L’esempio lo dovrebbero dare proprio loro e fa rabbia assistere a certe scene quando si è titolari di un bar costretto a chiudere rigorosamente alle 18 e dove si sono investiti fiori di denari per la sanificazione.

Mi chiamo Marzia, sono una barista che stamattina ha assistito ad una scena che mi ha fatto montare la rabbia, all’interno del bar dell’ospedale San Bortolo di Vicenza.

Tavolino pieno di briciole delle consumazioni precedenti, sedie sporche e con ditate vistose. La persona che lo sparecchiava portava via le tazze ma non raccoglieva i rimasugli lasciati dai clienti, nessun disinfettante passato prima che si sedesse la signora che ha preso il suo caffè in mezzo alle zuccheriere stracolme e ai porta salviette che non erano il massimo della pulizia.

Ad attirare la mia attenzione un uomo con moglie e figlio che probabilmente era reduce da una visita. L’ho visto reagire a quello spettacolo che aveva fatto insorgere me.

Lui non si è fermato a fotografare come ho fatto io, ma è corso a chiamare un poliziotto in servizio dentro l’ospedale.

Gli ha imposto di andare dal responsabile del bar perché sanificasse quella postazione, come viene imposto a tutti i commercianti della ristorazione dei bar e no, in tempo di covid, evidentemente le regole non valgono per tutti.

Mi sono intrattenuta fuori dell’ospedale a parlare con questo papà, un barista anche lui, di quelli che negli ultimi mesi spendono fior di quattrini per acquistare gel e prodotti per la sanificazione scrupolosa dei luoghi in cui si consumano cibi e si rischia quindi il covid se non è ben pulito.

Noi baristi siamo ‘martellati’ e minacciati di sanzioni, ci siamo adeguati senza battere ciglio pur di poter lavorare, ma non si può accettare che all’interno di un ospedale si verifichino scene del genere.

Io ed il signore che ha chiamato la Polizia siamo andati via inorriditi, ci ho pensato tutto il giorno e ho deciso di scrivervi per raccontarvi questo episodio, che raccoglie anche la frustrazione di chi teme sempre di non fare abbastanza per mantenere pulito il locale in cui lavora.

Subiamo una pressione continua, temiamo che ci spuntino le forze dell’ordine da un momento all’altro e che trovino una briciolina sfuggita dalla bocca a qualcuno, siamo attentissimi non solo per la salute del prossimo, ma perché non vogliamo mettere a rischio le nostre attività commerciali.

Credo che questo timore, all’interno del bar dell’ospedale, stamattina non l’abbiano avuto, visto che quando il poliziotto è andato a richiamare i dipendenti perché igienizzassero, non solo non hanno disinfettato adeguatamente, ma hanno anche reagito quasi infastiditi per quel richiamo.

Marzia, Schio

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