poli raggi home

Ormai è guerra. Una guerra in casa, tra italiani e migranti. I primi sono al collasso, inaspriti da un’accoglienza che da temporanea che doveva essere minaccia di divenire stanziale; i secondi, incattiviti dallo stato di bisogno, non conoscono la gratitudine e, anzi, a tratti sforano nell’odio nei confronti di chi, volente o nolente, li ha accolti. Insomma, è guerra aperta tra razze costrette alla convivenza.

Ma mettiamoci, per un attimo, dalla loro parte. Dalla parte di chi ha affrontato un viaggio disastroso, stipato tra mille corpi, nella stiva di un vecchio battello. Un viaggio pagato salato, come l’acqua di quel mare nel quale molti tra loro sono morti. Mettiamo in conto le aspettative di quegli uomini e quelle donne che hanno puntato dritto all’Italia per rinascere a vita nuova, magari per far soldi e tornare a casa, nella loro terra, e aiutare quelli che ci sono rimasti, tra la guerra e la miseria.

Italia, quel paese definito, ormai impropriamente, bello. E magari bello lo è ancora, ma sfiorito, violentato, annullato. Ci credevano ricchi, forse; ci credevano buoni, forse; ci credevano fessi, forse.

Hanno scoperto qui che non siamo ricchi ma alla canna, che non c’è lavoro per noi figuriamoci per loro. Hanno scoperto qui che non siamo buoni, perché non è facile esserlo quando anche chi uno stipendio ha la fortuna di averlo, lo vede svanire tra tasse, bollette e il necessario per campare, e dunque non ha tempo di pensare alle disgrazie altrui. Hanno scoperto qui che non siamo fessi, perché accogliere chi sta male e cerca rifugio è una cosa, ma subirne l’insoddisfazione perché non siamo quelli che credevano, la rabbia, l’aggressività, è un’altra.

Si comportasse bene l’accolto, non pretendesse più delle porte aperte. Non è colpa del popolo se non siamo ricchi, buoni e fessi. Non è colpa del popolo se li accogliamo in capannoni sistemati alla buona; se chi lavora tra loro è sfruttato e sottopagato. Siamo noi italiani i primi ad essere sfruttati e sottopagati.

A Roma, dopo i disordini tra polizia e migranti per l’occupazione di uno stabile, l’intolleranza tra le due fazioni è aumentata. La cronaca di ieri racconta un altro episodio: un centro accoglienza assaltato dai residenti di un quartiere, in difesa di una madre italiana che – dicono – era stata sequestra e bastonata all’interno del centro dove si era recata per lamentare il lancio di pietre contro i propri figli da parte dei migranti ospiti. Da qui la vendetta, l’intero quartiere è insorto, un eritreo è stato pugnalato, fortunatamente non è in pericolo di vita.

Dove sta la ragione in origine? Dalla nostra che viviamo, già male, in un paese malgovernato e siamo pure invasi da popoli insoddisfatti, o dalla loro, incattiviti da speranze infrante appena toccato il suolo italiano?

Insomma, l’Italia delude ad ampio raggio, italiani e migranti.

Patrizia Vita

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