“Ai Ministri e ai Sottosegretari di Stato che non siano parlamentari è corrisposto il trattamento economico complessivo spettante ai membri del Parlamento”: è quanto prevede uno degli emendamenti depositati in commissione Bilancio alla Camera dai relatori su cui è già bagarre.
La proposta infatti punta a a parificare lo stipendio di ministri e sottosegretari, sia che siano stati eletti in Parlamento, sia che non lo siano. Con il risultato di alzare la retribuzione di chi attualmente prende meno. Una proposta “democratica” insomma, per non fare discriminazioni retributive insomma. Il punto però è che, se approvato, l’emendamento porterebbe un aumento dei costi pari a 1,3 milioni di euro a partire dal 2025. Quanto basta per mettere legna sul fuoco della bagarre politica, infatti dalle fila dei partiti di opposizione si grida già allo scandalo.

“Mentre gli italiani faticano ad arrivare alla fine del mese, il Governo propone di aumentare lo stipendio ai ministri. È una vergogna“: lo scrive su X Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato.

“Mentre il Paese lotta per arrivare a fine mese – afferma il capogruppo del Pd in commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano – il governo decide di destinare risorse pubbliche all’aumento degli stipendi dei ministri. Una scelta che lascia increduli e appare ancora più grave alla luce di una manovra di bilancio che non investe in sanità, scuola, lavoro e casa. Il governo fa finta di non capire: noi chiediamo un miglioramento delle condizioni e degli stipendi degli italiani, non di quelli dei ministri e dei membri del partito della presidente Meloni”.
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