‘Il diritto alla salute è un diritto universale. Un paese può definirsi civile solo se tutti possono curarsi. L’anno scorso secondo il Censis 12 milioni di italiani hanno rinunciato alla cura: una vergogna! Anche nel nostro territorio, un tempo un’eccellenza, le cose non sono più come prima’.

Con l’inchiesta di Altovicentinonline sull’esodo di medici che sembrano fuggire dall’ospedale di Santorso, con un sotto organico di ben 11 dottori e gravi problemi soprattutto nel pronto soccorso, la questione sanitaria è apparsa nella sua drammaticità, con una politica locale che reagisce con il silenzio. Interviene Coalizione Civica, il gruppo che è impegnato in campagna elettorale a Schio con il candidato Giorgio De Zen che ha deciso di sfidare l’uscente Valter Orsi.
‘L’articolo di Alto Vicentino online richiama molte delle problematiche nazionali che spiegano la carenza di medici nelle strutture pubbliche, dalle quali sembravamo immuni, e che invece oggi ci colpiscono direttamente. Solo colpa della riduzione dei finanziamenti da parte dello Stato? Non solo- dicono i rappresentanti di Coalizio Civica –  Sono state le scelte locali a cambiare le sorti di una Ulss che fungeva da modello di efficacia e risparmio per tutta Italia. L’Ospedale di Santorso ne è l’emblema”

‘Costruito con un project-financing, voluto dalla Regione, approvato da quasi tutti i Sindaci del territorio e che continua ad assorbire grandi risorse economiche, ha una struttura, progettata senza il coinvolgimento di medici ed infermieri, che in poco tempo ha rivelato molte insufficienze strutturali. Presentato come un ospedale d’eccellenza per acuti, adesso è ridotto di fatto ad essere un semplice ospedale di periferia, subalterno anche al fratello bassanese. La riforma sanitaria voluta dalla Lega, che ha trasformato il nostro sistema da orizzontale a verticale, allontanando le scelte dai territori, ci ha da sempre preoccupato’.

Coalizione Civica punta il faro sull’accorpamento dei servizi sanitari di Bassano e dell’Altovicentino: ‘Abbiamo sempre pensato che la fusione per incorporazione ci avrebbe penalizzato, abbiamo cercato di sollecitare il sindaco Orsi verso altre soluzioni, adesso si vedono drammaticamente i frutti malati di queste scelte sbagliate.
Le difficoltà sono state attenuate dalla buona volontà di tanti operatori, per tanto tempo, senza nessun aiuto da parte dei politici, ma poi anche loro, stanchi e sfiduciati, hanno cominciato ad andarsene. E chi resta, non sta bene. Le prospettive, d’altronde, con l’entrata in vigore dell’ultima riforma sanitaria veneta, sono di un ulteriore livellamento verso il basso. Per quanto tempo può reggere e chi può attrarre, in questa situazione, l’Ospedale di Santorso? Chi viene a sostituire chi, esausto, se ne va?’

Il ruolo dei sindaci dell’Altovicentino
‘E i Sindaci, responsabili della condizione di salute dei cittadini, perché non esigono quella profonda riorganizzazione del lavoro che è necessaria per garantire al personale di operare con serenità? Perché non contestano le scelte regionali e non chiedono una netta e decisa inversione di tendenza che riporti dignità ai professionisti e qualità di intervento per i propri cittadini? – conclude Coalizione Civica –  È ora di capire che quello che davamo per scontato, il Servizio Sanitario pubblico, ha bisogno di essere difeso e che dobbiamo unire tutte le nostre forze per farlo.

di Redazione AltovicentinOnline

L’inchiesta di Anna Bianchini sull’esodo dei camici bianchi

All’Ulss 7 mancano 11 medici ed è emergenza soprattutto al Pronto Soccorso dell’ospedale Altovicentino, dove si registra una ‘sofferenza’ che sta destabilizzando tutti.

L’azienda sanitaria ha lanciato un appello per annunciare la ricerca, tramite regolare bando di concorso, di medici specializzati in ortopedia, anestesia e rianimazione, pronto soccorso, geriatria, ginecologia e ostetricia, gastroenterologia, cardiologia (con esperienza in interventi), cardiologia, ortopedia e traumatologia, nefrologia, oftalmologia, malattie dell’apparato respiratorio, otorinolaringoiatria, neurologia e chirurgia vascolare. In particolare, all’ ospedale nuovo di Santorso, manca di tutto. Con il silenzio della politica che si perde in comunicati stampa che nulla hanno a che fare con la qualità della vita dei cittadini, che andando al pronto soccorso, si imbattono in scene drammatiche, devono attendere ore e ore perchè mancano le risorse umane. Un ‘terzo mondo’, a cui il Veneto non era abituato. Sempre eccellente, sempre ai primi posti per ‘eccellenza’.

Un fuggi-fuggi di professionalità preoccupante. Un numero massiccio   di medici  che hanno svuotato le strutture sanitarie, inclusa quella dell’Alto Vicentino. Ora l’urgenza è quella di riempire dei vuoti che creano disservizi gravissimi a cittadini che le tasse le pagano. E anche profumatamente.

I motivi della fuga

Alla base un problema di carattere nazionale, che vede i medici del settore pubblico impegnati in turni senza sosta, ma soprattutto preda di estenuanti ed ingiustificate gogne mediatiche, aggressioni addirittura e sempre più a rischio di denuncia a causa di un trend (degenerativo) per il quale utenti senza nessuna esperienza in campo medico ‘diagnosticano’ mala sanità e denunciano il dottore. Mole di lavoro e atteggiamenti, che spesso spingono i professionisti a trovare lavoro in strutture private, che sono in grado di fornire  qualità di vita e protezione maggiore.

Il disagio umano, che ultimamente tocca tutte le sfere professionali, non ha risparmiato nemmeno i ‘camici bianchi’, un tempo rispettati e considerati ai posti più alti nel livello sociale. Oggi anche loro vittime di un circuito che, partendo dalle carenze che derivano dallo stato (per i finanziamenti), passando per quelle Regionali (la Sanità è competenza diretta delle Regioni), coinvolge tutti, visto che sono sempre di più i cittadini qualunque che si sentono autorizzati a disquisire in materia sanitaria pur avendo al massimo la terza media (a volte nemmeno).

Significativa la partecipazione dell’oltre 80% dei medici allo sciopero nazionale indetto lo scorso 23 novembre. In Veneto, a fronte di 8.450 medici in servizio, sono ben 1.300 i posti vuoti, concentrati in specializzazioni delicate come pediatria, pronto soccorso, ginecologia, chirurgia generale. E non solo.

L’esodo dei camici bianchi

Da anni la Federazione Veneta Medici Chirurghi e Odontoiatri denuncia il disagio dei professionisti, definendo la carenza di medici un vero e proprio “esodo”.

Carenze date anche dalla mancanza di ricambio generazionale, visto che sono troppo poche le borse di studio che consentono le specializzazioni. Nel 2017 la Regione Veneto ne aveva stanziate 50, per il 2018 ha aumentato a 120, ma secondo gli addetti ai lavori ancora non bastano, tanto che solo il 30% dei laureati riesce a specializzarsi. Gli altri devono accontentarsi con posti di guardia o in istituti privati o cooperative.

Assurdo, se si pensa che l’Italia è riconosciuta a livello mondiale per la preparazione dei suoi medici, contesi a suon di contratti in molti paesi stranieri. Assurdo anche perché, i numeri confermano che nel giro di 6 o 7 anni si dimezzeranno i medici di famiglia, lasciando ‘scoperti’ oltre un milione di utenti veneti.

Ma non basta, perché anche sul versante umano, i medici sono finiti nel mirino. Se da un lato sono ormai costretti a subite attacchi ogni tipo, soprattutto attraverso social network, dall’altro c’è il costante timore per le denunce (che nel 98% si risolvono in una bolla di sapone ma causano comunque un forte stress psicologico). Questo porta molti medici, pur essendo stimati professionisti, a trincerarsi sulla difensiva limitando le operazioni rischiose e moltiplicando il numero di indagini diagnostiche, che a volte sono del tutto inutili ma si rivelano rassicuranti.

 

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