Non è vero che i sindaci lasciarono passare il progetto del nuovo ospedale con indifferenza. Qualcuno si oppose. Il sindaco di Schio Luigi Dalla Via , ma prima ancora il suo predecessore Giuseppe Berlato Sella. Come prova, la redazione di Thiene on line ha trovato una ‘vecchia’ interrogazione, che fa venire i brividi per la risposta che ne seguì.

Un documento che torna attuale dopo il polverone di questi mesi. Berlato Sella aveva le idee chiarissime su quanto sarebbe accaduto con l’avvio del nuovo ospedale, una volta consegnata l’opera, ma chi passò sotto la lente d’ingrandimento la sua analisi, che voleva mettere sul chi va là chi doveva decidere, si sentì rispondere dalla Regione di non occuparsi di affari che non gli competevano.
Ma facciamo un salto indietro nel tempo, nell’ormai lontano agosto 2007, quando il bunga bunga era solo un suono africano, la crisi era in fase embrionale e il mondo politico ben saldo sul suo trono. Giuseppe Berlato Sella, con l’allora Consiglio regionale, indirizzò l’interrogazione alla Giunta  per avere spiegazioni sull’ ospedale unico . Il punto di partenza era un gruppo di questioni che sono i  punti cardinali delle odierne discussioni: sostenibilità finanziaria del project financing, opportunità di costruire una nuova struttura invece che rimettere a nuovo una già esistente, valutazione delle strutture del territorio per lungodegenza e Rsa, rischio che il mescolamento pubblico e privato nell’ospedale ricadesse  sui cittadini con interventi sui servizi e sui costi. Oltre a ciò, i consiglieri fecero cenno ad uno studio di Gianni Plichi, ingegnere di Bologna, che su commissione del Comune di Schio aveva studiato il progetto per rimodernare il De Lellis come nuovo ospedale unico, stimando un costo totale di 63milioni e 413mila euro e annullando di getto la necessità di ricorrere al project financing.   
L’interrogazione recita anche: ‘Il finanziamento della parte privata viene garantito per 26 anni dal flusso di cassa della ULSS  4 e dalla gestione diretta dei servizi commerciali: parcheggi, aree di vendita, mensa, lavanderia ma altresì del laboratorio di analisi, della radiologia e della neuroradiologia che costituiscono i gangli vitali di un ospedale. Il paziente si troverà ricoverato in un ospedale pubblico, ma anche cliente di strutture che obbediranno ad una logica privatistica, finalizzata al più alto numero di prestazioni e all’erogazione privilegiata di quelle più remunerative’, mettendo in risalto come la fusione nella sanità tra l’interesse pubblico e quello privato rappresentino un rischio per i servizi concepiti come tutela della salute.  
L’interrogazione chiede in pratica spiegazioni sul perché la Giunta regionale abbia deliberato la costruzione del nuovo polo ospedaliero, nonostante tutti questi elementi a sfavore.  
Il 7 gennaio 2008, l’allora assessore leghista alle Politiche Sanitarie Francesca Martini risponde che non è di competenza del Comune di Schio fare valutazioni o incaricare qualcuno per decisioni e interventi che spettano alla Regione. In pratica, il succo della risposta suona come un ‘fatevi i fatti vostri che qui decidiamo noi’  anche se, si sottolinea che ‘la cooperazione fra pubblico e privato consente di realizzare progettazioni e gestirne il prodotto con il miglior rapporto qualità prezzo mantenendo gli obiettivi di pubblico interesse. La gestione affidata al privato non riguarda assistenza, diagnosi e cura, ma riguarda le attività strumentali e di supporto’.    
Ricordo ancora il giorno del brindisi con Giancarlo Galan – ha commentato Giuseppe Berlato Sella – quando il governatore ha sottolineato che il sindaco di Schio non avrebbe dovuto brindare  perché per causa sua avevano perso un sacco di tempo’.

Anna Bianchini

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia