinabile di utilizzare gli ISA, gli Indici di Affidabilità Fiscale, da parte dell’Agenzia. A spiegarlo è Paolo Maran, responsabile degli uffici fiscali dell’Associazione: “Gli ISA dovrebbero servire al contribuente per capire se la sua redditività è in linea con quanto si aspetta il Fisco, che li stabilisce sulla scorta di una serie di studi e analisi. È fondamentalmente uno strumento per favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili”. Non è, dunque, che un ISA basso (il punteggio ritenuto dall’Agenzia delle Entrate ottimale è da 8 in sù) indichi automaticamente una possibile evasione fiscale da parte dell’impresa, perché le ragioni di una reddittività non in linea con la media possono dipendere da molti fattori, specifici alla singola realtà. “Invece – continua Paolo Maran – l’Agenzia delle Entrate di Vicenza, ma anche di altre parti del Veneto, sta inviando accertamenti a raffica semplicemente usando come metro di giudizio un ISA basso, presumendo perciò di trovarsi con molta probabilità davanti a un evasore; un modo di operare che è ben lontano dai principi della recente riforma fiscale. In sostanza questi accertamenti, per come strutturati, sembrano degli induttivi-puri, come se fosse del tutto inattendibile l’impianto contabile”. Non a caso la questione è stata al centro, qualche settimana fa, di una interrogazione parlamentare ad hoc al Ministero dell’Economia e delle Finanze, a firma della senatrice vicentina Erika Stefani. La senatrice, in particolare, ha segnalato che “si sta assistendo ad un uso distorto degli indici da parte di numerose direzioni provinciali delle Agenzie delle entrate”, facendo notare come “tale uso “presuntivo” degli ISA appare in contraddizione con la volontà del legislatore che, attraverso la recente riforma fiscale, ha inteso rafforzare il principio di certezza del diritto e limitare l’utilizzo di metodi accertativi approssimativi o arbitrari, valorizzando il principio del contraddittorio preventivo e della trasparenza procedurale”. Nulla però è nel frattempo cambiato: gli accertamenti continuano ad arrivare, tanto che Confcommercio Vicenza, con le altre realtà venete del sistema, ha recentemente chiesto un incontro urgente alla Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate. “Ogni accertamento induttivo – afferma Nicola Piccolo, presidente di Confcommercio Vicenza – comporta un forte dispendio di energie e di risorse da parte delle aziende chiamate a difendersi, al punto che a volte l’imprenditore preferisce accettare una definizione iniqua e pagare, piuttosto che sostenere gli oneri di un contenzioso tributario lungo e dispendioso. Siamo i primi – continua il presidente Piccolo -, a chiedere una lotta seria all’evasione fiscale e contributiva, che crea situazioni di concorrenza sleale tra imprese, ma al primo posto deve sempre esserci un confronto trasparente, chiaro e collaborativo tra Fisco e imprese, con il rispetto delle garanzie previste dallo Statuto dei diritti del contribuente. E ciò tanto più in un momento di mercato, come quello attuale, caratterizzato da un calo generalizzato dei consumi, che mette le nostre imprese alle corde, e con una pressione fiscale che rimane, nel nostro Paese, ancora pesantissima.
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