C’è una sanità che cura, e una sanità che governa il cambiamento. In Veneto, queste due dimensioni si incontrano nel nome del professor Gino Gerosa, cardiochirurgo di fama internazionale, figura simbolo dell’eccellenza clinica padovana e oggi designato alla guida della Sanità regionale. Il suo nome circola con sempre maggiore insistenza come possibile assessore alla Sanità: una scelta che, se confermata tra qualche minuto, segnerebbe un passaggio netto verso una sanità guidata non solo dalla politica, ma dalla competenza scientifica e dall’esperienza diretta nei luoghi di cura. Professore ordinario di Chirurgia Cardiaca all’Università degli Studi di Padova, direttore della UOC di Cardiochirurgia e del Programma Trapianti di Cuore e Assistenze Meccaniche dell’Azienda Ospedale–Università di Padova, Gerosa rappresenta una delle figure più autorevoli della medicina italiana contemporanea. Un medico che ha costruito la propria carriera non nei salotti del potere, ma nelle sale operatorie, nei laboratori di ricerca, nella formazione dei giovani specialisti.

La sua storia professionale è costellata di primati che hanno riscritto la cardiochirurgia moderna. Nel 2007, a Padova, realizza il primo impianto in Italia di un cuore artificiale totalmente impiantabile, aprendo una nuova era per i pazienti in attesa di trapianto. Un intervento che ha proiettato il Veneto nel panorama internazionale della medicina avanzata. Nel 2015 firma un altro traguardo storico: il primo intervento al mondo di bioprotesi valvolare aortica e riparazione mitralica a cuore battente, eseguito in modalità microinvasiva. Una svolta che ha cambiato l’approccio chirurgico, riducendo l’impatto sugli organismi fragili e migliorando in modo significativo gli esiti clinici. Il dicembre 2024 segna l’ennesimo punto di svolta: a Padova viene eseguito il primo trapianto di cuore battente al mondo. Un risultato che non è solo tecnico, ma culturale, perché dimostra cosa può accadere quando università, sanità pubblica e ricerca lavorano come un unico sistema. Accanto all’attività clinica, Gerosa ha avuto un ruolo determinante nella costruzione del capitale umano della sanità veneta. Dal 2003 dirige la Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia dell’Ateneo padovano, formando generazioni di medici abituati al rigore scientifico, ma anche alla responsabilità etica delle scelte. La presidenza della Società Italiana di Cardiochirurgia e i numerosi riconoscimenti internazionali – dal Premio Alexis Carrel al Lifetime Achievement in Heart Valve Disease – ne certificano la statura ben oltre i confini regionali. È proprio questo profilo a rendere credibile la sua possibile chiamata alla guida della Sanità veneta: conoscenza profonda del sistema ospedaliero, visione strategica, autorevolezza riconosciuta dal mondo medico. In un momento storico segnato da carenze di personale, riorganizzazione della medicina territoriale e necessità di innovazione sostenibile, la sanità regionale sembra guardare a una figura capace di unire decisione e competenza. La traiettoria di Gino Gerosa racconta, in fondo, una visione precisa: una sanità che non si limita a gestire l’emergenza, ma che anticipa il futuro, investendo su ricerca, qualità e responsabilità. Se davvero sarà lui a guidare l’assessorato, il Veneto potrebbe trovarsi davanti a una stagione nuova, in cui la politica sanitaria torna a parlare il linguaggio della medicina. E quando accade, il beneficio non riguarda solo i pazienti, ma l’intero sistema pubblico.

V.R.

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