Probabilmente la campagna elettorale di Schio servirà a mettere in luce i servizi sociali dell’Alto Vicentino.

Nella campagna elettorale entra a gamba tesa Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto, che accusa il sindaco uscente e ricandidato Valter Orsi di avere “Prima, a giugno del 2017, votato il Piano di Zona prorogato al 31 dicembre 2018” per poi rivoltarsi contro durante la querelle amministrativa.

Il piano di zona è il documento che identifica la ripartizione dei costi tra i finanziatori del comparto Socio Sanitario e che prevede il 59,7 per cento a carico della Regione, l’8.8 per cento a carico dei Comuni, il 29.5 per cento a carico dell’utenza ed il 2.7 per cento infine a carico di altri enti pubblici e soggetti privati. Un piano ‘globale’ che non include però alcuni specifici interventi e modifiche, come il taglio dei contributi regionali ai Ceod che ha costretto i Sindaci a mettere mano ai portafogli per mantenere i servizi e ha visto il comune di Schio impugnare, tramite ricorso al Tar, la decisione di Venezia di tagliare i contributi dal 60 al 40 per cento.

In merito alla Ulss 7 Pedemontana, Ciambetti ricorda ad Orsi anche la differenza tra le situazioni delle ex Ulss 3 e 4, con la bassanese che ha sempre goduto di meno contributi regionali e con i privati, cioè le famiglie dei malati, costretti a pagare di più di tasca loro. E’ proprio questa differenza ad essere finita nel mirino della campagna elettorale oggi, visto che sia da Bassano che dall’Alto Vicentino, le differenze di costi e servizi ora sono sul piatto della bilancia.

Ciambetti ha spiegato: “Non credo sia sbagliato immaginare che le dichiarazioni del sindaco Orsi sui costi dei servizi sociali, nonché le sue valutazioni sull’operato dell’Ulss 7 in materia, siano innanzitutto non solo sbagliate ma fuori tempo massimo e anacronistiche, oltre che influenzate dal clima della campagna elettorale e pertanto tendenziose nel delineare spese elevate a carico della collettività e scadimento del servizio. Non si spiegherebbe altrimenti il perché del suo voto favorevole nel giugno del 2017 al Piano di Zona prorogato al 31 dicembre 2018 dalla Conferenza dei Sindaci del Distretto 2 dell’Ulss 7.  Tale piano, sul quale i sindaci effettuano un monitoraggio costante, spiega bene quale siano le ripartizioni tra i finanziatori: 59,7 per cento a carico della Regione, 8.8 per cento a carico dei Comuni, 29.5 per cento a carico dell’utenza, con un 2.7 per cento infine a carico di altri enti pubblici e soggetti privati. Interessantissimo notare la differenza di questa ripartizione del bacino rispetto al Distretto 1, quello del Bassanese, dove il finanziamento regionale, 44 per cento, è di gran lunga inferiore rispetto a quello del bacino Scledense-alto Vicentino, mentre più elevato sempre nel Bassanese è il contributo comunale, 12.3 per cento, con l’utenza che sostiene il 35,3 per cento, mentre altri enti pubblici sostengono il 3.9 per cento con i privati che erogano infine un 3.5 per cento.  Rammento che l’applicazione e gestione del piano è sottoposta al vaglio costante della Conferenza dei Sindaci: singolare scoprire che solo oggi il sindaco uscente di Schio alza la sua vibrata protesta per i costi con la denuncia nello scadimento del servizio. Le quote che i comuni hanno versato  all’Azienda Ulss sono finalizzate alla gestione delle prestazioni sociosanitarie in applicazione della DGR 3972/2002 sui livelli essenziali di assistenza: la quota capitaria trasferita dai Comuni del Distretto 2 all’Ulls 7 è passata dai 22.57 euro nel 2015 e 2016 a 23.57 euro nel 2017, con l’aumento di 1 euro per la quota indistinta del contributo, rimanendo dunque intatta la quota fondo minori (2.85 euro), quota fondo disabili (3.72 euro) e fondo psichiatria (0.72 euro). Statisticamente sappiamo che le spese per la disabilità sono le maggiori sia per quanto riguarda il settore sociale e quello sanitario. Purtroppo le statistiche nazionali, ferme al 2015, non permettono comparazioni dettagliate sebbene credo che una serie di dati siano comunque indicativi: l’Istat rileva che il 55% dei posti letto in tutta Italia per persone con disabilità, con problemi di salute mentale e anziani si collocano in sole quattro Regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Penso che i cittadini scledensi preferiscano essere accolti dal nostro Servizio Socio-Sanitario pubblico, piuttosto che farsi assistere, o non assistere, in altre Regioni. La strumentalità della polemica innescata dal primo cittadino uscente è tanto evidente quanto giunta nei termini e tempi sbagliati: proprio mercoledì scorso, il 10 aprile, la Giunta regionale, su proposta dell’Assessore Manuela Lanzarin, ha approvato le linee guida dei piani di zona dei servizi sociali e sociosanitari che dovranno entrare in vigore nel 2020. Le conferenze e i comitati dei sindaci, le Ulss, i comuni e le istituzioni sociali pubbliche e private dei diversi ambiti territoriali, cioè i 26 distretti del Veneto, dovranno rileggere i bisogni preminenti dei rispettivi territori e condividere priorità e strategie di intervento: se vi sono proposte da fare, appunti da rilevare, questa è la sede giusta. E se si vuole fare un servizio alla collettività non si guardi alle sezioni elettorali ma ai problemi di una società che sta mutando, anche nello scledense, facendo emergere nuove esigenze e bisogni ai quali bisogna dare vere risposte”.

Anna Bianchini

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