La decisione della maggioranza di uscire dalla società AVA segna, secondo il Partito Democratico di Schio, “un’ulteriore pagina negativa per la politica scledense”. È quanto affermano i dem locali in un comunicato diffuso dopo il Consiglio comunale , nel quale la Sindaca Cristina Marigo e la sua maggioranza hanno approvato il recesso dalla società.
Per il Pd non si tratta di una scelta meramente amministrativa, ma di una decisione dal forte valore politico. L’uscita da AVA, infatti, comporterebbe la rinuncia a esercitare un ruolo di controllo su quello che viene definito un “asset strategico per il territorio”. Una scelta che, secondo i dem, evidenzia una linea sempre più “ideologica e rigida”, in contraddizione con le stesse motivazioni dichiarate dalla maggioranza.
Nel mirino dell’opposizione finisce anche la tenuta interna della coalizione di governo. L’assenza di tre consiglieri di maggioranza durante la seduta viene letta come un segnale d’allarme, un campanello che indicherebbe una frattura ormai evidente. Nonostante ciò, sottolinea il Pd, la decisione è stata portata avanti ugualmente, allontanandosi dal buon senso, dalla collaborazione istituzionale e dall’interesse collettivo della comunità.
Il comunicato solleva inoltre interrogativi sulle possibili conseguenze future della scelta, paventando il rischio di nuovi contenziosi legali. “Chi ne pagherà le conseguenze se dovesse partire l’ennesima causa?”, si chiede il Pd, ricordando come in passato l’amministrazione abbia già perso un procedimento. A farne le spese, secondo i dem, potrebbero essere ancora una volta i cittadini.
Allargando lo sguardo al bilancio complessivo dell’anno amministrativo, il giudizio dell’opposizione è nettamente negativo. Tra le criticità elencate figurano un piano delle opere pubbliche improntato alla prudenza più che a una reale visione di sviluppo, la mancata nomina del nuovo assessore ai Lavori pubblici e all’Urbanistica – promessa più volte e mai realizzata – e l’accentramento di deleghe pesanti in capo alla Sindaca, che continua a gestire sia Urbanistica sia Sociale.
Il Pd denuncia inoltre un crescente isolamento politico e amministrativo del Comune, una spaccatura interna alla maggioranza ritenuta ormai palese, problemi irrisolti sul fronte della mobilità e della viabilità, con un servizio ferroviario ancora basato su un treno a gasolio, e infine proprio il recesso dalla società AVA.
“Schio è una città che merita molto di più”, conclude il comunicato firmato dal Pd di Schio e da Mattia Dal Lago. L’appello è a una maggiore responsabilità e capacità di ascolto, con una visione che metta davvero al centro la comunità e i suoi bisogni. Un messaggio che critica apertamente quello che viene definito “un finto ambientalismo”, giudicato lontano dalla reale tutela dei cittadini e del territorio.
Il Comunicato della Maggioranza
I gruppi consiliari di maggioranza di Schio presenti in consiglio comunale ribadiscono con convinzione il proprio sostegno alla decisione dell’Amministrazione comunale di procedere con il recesso da Alto Vicentino Ambiente Srl, una scelta maturata al termine di un confronto lungo, approfondito e trasparente, che ha messo al centro esclusivamente l’interesse pubblico e il futuro della città.
Nel corso del dibattito consiliare, i gruppi di maggioranza hanno chiarito come il voto favorevole al recesso non sia frutto di improvvisazione né di posizioni ideologiche, ma derivi da una valutazione puntuale delle criticità emerse nel tempo: un modello di governance non adeguato, la progressiva riduzione della capacità decisionale dei Comuni soci e l’assenza di reali margini di confronto su scelte strategiche che incidono direttamente sul territorio.
È stato ribadito con forza che la continuità del servizio di raccolta dei rifiuti è pienamente garantita. La normativa vigente impone al gestore uscente l’obbligo di proseguire il servizio fino al subentro di un eventuale nuovo operatore, alle stesse condizioni economiche e contrattuali. Ogni ipotesi di interruzione o caos paventata in queste settimane è quindi priva di fondamento giuridico e rappresenta un allarmismo ingiustificato nei confronti dei cittadini.
La maggioranza ha inoltre evidenziato come non esista alcun obbligo normativo a includere l’impianto di termovalorizzazione nel perimetro delle fusioni societarie. Al contrario, lo scorporo dell’impianto sarebbe stato giuridicamente possibile e, sotto il profilo strategico, coerente con la necessità di tutelare un asset fondamentale, costruito e sostenuto nel tempo dai Comuni fondatori. Inserirlo fin da subito in un percorso di aggregazione ancora incerto significa esporre Schio a un rischio patrimoniale e decisionale non giustificabile.
Un altro punto centrale riguarda il meccanismo dei patti parasociali, che introduce vincoli tali da limitare la libertà di voto dei Comuni soci, arrivando a prevedere penali economiche in caso di dissenso. Un’impostazione ritenuta incompatibile con il ruolo democratico degli enti locali e con il principio secondo cui i Sindaci e i Consigli comunali devono poter decidere liberamente nell’interesse delle proprie comunità.
Nel dibattito è stato anche richiamato il contesto più ampio del Bacino Rifiuti Vicenza, caratterizzato da una pluralità di gestori, da scelte pregresse che hanno portato alcuni territori fuori dal modello “in house” e da un percorso di unificazione ancora costellato di incognite economiche e gestionali. In questo scenario, la decisione di Schio non rappresenta un isolamento, ma un atto di responsabilità e autonomia, volto a preservare la capacità di scelta futura del Comune.
I consiglieri comunali di maggioranza hanno infine espresso forte preoccupazione per il metodo adottato da AVA, in particolare per il ricorso al TAR contro una deliberazione legittima del Consiglio comunale. Un atto ritenuto grave sul piano istituzionale, perché mette in discussione il principio del controllo analogo e il diritto democratico al dissenso, oltre a utilizzare risorse economiche che appartengono, di fatto, ai cittadini.
Per la maggioranza, il recesso da AVA rappresenta oggi una scelta coerente, trasparente e coraggiosa, assunta per difendere il ruolo del Comune di Schio, la dignità delle istituzioni democratiche e la tutela degli interessi dei cittadini. Una decisione che non chiude le porte a future soluzioni condivise, ma che riafferma con chiarezza un principio fondamentale: le scelte strategiche che riguardano Schio devono poter essere governate da Schio.
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