E’ uno sfogo amaro quello di Valter Orsi, dopo l’inchiesta de Il Giornale di Vicenza, sulle intimidazioni ai sindaci dell’hinterland dell’Altovicentino. Primi cittadini destinatari di minacce, lettere anonime, scritte sui muri, striscioni, volantini, vere e proprie violenze, che spesso fanno più male di una coltellata. E i numeri sono raccapriccianti. “I fatti di cronaca avvenuti sull’Altopiano dei Sette Comuni, scrive Marco Scorzato, sono pari a quelli dell’intera provincia di Caserta, per fare un paragone”. Ad intervenire su un argomento, che pare interessi solo agli addetti ai lavori è il sindaco di Schio, che ha espresso solidarietà al collega Luca Cortese di Sarcedo, anche lui vittima di intimidazioni, che ha denunciato. Ma anche a quei sindaci altopianesi che sono stati minacciati.

Sindaco Valter Orsi, cosa sta accadendo?

Sono episodi disgustosi, non passa giorno che noi sindaci non veniamo attaccati ed i social hanno amplificato questo fenomeno. Alla base c’è l’ignoranza di chi non sa cosa ci sia dietro al lavoro del sindaco, che crede che noi amministratori tagliamo solo nastri agli eventi e chissà che stipendi da capogiro prendiamo. Tuttologi del web, che senza titoli e un minimo di conoscenza della res pubblica, pretendono che tu prenda delle decisioni, come se in mano avessi la bacchetta magica. Donne e uomini, a cui passa qualcosa per la testa, anche una semplice idea ed hanno l’arroganza di volerla imporre a chi non può fare quello che vuole: perchè un sindaco, questi ignoranti lo devono capire, non possono fare quello che vogliono. Devono sottostare a regole e norme snervanti, devono passare dai tecnici, devono tenere conto della burocrazia e devono stare più attenti di un normale cittadino. Basta un piccolo errore, anche una distrazione, per ricevere un avviso di garanzia, essere indagati dalla Procura, finire sotto processo e pagare caro. Ma queste cose il leone da tastiera o l’anonimo che ti invia la lettera ingiuriosa non le sa e a volte, anche davanti alle spiegazioni, non si convince.

Le è capitato di essere preso di mira da qualche cittadino?

Certo che si e Le confesso che sono stato costretto a fare la voce dura, quando ho dovuto spiegare a qualche pressappochista che quella determinata cosa non si poteva fare perchè le regole non lo consentono ed io non potevo andare in galera per sottostare al suo volere. Ma questa gente a volte non si arrende nemmeno alle spiegazioni, all’invito a studiare certe norme, che proprio perchè riguardano il bene comune, che è un valore assoluto, sono rigidissime. Per questo invito sempre i miei concittadini a partecipare alle riunioni pubbliche, dove io dedico del tempo a fare capire cosa ci sia dietro il nostro lavoro di sindaci, che non è fatto di cerimonie, cene e vetrine come qualcuno pensa. Noi siamo disponibili h24, il mio telefono è sempre acceso e sono il primo responsabile se accade qualcosa ad uno scledense. Tutti ricorderanno l’alluvione che colpì  Caldogno qualche anno fa, quando un sindaco venne indagato per omicidio colposo per la morte di un anziano, che con la pioggia battente si recò in garage per poi essere travolto dall’acqua. Morì.  Marcello Vezzaro è stato assolto perchè il fatto di cui era accusato non sussisteva, ma nessuno gli ridarà indietro quegli anni di calvario giudiziario. Ecco, la gente comune queste cose non le comprende e scambia il proprio profilo facebook per un potere che non è conoscenza. Stare sui social e poter dire tutto liberamente non ti  rende meno ignorante, se non studi veramente, se le cose non le sai veramente e ti improvvisi esperto per sentito dire.  Oggi, tutti sanno tutto e noi siamo i primi bersagli dei cittadini e dell’antipolitica. Poi ci si lamenta perchè non c’è ricambio generazionale: ma chi è disposto a fare il sindaco di questi tempi?

Come è cambiata la figura del primo cittadino negli ultimi anni?

Intanto i soldi ai Comuni non sono più gli stessi. La coperta è sempre più corta con i servizi da garantire ed una emergenza sociale che ultimamente sta mettendo a dura prova anche i più virtuosi degli amministratori. La burocrazia sempre più soffocante e meno personale per il disbrigo delle pratiche. Non sono più i tempi in cui vedevi il sindaco davanti al bar, magari con l’auto blu: dobbiamo dividerci in mille posti e adeguarci alle regole di Roma che cambiano continuamente. Siamo spesso inascoltati e in più abbiamo la pressione addosso dei cittadini, che mica vanno alla Regione o in Parlamento, vengono a bussare alle nostre porte. E noi dobbiamo farci trovare pronti. Spesso dobbiamo dire qualche no che non dipende dalla nostra volontà, ma dalla legge. Non sempre questo è percepito dall’utente, che è convinto che siamo delle specie di re, che tutto possono. Che è convinto che prendiamo stipendi come i consiglieri regionali o i parlamentari che con la politica si arricchiscono. Ci sono sindaci che prendono stipendi vergognosi per le responsabilità che hanno. Basta informarsi e si rimane senza parole. E poi, c’è meno rispetto. Una volta ce n’era di più. Non parlo dei miei concittadini, dai quali mi sento amato, ma in generale , c’è una generalizzazione, un pressappochismo ed una emergenza educativa che sfocia in gesti come quelli che hanno avuto protagonisti alcuni miei colleghi.

E allora concludo chiedendole: ma chi ve lo fa fare?

Un senso di missione, la voglia di dare alla città che ami. Quel voler contribuire al benessere delle persone, quando sei nelle condizioni di poterlo fare. A volte arrivo distrutto dalla stanchezza a casa, ma poi, basta una stretta di mano di un mio concittadino per dare un senso al mio lavoro, che non sarà perfetto, ma contiene tutto me stesso.

Natalia Bandiera

 

 

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