Dar voce a chi la Prima Guerra Mondiale l’ha vissuta con sacrificio, carattere, speranza, per non sopperire a chi aveva deciso che la violenza doveva essere l’unica arma di potere. “Tutta un’altra storia. La Grande Guerra raccontata dalle donne e dai bambini”. Questa l’ultima fatica letteraria di Raffaella Calgaro, scrittrice, ricercatrice storica, docente all’Istituto Tecnico Tecnologico Chilesotti di Thiene. Mercoledì 12 aprileRaffaella Calgaro alle 20.30 verrà presentato il suo nuovo libro, in occasione della serata culturale al “Centro Bar”di Federica Mioni a Mosson, a Cogollo del Cengio. Pubblicato lo scorso anno, ha lo scopo di diffondere il più possibile la narrazione di donne marginalizzate, in terre marginalizzate quali terre di confine.

Un progetto significativo, quello di mantenere vive e attuali realtà vissute da chi ha visto sbriciolare le loro case, le loro certezze, la loro politica identitaria, la loro famiglia, da chi ha dovuto proteggere e mettere in salvo anziani, bambini, rimanendo comunque un punto di riferimento per loro. Storie di donne che aspettavano a casa i loro mariti al fronte, ma che al tempo stesso dovevano essere forti per i loro figli, un ruolo quello della donna che viene poco decantato nei testi storici. Narrazione piuttosto ‘moderna’, considerando gli ultimi avvenimenti storici. Il subentro della guerra ucranìa ha permesso di volgere nuovamente l’attenzione alle sofferenze del popolo, storia che in qualche modo si ripresenta e porta ancora una volta alla luce gli stessi dolori, le stesse atrocità. Un romanzo che vuole far comprendere che, sì, la guerra è un fatto militare ma anche un fatto soprattutto umano, che coinvolge necessariamente un’umanità disarmata, che non ha voce in capitolo, proprio come queste donne e bambini, che non hanno armi per potersi difendere se non un carattere forte, deciso. Madri che hanno raggiunto davvero ogni angolo, ogni regione d’Italia pur di mettere in salvo i loro bambini.

La scrittrice propone il concetto di confine come un concetto di promiscuità: il confine è labile, fluido. Non ci sono dei segni che marcano le diversità. “Al di là” o “al di qua” del confine ci si sposava, si faceva festa insieme, si viveva il mercato, la lingua, usanze e tradizioni erano le medesime. E’ una storia che evidenzia realtà di confine che è giusto che tutti conoscano.

Il testo è stato adottato anche all’università, alla facoltà di Storia Moderna di Perugia, ma anche in istituti superiori, arrivando anche alle scuole medie di Milano. Per l’autrice è importante dare la possibilità a tutti di leggere diari, lettere, racconti, fonti e testimonianze dirette di una realtà che facilmente può riproporsi, se non si ha la conoscenza di quanto è realmente accaduto. “Credo profondamente nella diffusione, – confessa Raffaella Calgaro – credo nelle persone, voglio raggiungere anche piccole realtà che cercano di dar valore alle persone. Nessuno escluso, il mio scopo è quello di divulgare la storia il più possibile da un punto di vista umano, raccontare ciò che siamo sotto ogni punto di vista”.

Laura San Brunone

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