“Macchè vice-presidente della Provincia. Le mie energie rimarranno a Schio, dove sto già lavorando per il secondo mandato, necessario per completare le tante opere che non riuscirò a realizzare in 5 anni”.

Valter Orsi, sindaco di Schio, mette a tacere il polverone che si è alzato nell’Alto Vicentino e che lo vede già nella poltronissima di secondo a Vicenza, proiettato nell’Olimpo della politica locale come figura di spicco di un territorio dormiente.

Un asso-pigliatutto, che in pochi anni avrebbe preso in mano le redini del potere locale, trascinando un Alto Vicentino che ancora si regge su equilibri legati ad un concetto di politica che i cittadini hanno dimostrato di rigettare, fatto di logiche di partito e di cortesie agli amici degli amici.

Ed è stata proprio l’accusa, diffusa tramite social network, che vedrebbe Orsi protagonista di un accordo con Pd, che gli avrebbe dato la poltrona di vice in provincia in cambio del ‘trono di Schio’ alle prossime elezioni, a spingere il primo cittadino, leader di una coalizione civica, a prendere ancora una volta le distanze dai partiti. Con piglio deciso, tanto da arrivare ad ipotizzare una cordata di sindaci, pronti a manifestare in Regione contro nuovi tagli e ripercussioni sui bilanci comunali, chiamati a dover metterci i soldi per garantire servizi un tempo di competenza di Venezia.

“La gente non vuole capire che le cose sono cambiate – ha commentato Orsi – I partiti sono finiti, sono lo specchio di una politica che ha stancato, per non dire di peggio. Mi accusano di essere sceso a patti con il Pd? Io miro ai fatti, non alla poltrona. E sarei anche scemo se rinunciassi ad un ruolo attivo di sindaco, in un comune dove davvero posso fare qualcosa, per un ruolo totalmente gratuito in provincia, ente a rischio estinzione”.

Sono altri i problemi secondo Orsi e sono ben lontani dal voler tenere la ‘carega’ sotto il sedere. In ballo 48milioni chiesti dal governo alla provincia di Vicenza, soldi dei cittadini, che Orsi e i suoi colleghi sindaci dovranno difendere con le unghie per tenerli nel territorio. Soldi che servono a salvaguardare l’esistenza stessa dell’ente, che già arranca e fatica ad  arrivare ‘a fine mese’.

E se un vicepresidente ci deve essere, Orsi auspica che sia Cristina Franco, unica donna in consiglio, per dare un segnale.

“I sindaci devono restare nel loro territorio – ha sottolineato il sindaco di Schio – Per questo ho votato ‘no’ al referendum costituzionale. Abbiamo talmente tanto da fare qui che non potremmo avere il tempo di andare a Roma a fare i senatori. Pensare al ballo delle ‘careghe’, inseguire le logiche di partito, è talmente fuori dal tempo. Hanno davvero rotto le palle. Io sono un civico, non credo ai partiti, non ci faccio accordi e mi ricandiderò da civico. E dico di più. E’ arrivato il momento per i sindaci di cambiare mentalità e fare cordata – ha concluso –  e se necessario ribellarsi. Anche alla regione, che invece di fare tagli senza interpellarci, deve cominciare ad ascoltarci e a capire che sul territorio ci siamo noi. Se ci sarà un corteo, sarò il primo della fila”.

Anna Bianchini

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