Tutte le vetrine di abiti rosso sangue e  come la zona rossa. E’ il modo di protestare pacifico che ha scelto il titolare dell’Hatelier Thiene di via Gombe.  Sui manichini , le  mascherine per mettere l’accento sull’abbandono da parte del Governo di tutto il settore sposi e cerimonie . Un comparto paralizzato da una pandemia che ha fatto saltare le date dell’80 per cento dei matrimoni. Le conseguenze hanno prodotto un disastro e proprio due settimane fa, si sono conteggiate le perdite  di fatturato pari a circa 35 miliardi di euro rispetto al 2019 in tutta Italia.

Tra coloro che nel 2020 hanno subito maggiormente la crisi dovuta all’emergenza covid  e non vedono spiragli per il futuro ci sono tutte le attività che ruotano intorno al comparto dei matrimoni.

Negozi di abiti da sposa e da cerimonia, fotografi, wedding planner, fioristi, catering: tutte quelle categorie che contribuiscono a quel  “grande giorno” di ogni coppia che decide di sposarsi. Ormai c’è rassegnazione, solitudine e senso di abbandono da parte delle ‘vittime’ di questa pandemia che sta falciando le attività che ruotano attorno al settore delle nozze. Da un anno a questa parte soffrono i danni delle continue restrizioni anti-Covid e quelle vetrine allestite dal titolare dell’Hatelier Thiene, proprio all’ingresso della città, sono lo specchio del cuore che sanguina di commercianti ed imprenditori che non possono reggere più.

‘Anno terribile, i danni sono incalcolabili’

”Il 2020 è stato un anno terribile per il nostro settore, siamo in ‘zona rossa’ da oltre un anno . E’ un danno incalcolabile per l’intera filiera”, aveva denunciato Luciano Paulillo, presidente AIRB (Associazione Italiana Regalo e Bomboniera) che evidenzia come ”tra dpcm e ordinanze regionali, che hanno impedito di svolgere cerimonie e feste religiose, a cui si aggiunge la chiusura delle chiese anche nei periodi di apertura sociale, abbiamo ad oggi oltre un anno di inattività totale”.

I numeri dicono che a livello nazionale il comparto ha perso l’80 per cento del fatturato, pari a ben 29 miliardi di euro per il 2020, mentre il 100 per cento da gennaio a marzo 2021. L’associazione, prendendo a riferimento i dati Istat, rileva che nel 2020 ci sono 85mila matrimoni contro i 170mila dello stesso periodo del 2019 e i 182mila nel 2018; in Italia tra gennaio e luglio 2020 sono stati celebrati 34.059 matrimoni mentre nello stesso periodo del 2019 furono 101.461 e nel 2018 furono 107.990. Nel primo trimestre 2020, che ha scontato gli effetti della pandemia solo limitatamente al mese di marzo, la diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2019 risulta del 20 per cento circa per matrimoni, unioni civili, separazioni consensuali nei tribunali. E’ nel secondo trimestre 2020 che si delinea ”il vero crollo” a causa delle ”pesanti restrizioni relative alla celebrazione dei matrimoni religiosi durante il lockdown, così come per quelle finalizzate a ridurre gli eventi di stato civile che hanno luogo nei Comuni”.

La diminuzione rispetto al secondo trimestre 2019 è stata di circa 80 per cento per i matrimoni, di circa 60 per cento per le unioni civili e le separazioni/divorzi consensuali presso i Comuni e i tribunali. Una crisi che mette a rischio migliaia di posti di lavoro.
”Una volta terminate le CIGS governative, troveremo un disastro –  ha preannunciato Paulillo – Dei 7mila negozi in Italia di vendita dell’articolo bomboniera e confetti circa 1.500 non rialzeranno la serranda con una perdita di 2mila posti di lavoro a cui si sommano almeno 3mila dipendenti di aziende produttrici e distributrici. In Italia sono circa 1.700 e saranno in 200 a non ripartire. Cinquemila lavoratori che, una volta perso il lavoro, come faranno a mantenere le proprie famiglie? Senza contare una folta partecipazione di lavoratori, della filiera di settore, non sostenuti dalla protezione dello Stato come: lavoratori occasionali, stagionali o di prestazione, figure che lavorano con partita iva o con ritenuta d’acconto che non hanno avuto alcun ristoro”.

 

 

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