Comunicato Stampa- ’Archivio Storico Lanerossi, testimonianza preziosa dell’identità industriale della città di Schio, si trova da oltre vent’anni in un edificio privo del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI): per Fratelli d’Italia una condizione inaccettabile per la conservazione di un patrimonio storico di tale rilevanza. A lanciare l’allarme è, dal 2023, il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Alex Cioni, che con interrogazioni, interventi in aula e approfondimenti normativi ha portato all’attenzione dell’amministrazione comunale e degli enti preposti la necessità di un intervento urgente.
Dal 2003, l’archivio è custodito in un capannone industriale del 1960 che non rispetta i requisiti minimi di sicurezza antincendio. Dopo essere stata coinvolta su iniziativa dello stesso consigliere, la Soprintendenza Archivistica per il Veneto ha formalmente chiesto aggiornamenti in merito al Comune. Solo di recente è stato commissionato uno studio tecnico preliminare e, nel bilancio 2027, sono stati stanziati 150 mila euro per interventi che, con ogni probabilità, non verranno mai realizzati vista l’intenzione di demolire l’immobile.
Durante la discussione del Rendiconto 2024, Cioni ha rivolto un appello diretto alla sindaca Marigo: “Se fossi in lei, non mi assumerei la responsabilità di tenere un giorno di più sotto il controllo del Comune un patrimonio che ci venne consegnato nel 2003 già in un immobile – allora di proprietà della Marzotto – non a norma. Se fossi sindaco, non esiterei a convocare in municipio la proprietà dell’archivio per valutare assieme il da farsi, prima di tutto per sollevare il Comune da ogni responsabilità, essendo peraltro la convenzione di comodato d’uso in scadenza nel 2028”.
Il consigliere sottolinea con forza che, alla luce dei fatti, l’azione del Comune non può più limitarsi ad attendere soluzioni future, ancora tutte da definire, ma deve tutelarsi ora, nell’interesse della collettività, affinché responsabilità legali, economiche e morali non ricadano sulla città per un patrimonio che non è di sua proprietà.
Oltre alle ipotesi di trasferimento in una nuova sede o nella Fabbrica Alta – anch’essa bisognosa di importanti lavori di recupero – non esiste ancora una soluzione concreta, né a breve termine.
“In questi vent’anni si è parlato molto del valore dell’archivio come patrimonio per la città, ma nei fatti è stato lasciato in condizioni di insicurezza e fruibile solo agli studiosi e ricercatori. Nel 2014 si è verificata anche un’intrusione con furto e danni alla documentazione, come riportato dalla cronaca locale”.
“In Italia – osserva con sarcasmo l’esponente di FdI – ci affidiamo alla buona sorte come fosse un piano di protezione civile: tutto bene finché non succede nulla, poi però i conti li pagano sempre i cittadini, anche quando il patrimonio da proteggere non è neppure loro”.
