Presentato in Sala Conferenze ‘Il 25 aprile di Piovene Rocchette’, di Romano Borriero. “Una cronistoria dei 5 giorni che videro le colonne tedesche passare e sostare in paese. Sono i giorni della ritirata raccontata dall’autore grazie alla sua ricerca, tra documenti, foto e testimonianze” spiega l’Assessore Comunale Giovanni Pattanaro.
“Con questo suo libro Romano Borriero scrive pagine importanti della storia di Piovene Rocchette – dichiara il Sindaco Erminio Masero – Grazie alla pura trasparenza che lo ha contraddistinto nella stesura, Romano racconta i cinque giorni di Piovene Rocchette, dal 27 aprile al 1° maggio del ’45, che rappresentava un passaggio importante per i tedeschi in ritirata da Vicenza verso la Val d’Astico. Grazie alla certosina ricerca di Romano Borriero possiamo scoprire, o riscoprire, come le nostre famiglie d’allora vissero i giorni che segnavano la fine della Seconda Guerra Mondiale”.
“Lo scopo della serata non è fare una lezione di storia, che avrebbe avuto ben altro spessore, ma parlare del paziente lavoro di raccolta di documenti, scritti, memorie orali relative a quel particolare momento storico di Piovene Rocchette – spiega  Giuliana Corà, Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, introducendo l’autore -Il libro di Borriero si cala in un contesto storico importante: il 25 aprile. Una data conosciuta da tutti e simbolica, attorno alla quale ruotano eventi antecedenti e posteriori. A partire dal ‘43 con lo sgretolamento del fascismo: i primi scioperi e, soprattutto, l’arresto dello stesso Mussolini, oltre che le incursioni degli Alleati per intimidire il Governo Italiano e indurlo all’Armistizio di Cassibile, firmato poi il 3 settembre del 1943 e reso pubblico cinque giorni dopo-continua – Poi la liberazione di Mussolini, nasce la Repubblica di Salò e l’Italia di fatto viene divisa in due dalla cosiddetta ‘Linea Gotica’, si costituiscono i Comitati di Liberazione Nazionale che organizzano la Resistenza ai nazifascisti. Nel ’44 re Vittorio Emanuele III si ritira a vita privata e il figlio Umberto assume la reggenza; la situazione diventa sempre più calda perché anche la Germania sta cedendo su vari fronti di guerra; scatta l’offensiva degli Alleati sugli Appennini e le grandi città del nord insorgono il 25 aprile del 1945-conclude la Prof.ssa Corà – Questi eventi costrinsero i tedeschi ad una precipitosa ritirata verso i passi alpini. Si spiega così perché Piovene Rocchette fu liberata dopo tale data: il 30 aprile”.
I 5 giorni di Piovene Rocchette
A farne il racconto è l’autore Romano Borriero accompagnato, nel corso della serata, dalle domande poste dall’Assessore Comunale Giovanni Pattanaro.
Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere il libro ‘Il 25 aprile di Piovene Rocchette’? Quattro anni fa, in una serata in cui mi trovavo a raccontare i cinque giorni, crebbe in me l’esigenza di scrivere in modo chiaro la cronologia degli eventi di cui tanti hanno sentito parlare, lasciando così qualcosa di scritto agli appassionati di storia.
Quali sono state le sue fonti? Oltre a foto e documenti, reperiti nell’archivio della Biblioteca Comunale, fondamentali le testimonianze dell’epoca: queste ultime, sono elementi preziosi per il mio libro anche se non sempre così facili da ottenere. Per molte persone ancora oggi è difficile evocare i ricordi ma, alcune di loro, hanno trovato il coraggio di superare le proprie paure e raccontare.
Cosa succedeva a Piovene Rocchette e nella Val d’Astico in quei giorni? Partiamo dal 26 aprile del ’45, una data importante: i tedeschi cominciano a lasciare Vicenza. Il 28 aprile gli Alleati entrano in città e il Battaglione della Decima Mas si dirige verso Thiene mentre, su Piovene, convergono due colonne tedesche: sono dirette verso la Val d’Astico, principale loro via di fuga perché l’altipiano era presidiato dai partigiani.
Come era composto l’esercito che passava? Era la truppa del Battaglione Bozen, composto da altoatesini e quindi italiani a tutti effetti e convinti che, una volta arrivati a Lastebasse, lì iniziasse il loro territorio nazionale.
Come era la vita a Piovene Rocchette in quei giorni? Si percepiva la fine della guerra, ma la vita era scandita ancora dal coprifuoco e dalle ordinanze della Casa del Fascio. Nella gente tanta era la paura dei bombardamenti e non solo da parte dei tedeschi: gli Alleati stavano avanzando e il rischio del fuoco incrociato poteva essere concreto: per questo Piovene chiese al Prefetto di Vicenza di fare attivare delle sirene antiaeree, per avvisare la popolazione di un imminente bombardamento e mettersi in salvo nei rifugi antiaerei o nelle trincee lungo la linea ferroviaria che collega il paese a Schio.
E la scuola? Come era la scuola a Piovene Rocchette? Con l’edificio adibito a scuola allievi della milizia stradale, le scuole elementari vennero spostate in Villa Scotti, ovvero in quella che prima ancora fu la residenza di Gaetano Rossi. Anche un nucleo della Decima Mas si accamperà nella Caserma.
Dal 27 aprile al 1° maggio del ’45, cosa accade? I tedeschi sono in marcia da Vicenza e, il 27 aprile, arrivano al bivio da via Thiene: si dividono in due colonne, i mezzi si spostano su via Roma (oggi via Gorizia) mentre i soldati a piedi proseguono per via della Repubblica (l’attuale via della Libertà). Si ricongiungeranno verso la Stazione, che occuperanno il 29 aprile. Mentre una colonna avanza verso il centro di Piovene Rocchette dei giovani partigiani sbarrano la strada ai tedeschi. Uno dei giovani imbraccia un vecchio fucile della Prima Guerra Mondiale e i nazisti, senza perdere tempo, aprono il fuoco con una raffica di mitragliatrice: colpiscono la strada e i ragazzi scappano, verso le case, nelle proprietà dei Gregori. Scatterà un inseguimento con i tedeschi che arrivano a minacciare, fucili alla mano e puntati al petto delle donne: vogliono sapere dove si nasconde il partigiano, ossia il ragazzo. I proprietari della casa con non poco affanno riescono a placare la rabbia dei tedeschi che decidono di fermarsi in paese, allestendo un attendamento in Vicolo del Monte.
Coi tedeschi accampati c’è molta tensione che tocca livelli alti il 28 aprile quando scatta una scintilla molto pericolosa. Alcuni giovani partigiani sparano dei colpi con dei fucili da caccia. La reazione dei tedeschi non si fa aspettare: le colonne militari si fermano e puntano i cannoni verso il centro abitato di Piovene Rocchette. Sarà l’intervento di fra’ Galliotto, accompagnato da Serena Paganini quale interprete, a risolvere la situazione: vanno dai tedeschi e cercano di spiegare che nessuno è stato ferito e che non serve una rappresaglia. Piovene Rocchette è completamente occupata e le colonne tedesche continuano ad avanzare, mentre una loro staffetta in moto si trova in panne in via Trento: il tedesco chiede aiuto ad un uomo (un carabiniere reale fuori servizio) che invece lo disarmerà quando si rende conto che il soldato è pronto a sparare ad un gruppo di giovani partigiani. Fatto prigioniero, il militare tedesco verrà poi liberato sopra Meda mentre la moto verrà nascosta in una stalla. È questo il fatto che i tedeschi vogliono rivendicare e procedono con un rastrellamento in via Levrena: prendono degli ostaggi. Intanto, il 29 aprile, la vicina Schio diventa città libera: i tedeschi affrettano la loro ritirata e decidono di ‘tagliare’ le strade dietro a loro, facendo saltare ponte Pilo nella notte tra il 29 e il 30 aprile. Ma vorrebbero far saltare anche le fabbriche che i partigiani sono pronti a difendere: verrà firmato un accordo, il 29 aprile, che garantirà il libero transito dei tedeschi che dovranno passare per le vie del paese senza l’uso di armi e senza saccheggiarle. È il 30 aprile del 1945: gli ostaggi di via Levrena vengono liberati e così Piovene Rocchette anche se, il giorno dopo, c’è uno scontro a fuoco con un piccolo gruppo di tedeschi in cui resta ferito alla gamba Chicco Ballico.
a cura Ufficio Stampa Comune di Piovene Rocchette
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