Irriverente? La semplicità lo è come la verità.
E lo spot di Checco Azalone ne è una prova, quando riesce a di mostrarci che fare fronte comune contro la malattia o l’handicap non è questione di “buon cuore” e di generosità.
Se l’handicap entra “nelle nostre case”, nel quotidiano, se non ci è più possibile chiuderlo fuori dalle porte del pietismo benpensante, scopriremo tutti che è un fastidio fargli spazio.

 

 

Non ci darà occasioni di comodità perché è un problema.
Ci costringerà a rinunciare alla nostra sicurezza, alle cose cui teniamo, metterà alla prova la nostra pazienza regalandoci in cambio solo un immenso sorriso, perché è una fatica.
Però, ed è questo ciò che nello spot mi piace di più, siamo solo noi a pensare che sia un problema degli altri, una fatica per gli altri.
Perché invece l’handicap è un problema di tutti noi, ed allora viene voglia di tirarsi su le maniche per cercare di risolverlo.
Nella ripartizione delle risorse della comunità umana l’handicap è, o dovrebbe essere, una voce importante del bilancio. Perche se in una famiglia c’è un membro che non si regge in piedi, la prima necessita per tutti è una carrozzella. Se in una ditta c’è un capannone che brucia, la prima necessitá per tutti è spegnere l’incendio.
Se in una squadra si infortuna un giocatore, il suo infortunio è il primo problema per tutti gli altri.
Se uno di noi all’improvviso ha meno degli altri, colmare la sua differenza diventa il primo problema per tutti…
Ma questo solo se non riusciamo a chiuderlo fuori dalla porta.
Perché il bambino disabile non desidera avere un posteggio riservato, desidera guidare ed essere alla pari degli altri condomini e preferirebbe non avere l’handicap e non trovare parcheggio.
Questo l’abbiamo capito tutti.
Non credo che siamo così stupidi.

Umberto D’Anna

video tratto da youtube

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