Non c’è cibo sufficiente, le condizioni igieniche sono scarse e mancano i diritti essenziali per avere una vita decente, come una adeguata assistenza sanitaria e un progetto di integrazione che passa per l’insegnamento della lingua italiana.

Si torna a parlare di profughi ‘dimenticati’, in particolar modo i 40 richiedenti asilo africani di Pedemonte, accolti da ormai due anni in una struttura religiosa e gestiti dalla cooperativa Srl Casa Servizi di Casotto. A sollevare il problema è ancora l’associazione umanitaria ‘Associazione Senza confini’, nata con lo scopo di sostenere i pieni diritti per i migranti.

‘E’ difficile far valere persino i miseri ‘diritti’ – scrive l’associazione –  che l’Europa e lo Stato italiano riconoscono loro. Siamo testimoni di sistematiche violazioni dei protocolli di assistenza. A Casotto di Pedemonte gli ‘ospiti’ di Srl Casa Servizi non riescono a godere di condizioni igieniche e di cibo sufficienti, del diritto di essere curati, di frequentare la scuola d’Italiano, di riscaldarsi d’inverno. Con la scusa dell’avviamento professionale, sono sfruttati per parecchie ore al giorno’.

Senza Confini ha da oltre tre mesi invitato l’USSL 7 ed il Prefetto ad intervenire per un controllo di quanto da loro segnalato. ‘In seguito a ciò – spiega ancora l’associazione – vi è stato un sopralluogo con la presenza della Prefettura, dei vigili del fuoco e del sindaco di Pedemonte, che ha accertato la necessità di interventi di manutenzione. Un’ammissione di colpa, anche se a nostro avviso insufficiente vista la gravità delle carenze, tutte documentabili’.

Carotta sindaco Pedemonte a rete 4 3

Eppure lo aveva ‘vaticinato’ ben oltre un anno fa anche il sindaco di Pedemonte Roberto Carotta, che dagli schermi di Rete 4 e a più riprese aveva parlato di ‘situazione senza controllo’ e di ‘gestione folle che non ha futuro’. Se i richiedenti asilo non sono più ai ‘disononori’ delle cronache, se il sipario cala su una questione che non sembra più scottante, questo non significa che l’accoglienza sia veramente stata messa in pratica.

‘D’altra parte – conclude l’associazione – situazioni come quella di Casotto andrebbero radicalmente soppresse, visto l’isolamento e l’impossibilità di integrazione che i richiedenti asilo lì soffrono. Questi tipo di ‘accoglienza’, che porta solo profitti nelle tasche di società senza alcuna vocazione sociale, deve essere radicalmente messo in discussione. Nello specifico, la struttura di Casotto va senz’altro chiusa e gli ospiti devono essere trasferiti’.

Marta Boriero

 

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