File estenuanti per fare i tamponi all’ospedale di Santorso, personale sanitario allo stremo e gente incolonnata al freddo nonostante forti sintomi di malessere.

Da settimane la denuncia degli utenti e i tentativi della Ulss di porre rimedio ad un sistema che ormai è considerato oggettivamente ‘al collasso’.

Ma una soluzione potrebbe esserci. La suggerisce Giulia Andrian, consigliere comunale del Pd di Schio, che dopo aver analizzato il modello Emilia Romagna, dove nel sistema sanitario regionale vengono accettati tamponi fai-da-te e rapidi in farmacia, auspica si possa adottare lo stesso sistema.

“Per razionalizzare le forze del nostro sistema sanitario – ha spiegato – E per evitare che l’ospedale diventi il ‘collo di bottiglia’ in cui tutti si infilano o che la gente, come è successo a me, finisca per farsi il molecolare a pagamento per velocizzare responsabilmente la procedura”.

La convenzione con le farmacie potrebbe dare un primo respiro: “Dal 10 gennaio in Emilia Romagna e in altre regioni l’uscita dall’isolamento e dalla quarantena si potrà fare con tamponi rapidi antigenici in farmacia e il loro costo sarà a carico del servizio sanitario – ha spiegato Giulia Andrian – Questo alleggerirebbe notevolmente le Assl e soprattutto disperderebbe nel territorio tutte le persone che ora, contro ogni logica, si devono ammassare in un unico punto”.

Lei è una di quelle che la fila se l’è fatta. “Sono fra i molti che in questi giorni hanno dovuto sottoporsi al tampone e che hanno dovuto affrontare le code interminabili al freddo – ha raccontato – Mi era già successo lo scorso anno e avevo allora denunciato la mancanza di organizzazione, ma non è questo che voglio fare ora. A differenza di allora, l’ospedale di Santorso ha predisposto i cartelli per indicare le varie priorità e ha fissato gli appuntamenti per scaglionare gli arrivi, ma poi le richieste evidentemente sono state un numero esorbitante e quasi tutti i tamponi rapidi erano  positivi per cui è stato necessario fare ai positivi  un altro tampone molecolare. Capite anche voi come tutta l’organizzazione sia andata al collasso. Ed è proprio quello che è successo nei giorni scorsi. Ma poteva andare diversamente? Io credo di sì. Sappiamo che la Regione Veneto richiede per il rientro un tampone, anche rapido, ma deve essere fatto obbligatoriamente all’ospedale. Questo è diventato il collo di bottiglia che in altre regioni è stato evitato con una convenzione con le farmacie”.

Valido anche il tampone rapido eseguito a casa

“Oltre a questo  – ha continuato – da lunedì 17 in Emilia Romagna in caso di tampone rapido eseguito in proprio a casa con esito positivo, si potrà iniziare subito il periodo di isolamento registrando il risultato del test in un apposito portale regionale, caricando la foto del risultato stesso, senza quindi aspettare i risultati dell’azienda sanitaria. Attualmente in Veneto i test eseguiti in proprio, anche se positivi, devono essere avvalorati da un tampone da eseguirsi sempre in ospedale.Quindi, pur sapendo che i miei figli erano positivi perché avevano eseguito il test a casa, domenica scorsa ho dovuto portarli a Santorso perché il conteggio della loro quarantena sarebbe partito solo dal test ufficiale. Ammetto che dopo un’ora di attesa in fila, rendendomi conto che non si andava avanti, li ho riportati a casa perché non stavano neanche bene e non avevo cuore di farli stare in piedi al freddo. Inoltre avevo un bel po’ di sensi di colpa a tenerli lì sapendoli positivi, con tutte le persone che c’erano attorno”.

Il rischio di infettarsi al punto tamponi

Modalità, quelle in vigore in Veneto, che trovano gli utenti scontenti anche il rischio che il contagio da covid avvenga proprio ai punti tampone. “Sono certa che molti come noi fossero in fila in quelle condizioni, con la mascherina FFP2 e con la quasi certezza di essere positivi e di doverlo solo certificare, col rischio però di infettare nel frattempo altri poveri malcapitati – ha detto la consigliera – E alla fine i sintomi domenica sono arrivati anche a me, ma non c’è stato verso di trovare un appuntamento per un tampone all’ASSL. Sono dovuta andare privatamente e spendere 75 euro di un molecolare in modo da avere la certezza di un esito corretto e far partire il conteggio della quarantena”.

Oggi ho armeggiato  senza successo con il portale dell’ASLL per poter prenotare il tampone del rientro tra 10 giorni. Non ci sono ancora riuscita ad avere questo appuntamento, ma spero che nel frattempo anche la Regione Veneto adotti le misure organizzative dell’Emilia Romagna e mi auguro di poter  fare fra 10 giorni il tampone tranquillamente in una farmacia, senza attese di ore all’Ospedale di Santorso.

I problemi per rientrare a scuola

Oltre a questo c’è un altro problema che è stato evidenziato anche durante l’ultima conferenza stampa del premier Mario Draghi, in cui al ministro Bianchi un giornalista ha posto una questione piuttosto tecnica: ‘Alcune scuole (non tutte perchè è un’interpretazione del Decreto) richiedono di avere dai docenti  e dai bambini che hanno avuto il covid e che rientrano a scuola, oltre al tampone negativo, anche la dichiarazione delle Assl (per essere precisi del Sisp, il Servizio di Igiene di Sanità Pubblica) che in questo momento sono oberate di lavoro’.

“Capita quindi che alcuni alunni e alcuni docenti non possano rientrare, anche se negativi, perché manca loro questo documento – ha concluso Giulia Andrian – Spero che venga dato un chiarimento dal MIUR perchè nessun luogo di lavoro fa questa richiesta, ma per il rientro è sufficiente l’esito del tampone negativo o il Green Pass riattivato.  Mi auguro che siano adottate  queste misure per facilitare un po’ le cose in un periodo già piuttosto complicato”.

di Redazione Altovicentinonline

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia