L’appello al Governatore Luca Zaia dopo che un bracconiere ha sparato ad un raro esemplare di Marangone minore, per il quale non c’è stata via di scampo.
La situazione è molto più grave, secondo la denuncia degli ambientalisti e animalisti del Veneto che non ci stanno più e in queste ore, hanno preso una decisione molto netta su un fenomeno che va arginato.

Grazie alle Guardie Volontarie delle associazioni di tutela ambientale  sono stati rilevati infatti, gravissimi casi di bracconaggio in quasi tutta la regione: a Loreggia, nel padovano le Guardie Enpa hanno denunciato due cacciatori che hanno ucciso e ferito rispettivamente due uccelli protetti. A San Martino di Lupari le Guardie dell’Enpa hanno denunciato un cacciatore che per non incorrere nei limiti di carniere previsti dal calendario venatorio non aveva annotato nel tesserino di caccia le allodole uccise.  A Negrar, in provincia di Verona, le Guardie volontarie dell’Associazione Earth hanno denunciato due cacciatori che si avvalevano del richiamo elettroacustico, vietato dalla direttiva Uccelli e dalle leggi statali, con il richiamo per l’allodola.

Segnalazioni giunte da chi ha effettuato  controlli in provincia di  Vicenza, dipingono una situazione molto preoccupante,  con pochissimi animali, evidentemente stremati e decimati dopo settimane di pioggia e di disastri ambientali. Andrea Zanoni (PD), Cristina Guarda (AMP)  e Patrizia Bartelle (M5S) dell’Intergruppo per la tutela e Conservazione della natura denunciano: «Ci associamo alle richieste indirizzate in queste ore al Governatore Zaia, da parte delle associazioni come la LAV Lega Antivivisezione, il WWF Italia, la Sezione Veneto di Mountain Wilderness, la Vicepresidente di ISDE Veneto, di sospendere immediatamente la caccia almeno fino a quando non verrà rilevata la reale consistenza della fauna selvatica dopo questi disastri climatici, ciò in attuazione del principio di precauzione e delle norme sulla tutela della fauna selvatica».

«Si sta sparando su animali stremati, sui pochi sopravvissuti da settimane di intense piogge, bombe d’acqua, allagamenti ed esondazioni di fiumi, per non parlare dei 15 milioni di alberi rasi al suolo stimati da Coldiretti,  – continuano i consiglieri – è una situazione che richiedeva la chiusura della caccia così come previsto dalla legge  che  stabilisce che il “Presidente della Giunta regionale può limitare i periodi di caccia o vietare l’esercizio venatorio sia per talune forme di caccia che in determinate località, alle specie di fauna selvatica, per importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità».

I consiglieri continuano: «I cacciatori, una minoranza per fortuna, che oggi hanno sparato agli animali superstiti stremati – continuano i consiglieri – non hanno un minimo di umanità e sensibilità ambientale,  invece di imbracciare la doppietta o addirittura compiere gravissime azioni di bracconaggio, potevano aiutare la protezione civile per dare una mano alle migliaia di cittadini veneti senza luce, acqua e casa. E’ evidente che il responsabile politico di questa gravissima situazione ha un nome e cognome: Luca Zaia, il quale annuncia a tutti i media che il Veneto è in ginocchio, che in Veneto ci sono le ceneri,  ma evita di applicare le norme di tutela ambientale piegandosi al volere della lobby piu’ estremista della caccia, quella rappresentata da Berlato, arrivando addirittura a revocare il limitatissimo divieto che era previsto per sabato e domenica. Ci auguriamo che in Zaia resti un minimo di legalità e buon senso e che pertanto provveda ad applicare subito e senza ritardo la legge vietando almeno per un’altra settimana la caccia in tutto il Veneto. Una cosa è certa senza la retromarcia di Zaia quel rarissimo esemplare di Marangone minore, specie superprotetta, ora sarebbe ancora libero di volare invece di stare con un’ala maciullata dai pallini in un ambulatorio di un veterinario».

 

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