Se non si cambia regime, le Ater non ce la possono fare a sopravvivere.

 La Giunta regionale del Veneto ha approvato, su proposta dell’assessore al sociale e alla casa Manuela Lanzarin, nuove norme in materia di edilizia residenziale pubblica. Il provvedimento cambia la ‘governance’ delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale, rendendola più leggera e operativa e – soprattutto – aggiorna i criteri per l’accesso alle case pubbliche. Due le principali novità: i contratti a termine (quattro anni, rinnovabili) e il canone di locazione ‘sopportabile’, parametrato cioè alle possibilità economiche degli assegnatari ma anche ai costi di gestione e manutenzione sostenuti dall’Azienda pubblica.
“A vent’anni dalle leggi regionali che hanno riordinato gli enti di edilizia pubblica e i criteri di gestione degli alloggi, era necessario aggiornare le regole – dichiara l’assessore Lanzarin – al fine di preservare il patrimonio abitativo e garantirne l’effettiva funzione sociale. Oggi 4 inquilini su 10 dei 37 mila alloggi di proprietà regionale  (41 mila contando anche le case di proprietà dei comuni) pagano un canone compreso tra i 20 e i 48 euro al mese, e 5 su 10 pagano un affitto compreso tra i 120 e i 212 euro mensili, a fronte di un costo medio unitario di 131 euro al mese solo per le spese di gestione e manutenzione. Se non interveniamo in favore della sostenibilità economica, le Ater non solo non riusciranno ad avere le risorse per rinnovare e ampliare il numero di alloggi, ma non saranno nemmeno più in grado di assicurare la gestione e la manutenzione delle case esistenti”.
La riforma prevede che l’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica avvenga non più solo in base al reddito, ma in base ad uno specifico indicatore di situazione economica equivalente, che terrà conto del reddito, del patrimonio, della composizione del nucleo familiare e della sua effettiva capacità economica, rilevata attraverso gli indicatori di consumo. “Si tratta di una scelta di equità – precisa l’assessore – motivata dall’esigenza di non favorire chi dichiara redditi esigui, e magari dispone di altre risorse finanziarie o immobiliari, a scapito di chi ha davvero bisogno”.
Anche l’importo del canone sarà commisurato alla capacità economica delle famiglie assegnatarie, secondo verifiche annuali. Verranno comunque salvaguardate le situazioni di maggior disagio economico. Ma verrà tenuto conto anche del dovere dell’inquilino di mantenere il decoro dell’abitazione assegnata. “Nei casi di grave incuria e condotte incivili – sottolinea l’assessore – l’azienda provvederà alla risoluzione del contratto di locazione”.
L’altra novità prevista dalla riforma è il contratto di locazione a termine (quattro anni, più quattro) introdotta per favorire il ricambio e la mobilità, nel caso di mutata condizione del nucleo familiare. “Il beneficio di un alloggio a canone sociale deve essere temporaneo – sottolinea l’assessore – per incentivare le persone a migliorare le proprie condizioni e per massimizzare la funzione sociale del patrimonio pubblico. Su 16 mila domande oggi in graduatoria, solo il 5 per cento riesce ad ottenere  un alloggio Ater. E’ evidente che le regole devono essere riviste, per rendere davvero esigibile il diritto ad una casa, in particolare dai giovani, dalle giovani coppie, genitori separati e con figli, dai lavoratori autonomi a basso reddito e dagli anziani con la pensione minima”.
Contratti a termine, canoni commisurati alla capacità economica degli assegnatari e la loro responsabilizzazione nella buona conservazione dell’immobile potranno rappresentare inoltre altrettante ‘leve’ per rendere più ‘interessante’ la possibilità per l’inquilino di acquistare l’alloggio Erp e incentivare così il piano di alienazioni degli alloggi pubblici che prevede la dismissione entro il 2020 di metà del patrimonio regionale di case popolari per reinvestire il ricavato nella manutenzione e in nuovi alloggi.
Il testo di riforma, che dovrà ora essere approvato dal Consiglio regionale, modifica inoltre la struttura di governo e le funzioni delle Ater: le sette aziende territoriali saranno rette da un amministratore unico, coadiuvato da un direttore; il controllo sarà affidato ad un revisore unico dei conti;  e potranno, inoltre, diventare stazione appaltante per gli enti locali e occuparsi anche di edilizia scolastica e di lavori pubblici, occuparsi della gestione del patrimonio dismesso delle Ulss, e rilasciare attestazioni di qualità ambientale ed energetica degli immobili.
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