La crisi dell’industria scledense sembra ormai acqua passata ma come possono gli studenti di oggi essere preparati per il nuovo ed imprevedibile sviluppo economico?

Questa insieme a molte altre tematiche, tra cui l’invecchiamento della popolazione e la chiusura degli istituti scolastici per mancanza di iscrizioni, l’alternanza scuola-lavoro e le nuove professionalità richieste, sono le importanti questioni affrontate martedì scorso dall’associazione Schio Polis a Palazzo Toaldi Capra a Schio durante l’incontro pubblico ‘Scenari per Schio nell’Alto Vicentino. Istruzione, formazione, mercato del lavoro’. Punto di partenza del dibattito: uno studio statistico e previsionale sull’andamento demografico nei prossimi anni nell’Alto Vicentino, firmato dell’esperto del settore Luca Romano.

Schio fa parte, ha spiegato Romano, di uno dei 6 maggiori poli industriali del Veneto e attrae migliaia di lavoratori ogni giorno, ben oltre 20 mila da tutti i paesi limitrofi (Padova ne conta 121 mila), quindi offre un mercato del lavoro vivace e in sviluppo. Purtroppo però l’entrata dei più giovani nel mondo del lavoro è ancora marcata da una forte instabilità. Cartine tornasole sono anche l’aumento dei contratti a tempo indeterminato sotto i 35 anni e la richiesta di manodopera non qualificata.

‘Dopo la crisi importantissima iniziata nel 2009 – ha sottolineato ancora Romano, spostando il focus sull’aspetto della formazione dei giovani – ed il crollo dell’industria manifatturiera la verità è che a Schio c’è più industria di prima, è ancora un centro economico di primordine ed ha saputo rinnovarsi dall’interno grazie alla flessibilità e allo sviluppo di nuove tecnologie. Ma se guardiamo da qui a 30 anni c’è un dato allarmante: ad iscriversi nelle scuole secondarie ci sarà il 30% in meno degli studenti di adesso, a causa dell’invecchiamento della popolazione. Sarà interessante capire come nei prossimi anni si equilibrerà questa demografia altalenante con lo sviluppo industriale’.

L’istituzione dell’alternanza scuola-lavoro, che interessa ben 200 aziende del territorio e 25 mila studenti vicentini, sembra comunque essere una prospettiva essenziale per il futuro dei giovani. ‘E’ molto difficile – ha spiegato Sandra Fontana, responsabile dell’Ufficio scuola della Confartigianato di Vicenza – unire il mondo della scuola e quello del lavoro. Negli ultimi due anni sono cambiate le aziende e di conseguenza le professionalità richieste. E’ essenziale metterli in comunicazione con lo strumento dell’alternanza, che secondo la normativa impone agli studenti degli istituti tecnici 400 ore di presenza in azienda in tre anni, ore che scendono a 200 per gli studenti dei licei. Deve essere un percorso studiato e valutato per il singolo studente, non è solo un far fare qualcosa ai ragazzi per tenerli occupati’.

Ma in questa congiuntura positiva, a mancare sembra essere soprattutto l’offerta di nuove competenze e professionalità elevate, non solo ingegneri elettronici, ma anche tappezzieri. ‘Lo sviluppo delle aziende scledensi – ha spiegato Franco Beltrame, responsabile area lavoro ed istruzione dell’Associazione industriali di Vicenza – deve seguire una tecnologia avanzata per combattere la concorrenza. Dobbiamo sfatare inoltre il mito che la robottizzazione fa perdere posti di lavoro, anzi. La nuova tecnologia porta nuove competenze, e ad oggi si registra una carenza di figure con competenze elevate. Manca inoltre un vero e proficuo collegamento tra mondo del lavoro e università’.

Forse il vero successo sarà trovare il giusto equilibrio tra i due estremi, quello della esigenza di produttività del mondo industriale e quello di formare menti e persone del mondo della scuola. ‘Sono necessari ulteriori passi – ha detto Giorgio Spanevello, direttore Fondazione I.T.S. Academy Meccatronica Veneto – per essere competitivi nel mondo del lavoro. La società cambia oggi in modo molto veloce, e vale la pena fare una analisi puntuale del territorio dove viviamo e capire veramente quello che si ha e quello di cui si ha bisogno. Mettere insieme scuola ed impresa è indispensabile, ma non siamo ancora a quel livello’.

 

 

Marta Boriero

 

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