Sessanta anni tondi, thienese doc e con la passione per la politica, che ha ereditato dal nonno Daniele Ciscato. Crede nel cambiamento, che non sempre gli amministratori sanno attuare adattandosi alle caratteristiche della società moderna, che oggi, richiede più sforzi ai sindaci, sempre più imprenditore e ragionieri con fondi falciati dal governo, che vanno razionalizzati con maestria perchè i comuni non perdano i servizi. Daniele Apolloni corre in vista del voto del 2022 a Thiene: ‘Non è per partecipare, ma per vincere e realizzare un cambiamento, che deve servire a riportare il cittadino e le persone al centro della politica. Missione che è stata dimenticata con amministratori più preoccupati a fare business e a realizzare gli interessi dei ‘potenti’, che ad occuparsi delle esigenze primarie della gente’.
Apolloni, a chi non la conosce e vuole fare capire che la sua candidatura non è l’improvvisazione del momento, cosa vuole dire?
Il fatto che io abbia ufficializzato la mia candidatura alle amministrazioni dell’anno prossimo è possibilità per chi deve recarsi all’urna e decidere con libero arbitrio chi debba governare Thiene per 5 lunghi anni, di conoscermi. Di leggere il mio pensiero attraverso i media e fare una scelta oculata. Oggi, il cittadino è consapevole del potere democratico che possiede grazie al suo voto, deve esercitare questo diritto-dovere con un ruolo attivo e quindi maturo, non dettato da ideologie di partito, ma con scelta matura di colui che giudica il migliore.
Ribadisce quindi il suo essere ‘civico’?
Certo, la passione politica è una cosa, credere in dei valori anche, ma amministrare la res pubblica è tutt’altro. In parlamento, 20 anni fa, quando ero all’opposizione con la Liga Veneta per l’Indipendenza della Padania capitanata da Bossi, proposi un emendamento sui condomini, che doveva servire ad arginare la piaga dell’evasione fiscale. Il testo da me stilato, grazie alla mia professione, piacque alla maggioranza, che lo votò. Non perchè fossi in minoranza che dovessi stare lì seduto a limitarmi a votare contro tutto e tutti. Anche i ministri di allora, appoggiarono il mio lavoro anche se ero all’opposizione. Volevo dare un senso al mio mandato a Roma, avevo l’opportunità di portare il mio contributo e venni apprezzato.
Sul suo abbandono della Liga circolano molte versioni, ci può spiegare cosa accadde in realtà?
Capita che quando appartieni ad un partito, se siedi all’opposizione, i tuoi capi pretendono che tu debba votare contro a prescindere, senza comprendere che c’è chi è lì per fare gli interessi della gente e non di questo o quel gruppo d’appartenenza. Io ero uno molto produttivo e presente, se mi capitava di poter collaborare per portare avanti dei progetti, lo facevo. Facevo interrogazioni e venivo apprezzato. Apriti cielo: si scatenava l’inferno, da parte di chi voleva che prendessi delle posizioni di partito. Ecco, questa mia personalità mi ha penalizzato perchè non essendo allineato ai dettami dei vertici leghisti, iniziai ad essere emarginato. Da qui la mia dipartita, che fu anche un momento di maturità di cui vado fiero perchè mettersi in gioco e a volte cambiare idea è sinonimo di crescita. Ma all’interno dei partiti la coerenza spesso non viene compresa. Tu nasci leghista e per loro, non è possibile un’evoluzione del tuo pensiero. Lo dicono i saggi che chi cambia idea è perchè è intelligente.
Quindi, Lei è approdato al partito di Mastella…
Si, ed è stata un’altra esperienza del mio curriculum, fatto di esperienze variegate e formative. Ho imparato tanto e non rinnego nulla perchè oggi, posso dire che non è possibile che ti piaccia solo il bianco o il nero, la destra e la sinistra. Grazie a tutte queste vicende, ho potuto toccare diversi mondi politici e sposare gli ideali di questa o quella parte politica.
E dove si colloca meglio adesso?
Nè a destra nè a sinistra. Ideologicamente, sposo diversi pensieri, cerco sempre di cogliere il meglio dalle diversità per adattarle alla realtà.
Mi faccia un esempio, parliamo di immigrazione…
Non sono quello che ce l’ha con gli stranieri, anzi, provo a parlarci per comprendere i loro problemi di adattamento ad una cultura diversa. Mi metto nei loro panni e penso a me stesso, se dovessi trovarmi in una terra con usi, costumi, regole differenti dalla mia. Ne viene fuori, che, a mio modesto avviso, non ha senso ospitare immigrati, se non li mettiamo nelle condizioni di conoscere la società che li ospita, se li lasciamo ghettizzati, se non li mettiamo nelle condizioni di essere produttivi e risorse per una città, come può essere Thiene, dove devono poter dare un contributo concreto, guadagnarsi da vivere, integrarsi e sentirsi parte di una comunità alla stessa stregua degli italiani.
Torniamo alla sua corsa alla poltrona di primo cittadino, chi è che fa per primo il tifo per Lei?
Alisa, la mia compagna e madre di mia figlia. Mi sta sostenendo in quest’avventura in cui credo fortemente. Ma anche la mia famiglia e quegli amici, che mi hanno spronato a ributtarmi nella mischia della politica, dove oggi occorre una competenza, che è imprescindibile. Vorrei riportare Thiene alla gloria di un tempo, sto preparando un programma che deve segnare il cambiamento e il rilancio. Basta centri commerciali che uccidono il commercio, e soprattutto, impariamo a pensare ai bisogni dei singoli, a qualsiasi categoria appartengano. Il mio lavoro da amministratore di condominio mi ha insegnato a dialogare con tutte le categorie della società. La mia lista dovrà essere espressione di tutti, dal commerciante al più umile della società, che deve avere un ruolo di partecipazione, anche quando denuncia le sue problematiche.
Il problema dei centri commerciali non è di facile gestione, se ne parla da anni, ma continuano a nascere come funghi…
Non posso ancora rivelare nulla del mio programma, ma una cosa gliela dico: se un ‘colosso’ vuole essere ospitato a Thiene, che paghi profumatamente, non si faccia come negli anni passati che è stato dato il lasciapassare a chiunque.
In questi giorni, è intervenuto sul tema sanità e ospedali di Santorso e Bassano. Cosa ne pensa?
Guardi, non siamo stati in grado di difendere i nostri servizi sanitari e socio assistenziali. Casarotto, che fa parte della conferenza dei sindaci ha alzato la voce solo negli ultimi giorni, ma per quanto riguarda la conferenza dei sindaci, si è dimostrata incapace di tutelare la popolazione dell’Altovicentino. Quest’ultima, negli ultimi anni, si è ritrovata a fare i conti con due ospedali dismessi, che sono stati riunificati sotto l’ospedale di Santorso. Poi, il matrimonio con Bassano, che ha evidentemente fatto gli interessi dei bassanesi, dove la politica leghista è più forte. Abbiamo perso qualità. Un tempo vantavamo primariati che facevano accorrere pazienti da fuori regione, oggi, i medici non solo fuggono, ma qui non vogliono venire. Tutto questo è avvenuto con la complicità di chi non si è mai recato a Venezia per parlare con Luca Zaia, che ha realizzato i suoi progetti, grazie ai ‘pupilli dg’, che hanno fatto gli interessi esclusivi del doge. Cosa hanno fatto i sindaci della conferenza per mediare? Io non ho mai letto di prese di posizione, di proteste e di dichiarazioni-stampa che potessero lasciare intravedere da parte loro una difesa. Forse mi sono perso qualcosa, ma ho percepito solo silenzio, che ha lasciato passare tutto quello che la Regione voleva.
Mi dica qualcosa di personale della sua persona…
Sono un uomo semplice, a cui piace leggere e tenersi informato. Amo il mio lavoro, che svolgo con passione e dedizione. Il mio studio parla di me, trascorro gran parte delle mie giornate qui dentro, ma scrivo anche. Testi e libri sulla mia materia.
Sento tanto orgoglio da parte sua, di cosa è altrettanto orgoglioso, che ha fatto nella sua vita?
Di mia figlia . E’ una bambina meravigliosa. Sono anche fiero di essere una persona onesta.
A proposito di onestà, quanto conta in politica?
Tantissimo, ma come le ho detto prima, non basta essere onesti se non hai competenze. La competenza ti dà la possibilità di decidere, altrimenti sarai ostaggio di chi con la sua competenza, deciderà al posto tuo.
Natalia Bandiera