RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Subito il dopo il passaggio del Giro d’Italia nel mio paese, sono stata identificata dai Carabinieri per aver esposto una bandiera della Palestina. Mi trovavo all’interno del campo agricolo di proprietà della mia famiglia, a Lonigo in provincia di Vicenza, e avevo appena riposto la bandiera dopo il passaggio dei ciclisti,” dichiara Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi. “Tutto ciò è assurdo. Perché occupare così le forze dell’ordine? Mi chiedo perché identificare chi vuole solamente mostrare solidarietà nei confronti del popolo palestinese, vittima delle atrocità del governo Netanyahu. Come parlamentare europea non posso tacere di fronte al massacro e mi sono sentita in dovere di essere presente, sulle strade del giro, con la bandiera di Palestina come tante e tanti in tutta la penisola. Il mio non è un episodio isolato: in questi giorni, è stato fatto di tutto per nascondere le manifestazioni a sostegno della Palestina sulle strade del Giro. Con scarsi risultati, visto che la bandiere sono presenti in tutte le tappe. Un bellissimo segnale, anzitutto di umanità, che non può più essere ignorato dal governo,” prosegue. “Ma ecco cos’ho imparato oggi: se volete scendere in piazza con una bandiera palestinese, non dimenticate di portare un documento d’identità,” conclude.

Cristina Guarda (Verdi/ALE), eurodeputata

A risponderle è il sindacato dei carabinieri di cui pubblichiamo integralmente la replica:

“Comprendiamo e condividiamo la solidarietà verso il popolo palestinese, vittima di una grave crisi umanitaria e di atti di inaudita violenza che toccano profondamente la coscienza collettiva. Tuttavia, è doveroso ricordare che le Forze dell’Ordine, anche in occasione di eventi pubblici come il Giro d’Italia, operano nel pieno rispetto della legge, con l’unico obiettivo di garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. L’identificazione di una persona in un contesto pubblico non è un atto repressivo, bensì una procedura prevista dalle normative, priva di intenti politici o censori. La libertà di espressione è un diritto fondamentale, ma va esercitata nei limiti stabiliti dalle regole che garantiscono la convivenza civile. Strumentalizzare il lavoro quotidiano dei Carabinieri per finalità polemiche non giova né al dibattito democratico né alle giuste cause che si vogliono sostenere”.Raffi Giacomo
Segretario Generale Regionale
UNARMA VENETO – Associazione Sindacale Carabinieri

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