E’ un altro ‘caso Teppa’ quello che si sta per aprire a Thiene, anche se risale a fatti accaduti nel 1969 ed il protagonista  un maresciallo jugoslavo.

Il fulcro della questione, come nel caso accaduto a Schio 3 anni fa, è la richiesta di revoca dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana, attribuita dall’allora presidente Giuseppe Saragat a Josip Broz Tito,  militare e dittatore jugoslavo, che si rese protagonista dei massacri delle foibe, nei quali persero la vita migliaia di italiani.

E a spiegare bene la mozione in commissione, con la quale la Lega di Thiene chiede il supporto del consiglio comunale per rivolgersi al presidente Mattarella per revocare il titolo, ci sarà Egidio Ivetic, storico nato a Pola e grande conoscitore degli eventi della sua terra, nonché marito del vicesindaco Gabriella Strinati.

“Abbiamo chiesto la sua presenza per fare le cose in modo serio e con tutta la cultura oggettiva che serve”, ha spiegato Andrea Busin, consigliere del Carroccio a Thiene, che con i gruppi consigliari Lega Nord e Schneck Sindaco ha intenzione di andare fino in fondo per chiedere la revoca dell’onorificenza.

“Un’indecenza tutta italiana – hanno commentato i consiglieri leghisti presentando la mozione – Sul sito del Quirinale, alla voce ‘onorificenze’, troviamo queste parole: “Broz Tito Josip Decorato di Gran Cordone” – Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana”. Ebbene, Tito, Maresciallo dell’esercito comunista slavo, nonché dittatore, è autore ed artefice del massacro di migliaia di innocenti vittime italiane infoibate, o costrette a lasciare le proprie abitazioni in Istria e Dalmazia, per il solo motivo di essere italiane o non comuniste. L’assegnazione di tale onorificenza è un’indecenza tutta italiana, che manca profondamente di rispetto a tutte le vittime delle foibe ed a tutti gli esuli”.

Non è la prima volta che viene presentata una mozione di questo tipo ed in vari media nazionali è riportata come motivazione la risposta data dal governo che “non si possono togliere onorificenze ai morti”.

Ma i leghisti di Thiene intendono andare avanti, pur essendosi già scontrati con qualche consigliere di ideologia opposta che ha tentato la strada giustificazionista, seguendo la logica che “lo sterminio di fascisti va bene”.

Per Busin e i consiglieri del Carroccio, non ci possono essere morti di serie A e morti di serie B: “Credo che la mia richiesta sia un atto dovuto e di buonsenso, che mi auguro non farà fatica a trovare l’appoggio di opposizioni  e rappresentanti delle istituzioni: stiamo parlando di un autentico criminale, che ha fatto trucidare, massacrare ed ammazzare almeno 10mila italiani e veneti e fatti letteralmente scappare altri 350mila – ha spiegato Busin – Queste vittime ed i loro famigliari muoiono due volte: ogni giorno guardando quella pagina istituzionale del Quirinale  ed ogni anno il 10 febbraio quando, puntualmente, il revisionismo ed il negazionismo dilagano incontrollati da più parti. Bisognava fare qualcosa. So che non sono l’unico, ad essersi interessato di quest’imbarazzante situazione. Fatto è che, in un 2020 di civiltà, dove tutti i giorni si parla di lotta al fascismo, lotta all’odio, lotta all’antisemitismo, si istituiscono addirittura commissioni parlamentari contro l’odio e si intitolato strade a personaggi di dubbia moralità, fa un po’ strano che vi siano di queste “sviste all’italiana”.

di Redazione Altovicentinonline

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