La decisione del governo di applicare l’Imu sui terreni agricoli dei comuni di montagna con la sede municipale posta sotto i 600 metri d’altitudine, continua a suscitare polemiche e gli amministratori non smettono di ‘lottare’ per quella che ritengono essere un’imposta “illogica, assurda e assolutamente priva di buon senso amministrativo”.

Dopo la presa di posizione dei comuni di Posina, Valli del Pasubio e Cogollo del Cengio, sostenuti dall’assessore regionale all’Agricoltura Franco Manzato, è ora il turno del trittico Valdastico, Pedemonte e Lastebasse, che si fondono in un’unica voce per dire ‘questa tassa deve essere eliminata’.

 

Secondo Claudio Guglielmi e Roberto Carotta, rispettivamente Sindaci di Valdastico e Pedemonte, “I Comuni di montagna sono penalizzati ancora una volta, soprattutto in considerazione del fatto che il recupero dell’Imu sui terreni agricoli presuppone che i proprietari degli stessi siano identificabili. Condizione questa alquanto utopica nel caso di terreni scoscesi e poco praticabili come quelli montani. Negli ultimi anni, infatti, molti di detti terreni sono rimasti in proprietà di soggetti ora defunti e mai reclamati da alcuno; per cui di certo non possiamo ora chiedere il pagamento di una tassa il cui introito serve a Roma per coprire quel contributo di 80 euro promesso in campagna elettorale da Renzi senza alcuna garanzia di copertura finanziaria. Si tratta di 350 milioni di euro che il governo ha speso tagliando fondi a danno dei Comuni e che ora noi amministratori locali dobbiamo recuperare in fretta e furia a discapito dei nostri cittadini. Sì, perché, in tutto questo, il Governo non ha più concesso la promessa proroga all’anno prossimo della scadenza per il pagamento della tassa, che, quindi, i contribuenti dovranno pagare entro martedì prossimo”.

Dalla loro parte si schiera anche la sede provinciale di Coldiretti, il cui presidente, Marino Cerantola, ha commentato: “Far pagare l’Imu sui terreni in base all’altitudine in cui si trova la sede del Comune crea un’inspiegabile disparità di trattamento. L’incoerenza del criterio di calcolo rischia di attenuare l’importanza della positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale, che devono continuare a godere, in zone montane o di collina, della totale dell’esenzione Imu. Gli effetti dell’applicazione della disposizione fiscale sono significativi nel Vicentino, tanto che se prima in oltre 44 Comuni vi era l’esenzione totale dell’Imu, per effetto della nuova norma ne rimarrebbero meno della metà”.

 

Anna Bianchini

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