“Marzo 2021. Scuola, Italia – Corridoi e aule vuote. Docenti che parlano a dei monitor. Monitor da cui provengono, a volte, delle voci. Video che vanno. Appelli che si fanno, registri che vengono compilati. Voti che vengono dati. Telecamere accese e piu’ spesso spente”. È l’incipit di una lettera scritta da una docente bolognese e pubblicata sulla pagina Facebook del coordinamento bolognese di ‘Priorita’ alla Scuola’. “Ma i volti dei ragazzi sono talmente pallidi e spenti, loro stessi, che non sai piu’ se e’ peggio vedere loro o le sigle che li sostituiscono- – scrive la docente nella lettera- AF, E, LB: presenti. L oggi assente. Ci sei anche tu, sullo schermo: ogni giorno piu’ tirata e piu’ vecchia. Eppure era un lavoro che amavi. Ai tuoi studenti vuoi proprio bene. Fra i colleghi, alcuni sono anche amici. Il punto e’ che non e’ piu’ il tuo lavoro, i colleghi sono fantasmi vaganti e gli studenti non ci sono piu'”.

“La Dad non e’ scuola, e’ portare avanti una macchina burocratica, coprire un monte ore, dimostrare al mondo esterno che lo stipendio statale e’ adeguatamente sudato- prosegue la professoressa- La didattica e’ relazione educativa, scambio, corpi, voci reali. Presenza. Lo affermano i pedagogisti da secoli ma oggi si fa finta di niente, hanno sbagliato tutti, da Socrate in poi. Socrate? Retrograda! Mettiti al passo con i tempi, lo vedi appunto che sei vecchia. Ripeti con me: digitale, meet, gsuite, ambiente virtuale, classroom, drive. Non senti come suonano bene? Che imparano finalmente anche l’inglese. Si’ ma non e’ che io il digitale lo rifiuti, lo usavo anche prima, ma un conto e’ un supporto, uno strumento in piu’, che lo usi se e quando ti serve, un conto adesso, che e’ tutto e il meglio e l’oggi e il domani, e le magnifiche sorti e progressive. Vedi che lo capisci anche tu, l’hai detto adesso, e’ il futuro! Il progresso, una risorsa che non possiamo sprecare, lo dice anche il ministro”.

“Ma poi, sai cos’e’- spiega- c’e’ che non mi sento molto bene. Non ho piu’ voglia di preparare le lezioni, di insegnare. A meta’ pomeriggio mi sale una nausea che non ti so dire”. “E poi- aggiunge- non sono solo io, mi pare che stiamo tutti male, anche i ragazzi, i pixel, quando si palesano, non li vedo niente bene. Non seguono, hanno le occhiaie, hanno perso interesse, motivazione. Anche i bravi, si’, no, non solo gli scarsi”. Nella lunga lettera la docente ricorda poi di quando, prima dell’emergenza sanitaria, “c’erano, degli specialisti, che parlavano di benessere dei bambini e dei ragazzi. Dicevano anche che per lo sviluppo cognitivo il virtuale non era proprio il massimo. Disturbi dell’attenzione, ansia, sonno agitato. Si raccomandavano che il tempo davanti al monitor fosse il minimo indispensabile”. Ma poi il Covid ha imposto altro: “e’ per la salute pubblica, vero, che accade tutto questo? Com’e’, com’e’ che tante cose non mi tornano? Sara’ questo che non mi fa dormire. Sara’ Socrate, si’. Mi vengono di nuovo le lacrime, una rabbia, non so. Ok, aspetta che recupero il discorso Bianchi. Magari, si’, magari mi sento meglio. No”, conclude.

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