Inizia il conto alla rovescia per le elezioni del prossimo presidente della Provincia e dopo l’uscita di scena (definitiva) di Achille Variati, a sfidarsi ad ottobre in un testa a testa saranno quasi certamente i sindaci Giovanni Casarotto e Matteo Macilotti, rispettivamente primi cittadini di Thiene e Chiampo.
Uno scontro che ufficialmente ha il sapore del sano duello civico, ma che nasconde in realtà una sfida politica all’ultimo sangue, con il Pd (prima lista a Thiene e leader della giunta cittadina) pronto a rimettersi in sella a Vicenza.
In ballo c’è una Provincia che negli ultimi anni ha subito dei cambiamenti notevoli e che ancora non è chiaro da che parte ‘penda’. E’ il momento ideale per sferrare l’attacco e puntare dritto al trono, che mai come ora è a portata di mano.
Obiettivo dichiarato dei sindaci, è di mantenere la coesione nel territorio, iniziata da Variati e possibile proprio grazie ad elezioni affidate alle giunte comunali e quindi in grado di mettere davanti la collaborazione amministrativa rispetto alle linee dei partiti.
Con un presidente eletto con il buon senso e mettendo l’appartenenza politica in secondo piano, ecco che sarebbe più facile valutare i servizi ai cittadini con occhio più ‘democratico’. In discussione ci sono aggregazioni societarie di aziende che erogano servizi, trasporti, sviluppo urbanistico e scolastico, con il ruolo della Provincia che funge da collettore.
Ma il gioco politico in questi casi è dietro l’angolo, pronto ad afferrare al volo una città dove il palazzo del potere si è sgretolato e piano piano si stanno facendo spazio nuove ‘forme di governo’, di impronta civica.
Sono pochi i candidati papabili alla presidenza, perché il primo requisito richiesto è di essere un sindaco con davanti almeno 18 mesi di governo della sua città.
Se non fosse per questo ‘cavillo’ burocratico, il prossimo presidente sarebbe senza scontri Valter Orsi, attuale sindaco di Schio (che andrà però ad elezioni l’anno prossimo), unico vero civico ad avere peso politico (e non solo) e sufficiente lungimiranza.
Insieme ad Orsi, per statuto, sono fuori dal gioco 92 primi cittadini, che sono in scadenza di mandato ed andranno ad elezioni amministrative nel 2019.
Ne rimangono pochi, che si dividono in rappresentanti di comuni grandi, medi e piccoli. Il gioco vero, come è facile comprendere, si gioca sulla scacchiera dei grandi numeri, con in prima linea i comuni più popolosi e i sindaci che godono di maggiore tempo a disposizione e capacità amministrativa.
Ufficialmente ‘papabili’ sono Francesco Rucco (Vicenza), Giovanni Casarotto (Thiene), Matteo Macilotti (Chiampo), Maria Cristina Franco (vicepresidente della Provincia e sindaco di Costabissara), Davide Branco (Recoaro), Paolo Bordignon (Rosà), Luca Restello (Lonigo), Morena Martini (Rossano Veneto), Ruggero Gonzo (Villaverla) e Paola Lain (Malo), a cui seguono primi cittadini di comuni troppo piccoli per essere inclusi nella lista.
A meno che qualcuno non tenti la volata all’ultimo momento, tra autocandidature e suggerimenti di candidatura, ora sul tavolo ci sono 4 carte.
Se non fosse per la troppo fresca elezione, il fatto che deve prendere in mano il capoluogo appena spodestato e l’ancora troppo debole leadership, il successore ideale di Achille Variati sarebbe il neo sindaco di Vicenza Francesco Rucco, al quale potrebbe contrapporsi Maria Cristina Franco, già vice presidente, il cui nome però, al momento non è in lista.
E con la Lega che pesa ancora troppo poco nel territorio e così sarà fino alle prossime amministrative, la palla passa a Casarotto e Macilotti, con il sindaco di Thiene che, grazie al peso del Pd nella sua giunta, rappresenterebbe per il partito l’occasione ideale per sferrare il colpo di coda e riprendere il comando di Vicenza, unico modo per evitare di sparire definitivamente dalla circolazione.
A fare da ago della bilancia sarà il centro destra, schieramento che per ora non ha preso posizione ufficiale. Ma è chiaro che se ci dovesse essere alleanza tra centro destra e civici, il Pd rimarrebbe schiacciato. In questo caso, con Casarotto fuori dal gioco, l’Alto Vicentino dovrà concentrarsi sulle elezioni del Consiglio, il prossimo gennaio, nella speranza di riuscire a comporre un quadro sufficientemente omogeneo per salvaguardare diritti e posizioni nelle deleghe e nelle società che contano.
Anna Bianchini