Caltrano, Santorso, Valli del Pasubio, Valdastico e tanti altri. Sono numerosi i comuni che contano sulla loro casa di riposo e la vedono a rischio se non si applica entro fine anno una trasformazione giuridica che le passi in carico non più al comune ma ad un altro ente.
I tagli voluti dalla spending review, che prevedono un numero di dipendenti comunali in base al numero degli abitanti del comune, non tiene conto del fatto che gran parte del personale di alcuni comuni è dipendente della casa di riposo.

Se si rispetta la legge e si mandano a casa i dipendenti in esubero, il comune si trova con la casa di riposo senza il personale per garantirne i servizi. Che fare quindi? La soluzione che sembra inevitabile è rendere attuabile la trasformazione giuridica delle case di riposo, che possono quindi non essere più una costola del comune, ma enti indipendenti, come lo sono le fondazioni o le Ipab. Questo il tema proposto nel convegno tenutosi ieri pomeriggio in Villa Miari a Santorso. Presenti i sindaci Alberto Toldo, Armando Cunegato, Marco Sandonà, Pietro Menegozzo e Angelo Moro (rispettivamente di Valdastico, Valli del Pasubio, Caltrano, Santorso e Valstagna) che hanno a cuore la tematica proposta in quanto nel loro piccolo territorio i tagli sono già annunciati. Presenti: l’assessore regionale ai servizi sociali Remo Sernagiotto, la ricercatrice Costanza Ceda, e Roberto Volpe (presidente URIPA). Moderatore del dibattito il direttore di IPAB la Pieve Sante Bressan.

‘Vogliamo portare l’attenzione – ha esordito Alberto Toldo – sui comuni che devono sposare i loro obblighi con la gestione di una struttura sanitaria’. Un rapido intervento dell’assessore regionale alla sanità Remo Sernagiotto ha proposto che le case di riposo vengano considerate a tutti gli effetti dei centri di servizi, con l’eventuale possibilità di vendita a strutture a private. Un’altra via di fuga, per evitare il blocco delle strutture comunali, è stata evidenziata da Roberto Volpe, con la proposta che vengano istituite Ipab ad hoc nell’attesa che vengano partorite dal governo delle leggi che vadano incontro alle esigenze della casa di riposo vista come strumento di assistenza sanitaria per i cittadini. La soluzione vera e propria si attendeva da Costanza Ceda, esperta in temi sociali e docente ricercatrice SDA alla Bocconi , che vede nella gestione associata o plurima la soluzione. ‘Bisogna creare una rete strutturale anche se sembra difficile – ha spiegato – ed essere allo stesso tempo, autonomi e flessibili nella gestione. L’assistenza domiciliare è una spina nel fianco, perché costa troppo e non è competitiva con la proposta delle badanti e delle case di riposo’. Una soluzione concreta proposta da Costanza Ceda, che considera la Regione fondamentale come partner sia nel pubblico che nel privato, è quella delle fondazioni, a patto che abbiano uno statuto trasparente.
I sindaci dei comuni non si sono visti d’accordo con la proposta di vendere le loro case di riposo, perché, come ha spiegato il sindaco di Caltrano Marco Sandonà :‘sarebbe come se un prete vendesse il duomo perché non può pagare i preti.

Posso tentare di spiegarlo ai cittadini, ma la maggioranza non capirebbe e non accetterebbe una soluzione così impopolare’. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Toldo, che senza mezzi termini ha specificato ‘abbiamo una pistola puntata al cuore. Non è più tempo di fare filosofia, bisogna agire subito perché il tempo a disposizione è poco’.

Ha concluso il convegno il moderatore Bassan, che auspica sia l’uso degli strumenti di legge che quello della fantasia umana ‘è nei momenti difficili che l’uomo dà il meglio di sé. Bisogna smettere di piangersi addosso e dare sfogo alla fantasia. Sicuramente ci sono soluzioni a questo problema. Cerchiamo di usare il cervello e trovarle, tenendo sempre presente che le case di riposo hanno un vero unico obiettivo: il paziente che ci abita’.
Anna Bianchini

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