A Casaletto Lodigiano, provincia di Lodi, Mario Cattaneo, ristoratore, 67 anni, durante una colluttazione spara ad uno dei malviventi che si sono introdotti nel suo negozio. Lo fa con un’arma, un fucile, regolarmente detenuto. Lo fa per salvare la propria vita e quella dei suoi familiari. E’ indagato per omicidio volontario.
Crolla un cavalcavia sulla A14 a Camerano (Ancona): due morti, tre feriti e un’inchiesta, ma nessun indagato al momento. “Il fascicolo è contro ignoti, l’ipotesi di reato resta per ora l’omicidio colposo plurimo”, dicono dalla Procura di Ancona. Due casi, un’unica Italia.
Un’Italia che non funziona, che va a due velocità: una severa all’eccesso, l’altra moderata e garantista. Il ristoratore lodigiano s’è difeso da una banda di ladri. Ha ucciso, vero, ma va valutata la componente umana, la paura che chi si era introdotto nel suo privato, di notte (lui dormiva) potesse andare oltre il furto. Ecco perché appare fuori misura il reato del quale viene accusato: omicidio volontario.
C’è l’eccesso di difesa, ma come commisurarla, la difesa, se non basandosi sull’assunto che va anteposto l’interesse del soggetto aggredito a quello di chi si è volontariamente posto contro la legge? Si tratta di autotutela e non di giustizia privata. La legittima difesa non viene considerata nel nostro Paese, la legge va revisionata, visto che al momento punta a punire gli onesti e a tutelare i criminali come fossero povere vittime.
Poi, sempre in Italia, abbiamo il paradosso di una giustizia che va cauta, è moderata nell’affibbiare colpe. E’ il caso del crollo del cavalcavia a Camerano, dove una coppia di coniugi è rimasta schiacciata. Qui l’esistenza di specifiche responsabilità appare evidente. C’erano lavori per l’ampliamento a tre corsie dell’autostrada, era previsto il sollevamento del cavalcavia. Nella ricostruzione dell’accaduto, gli operai stavano sollevando la campata del ponte con dei martinetti, quando la struttura ha ceduto.
Incapacità, cattiva progettazione, imponderabilità, maledetto destino? Tutto possibile, ma la domanda di base deve essere: come si fa ad avviare lavori del genere senza predisporre la chiusura di quel tratto della A14?
C’è più colpa nell’indolenza, nell’omettere necessarie azioni di prevenzione e causare la morte di persone innocenti che una mattina uscendo da casa non sanno di rischiare la vita (e perderla) solo perché passano sotto un ponte, che nell’uccidere chi ci entra in casa, nella notte (e l’intruso il rischio lo mette in conto).
Ecco perché sulla scrivania del Pm di Ancona dovevano già esserci i nomi degli indagati, che, ovvio, ci saranno, ma stupisce l’accortezza, la cautela nella valutazione delle colpe di fronte a tanta evidente colpevolezza.
Nel caso di Lodi, invece, una Giustizia che potremmo definire ‘feroce’ accusa, subito, di omicidio volontario, l’uomo che in casa propria viene visitato da una banda di ladri e ne uccide uno durante una collutazione.
No no, i conti non tornano, e comunque ricordiamo che i tempi che viviamo sono quelli in cui è stato coniato il detto: “è meglio un brutto processo che un bel funerale”.
Patrizia Vita