Anche chi lavora dentro l’ospedale, ma non è dipendente dell’ Ulss 4 deve pagare il parcheggio. Proprio così, anche chi si reca in ospedale per ‘guadagnarsi la pagnotta’ deve sborsare un euro e 20 centesimi l’ora e al limite, se la può cavare con un abbonameno da 30 euro mensili.

Sindacati in rivolta stamattina, alla manifestazione organizzata davanti all’ospedale di Santorso, dove segretari e rappresentanti hanno detto a gran voce che non ci stanno proprio con certe tariffe esagerate che allontanano l’utenza da un ospedale nuovo, ma già ‘attentato’ da una bufera, destinata a far polemica fino a quando non si troverà una soluzione.

‘Così non può andare – ha detto Gino Ferraresso di Cgil Vicenza – siamo fortemente preoccupati per come è stato stipulato il project financing, il parcheggio a pagamento è solo una parte di quanto sta per arrivare addosso ai contribuenti. Rinegoziare il contratto è l’unica via d’uscita. Non molliamo fino a quando non si troverà un compromesso perchè è vergognoso, inaccettabile quello che sta accadendo all’interno dell’ospedale di Santorso, dove non c’è solo da concentrarsi sui parcheggi a pagamento , i più cari del Veneto, ma anche sulle mense, sulle pulizie e su tutti i servizi, che sono diventati un business. Questo non è più un ospedale, è un luogo d’affari a discapito dei cittadini che pagheranno e già pagano scelte di una politica sbagliata.’

Non meno agguerrito il collega della Uil Fpl Claudio Scambi: ‘Là dove il pubblico cede i servizi al privato, ecco le conseguenze – spiega il sindacalista mostrando con la mano i parcheggi dell’ospedale, dove le ore di permanenza le paghi a peso d’oro – la politica deve riappropriarsi del proprio ruolo. Qui dentro, le cose da denunciare sono una valanga, questo ospedale è diventato non un luogo di ricovero per malati, ma un posto dove il guadagno viene prima di tutto. A mensa si paga quasi come in un ristorante e con una qualità del cibo non certo da ristorante. Il contratto va rinegoziato. La Regione deve mantenere gli impegni per i finanziamenti .

Chiediamo di rendere pubblici i contratti firmati che ci hanno portati a questo punto. La comunità locale deve essere coinvolta nelle scelte. – conclude Scambi – Lo strumento del project financing utilizzato per costruire l’ospedale non può produrre utili per i privati ed oneri per cittadini e lavoratori ‘.

‘La gente è indignata – dichiara Luca Cislaghi di Cgil – questa storia dei parcheggi ha fatto insorgere chiunque perchè è vergognosa. Qui si viene per curarsi, ma costa un patrimonio anche fare una semplice visita’.
‘Ora anche per venire a lavorare occorre pagare il parcheggio. E’ inacettabile ed ho raccolto tanta indignazione da parte di chi, questo mese, ha pagato, in attesa di soluzioni urgenti, che vanno adottate. Non si è disposti a pagare per venire a fare le pulizie o a prestare altri servizi – non ha peli sulla lingua Susanna Viviani di Filcam Cgil, che alla manifestazione contro i parcheggi di stamattina ha riferito che oltre 150 lavoratori, tra Serenissima e Coop Service hanno dovuto fare l’abbonamento mensile per la sosta – non c’è voglia di arrendersi e non lo faremo perchè la questione è davvero grave e non si può abbassare la testa’.
Alla protesta di oggi, erano presenti centinaia di manifestanti, che sono stati chiari:’Il project financing ha attentato alla Sanità, che va salvaguardata’.
Sabato è prevista un’altra manifestazione, che tenta di trascinare il popolo, la gente comune, quella che sta pagando profumatamente ciò che dovrebbe essere un diritto. E se c’è da pagare, un euro e venti l’ora sono un costo esagerato di questi tempi.

Sui volti di chi si recava in ospedale stamani e scendeva dalla propria auto dopo aver preso il ticket si leggevano espressioni di sconfitta per un parcheggio che manifestazioni e prese di posizione politiche non sono bastate a scongiurare. Sono persone che pagano per andare a prestare assistenza ad un parente anziano, pagano per avere una diagnosi che forse cambierà per sempre la loro vita, pagano per entrare in un luogo, di cui non vorebbero mai varcare la soglia.

Natalia Bandiera

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