E’ ancora una volta ‘nulla di fatto’ sul fronte autonomia e a far schiantare l’argomento contro il muro pentastellato è il sempre più percepito divario nord e sud. Divario che è stato reso evidente con la richiesta del Carroccio di stabilire le ‘gabbie salariali’, cioè il sistema di calcolo degli stipendi rapportato al costo della vita in un determinato territorio (nel caso Italia, più alto al nord e più basso al sud).

Una manovra che i 5 Stelle definiscono “fortemente discriminatoria e spacca Italia e che potrebbe impedire ai giovani del sud di emanciparsi, con le loro famiglie che potrebbero avere difficoltà nel mandarli a studiare in altre università”. Polentoni contro terroni insomma, con il Movimento 5 Stelle schierato a ‘difesa’ del sud, con la costante convinzione che l’autonomia sia la ‘secessione di ricchi’.

Matteo Salvini, dal canto suo, ha replicato: “Ci vuole il coraggio di tagliare gli sprechi e premiare il merito, questa è l’autonomia: punire i politici incapaci, togliere le clientele, premiare la novità, la competizione, la ricerca, l’innovazione. Questa è l’autonomia, ridurre la distanza tra Nord e Sud, crescere tutti insieme. Chi dice no all’Autonomia non fa un favore né a Verona né a Reggio Calabria”.

A questo punto si è arrivati e non era difficile prevederlo, complici i vertici dei partiti (Lega in primis) che per il timore di perdere voti in campagna elettorale si sono ben guardati dall’evidenziare che l’autonomia regionale era uno dei punti fondamentali del programma di partito. Eppure, per come era stata presentata l’autonomia regionale al nord e per quello che si era votato al referendum, il principio della ‘responsabilizzazione’ sulla spesa pubblica sarebbe dovuto bastare alle regioni del sud per comprendere che i ‘buchi’ di bilancio si sanano solo con oculatezza nelle spese e non con iniezioni di capitale pubblico. Difficile quindi (al nord) comprendere le ragioni di tanta diffidenza. E se da un lato i vertici della Lega commentano “I Cinque Stelle condannano il sud all’arretratezza”, i leader pentastellati promettono battaglia spiegando “si va avanti, ma non permetteremo che si faccia uno spezzatino della scuola”.

E’ un percorso che procede a colpi di frusta quello dell’autonomia ed è facile prevedere che se si arriverà ad uno scontro finale in parlamento, con le bozze di intesa diventate emendabili, sarà una lotta all’ultimo sangue.

Rassegnata Erika Stefani, che ad Adnkronos ha commentato ancora una volta: “Il vertice purtroppo non ha avuto esito positivo, ma l’autonomia differenziata è nel contratto di governo, se qualcuno ha cambiato idea lo si dica e non si vada ulteriormente avanti. Noi chiediamo di dare un riscontro a quelle che sono richieste motivate e supportate, in particolare per quanto riguarda Lombardia e Veneto, da un fortissimo referendum. Io chiedo al M5S se ritenga che il referendum a questo punto non valga più nulla. Se in materia di istruzione mi si nega la possibilità che una Regione, con risorse proprie, possa fare un’offerta formativa migliore e il motivo ostativo è che nelle altre Regioni non si possa fare, allora mi si nega completamente il principio base dell’autonomia. Quel che vogliamo fare è una valorizzazione e responsabilizzazione del territorio. Se il meccanismo proposto alimenta l’inefficienza e non vuole dare alcuna premialità, allora siamo su piani completamente diversi. Non c’è nessuna gabbia salariale, sono strumenti previsti che esistono già nel nostro ordinamento. Si tratta di incentivi previsti dalla contrattazione integrativa, per incentivare la permanenza e la continuità formativa – ha concluso Erika Stefani – Si tratta di una problematica che viene sollevata da alcune Regioni per fronteggiare la carenza d’organico dovuta alla richiesta di riavvicinarsi a casa. Tra uno che lavora vicino casa e uno che deve munirsi di un appartamento a Milano è ovvio che c’è una differenza”.

Infuriato Luca Zaia, governatore del Veneto che dell’autonomia ha fatto il suo cavallo di battaglia. Incapace di comprendere come sia possibile che ora, con la Lega al governa e primo partito d’Italia (e con i grillini in caduta libera) l’autonomia sembri allontanarsi a passi da gigante, definisce l’incontro di oggi “una farsa”.

“Siamo davanti a una farsa, un’autentica farsa. Sono stanco di vedere come alcuni vogliono portare l’autonomia verso l’agonia. Sappiano però che, finchè ci sarò io, l’autonomia non sarà morta né, tanto meno, le istanze dei veneti. E’ scandaloso – continua Zaia – che si continui a prendere in giro i cittadini, non solo i veneti ma anche quelli delle dodici Regioni che hanno avviato passi in direzione dell’autonomia, e che si voglia rieditare il conflitto tra nord e sud. Si vuol trasformare l’autonomia in un cadavere eccellente – prosegue Zaia – ma si sappia che la forza dei 2 milioni 328mila veneti che hanno votato il nostro referendum per l’autonomia e di quelli di tutte le altre Regioni che la vogliono, è un fiume in piena inesorabile. A prescindere da tutto chiedo formalmente ai grillini di presentare subito agli italiani la loro proposta di autonomia. Visto che si sprecano quotidianamente nel commentare la nostra, diamo per scontato che di autonomia sanno tutto, e quindi presentino immediatamente, non tra mesi come altre cose che stiamo aspettando, la loro proposta, con un articolato e con la bozza d’intesa che intendono portare al Paese. Continuando a prendere in giro i cittadini, i 5 stelle condannano il Sud al Medioevo e il Nord all’agonia – conclude Zaia – credo che siamo ormai l’unico Paese al mondo in cui c’è ancora chi vede l’autonomia come un problema e non come una opportunità”.

Anna Bianchini

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